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96 mag-giu 2023
Speciale Bioetica e Arte

Il Libro. «Una stanza piena di gente» di Daniel Keyes Si riesplora la clamorosa vicenda del criminale Milligan, affetto da disturbo di personalità multipla e la discussa assoluzione

Nuova edizione per il bel libro di Daniel Keyes, Una stanza piena di gente, un vero e proprio thriller psicologico costruito su eventi realmente accaduti e al contempo un viaggio dentro una mente particolare, ossia quella di William Stanley Milligan, un criminale statunitense accusato di stupro, rapina e violenza, ma scagionato a causa di infermità mentale (disturbo di personalità multipla). Ma andiamo con ordine, cercando anche di spiegare perché ne stiamo parlando qui, ossia in una rivista di bioetica.

Prima di esaminare il contenuto del libro, mi sembra necessario dare qualche informazione sull’Autore, Daniel Keyes (1927 – 2014), scrittore statunitense, divenuto famoso in tutto il mondo con il libro Fiori per Algernon (1966) all’epoca ritenuto di genere fantascientifico, e ancora oggi è possibile trovarlo nella relativa sezione nelle librerie. La trama del libro, più volte trasportata sia sul piccolo sia sul grande schermo, riporta le vicende di Charlie Gordon, un ragazzo affetto da disabilità mentale al quale viene proposto di essere sottoposto ad un intervento chirurgico pionieristico, già testato “con successo” su un piccolo topolino da laboratorio, che gli permetterebbe di diventare più intelligente.

Il disturbo dissociativo della personalità e il libero arbitrio in Gordon/Milligan

Il libro, già allora, produsse profonde riflessioni etiche e bioetiche, ossia sul consenso informato (il ragazzo era effettivamente consapevole di quanto gli stava accadendo?), sulle ricadute etiche della sperimentazione sull’uomo (il rapporto simbiotico che si va creando tra Charlie e il topolino Algernon, entrambe cavie da laboratorio, dapprima entrambe incoscienti, ma il soggetto umano, quando acquisisce l’intelligenza ,ne diverrà altamente consapevole); le suggestioni sullo human enhancement (chi potrà accedere a tale tipo di intervento, anche i cosiddetti normodotati, solo per potenziare le proprie facoltà?), rendono questo testo molto attuale, del quale si invita il lettore caldamente alla sua lettura e riscoperta.

Keyes, avendo nel suo curriculum anche studi psicologici, si muove con dimestichezza nel campo delle patologie mentali, accompagnando il lettore nell’esplorazione delle 24 menti di Billy Milligan (Il titolo originale del libro è The minds of Billy Milligan), cercando di esplicare come l’insorgere di questi diversi tratti della personalità siano sorti a causa di numerosi eventi traumatici che hanno segnato lo sviluppo del protagonista.

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Daniel KEYES, una stanza piena di gente, Editrice Nord 2022, pp. 541

La sua assoluzione dai reati summenzionati produsse un accesissimo dibattito nell’America della fine degli anni Settanta: sino a che punto una patologia mentale potesse giustificare l’incapacità di intendere e di volere di un individuo? Si era certi che l’individuo non stesse semplicemente “recitando” per evitare di pagare la sua infrazione contro la legge? Oppure, una descrizione meramente riduzionistica (misurata anche con dei test diagnostici “oggettivi”, come per esempio, la registrazione dei livelli di QI o dei tracciati encefalografici attestanti la presenza di personalità diverse) possa influire sul libero arbitrio della persona.

Il disturbo di personalità multipla, definito nel DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali)  a partire dal 1994 come disturbo dissociativo dell’identità, è una patologia psichica la cui diagnosi richiede la presenza di almeno due personalità diverse che prendono costantemente il controllo del comportamento dell’individuo, accompagnando il tutto con perdite di memoria relative ai comportamenti messi in atto da ogni personalità, e che questo processo schizofrenico non sia causato da abusi di sostanze psicotrope. I dati statistici, come riportati dal DSM, indicano che queste scissioni di personalità (depersonalizzazione e/o fuga dissociativa), siano frutto di traumi e abusi, specie di natura sessuale, subiti durante l’infanzia. Come tentativo di rimozione, la psiche andrebbe quindi a costruirsi dei costrutti alternativi onde non affrontare più il ricordo doloroso che ha impedito uno sviluppo normale del processo psicogenetico e psicologico dell’individuo.

Billy ne svilupperà 24 di personalità differenti, per potersi difendere ma anche adattarsi alle varie sfide che la vita, alquanto dura da come si evince dalla lettura del libro, gli ha continuato a propinare.

Dilemmi etici

In questa Stanza piena di gente, ove la stanza è la bella metafora con la quale Keyes descrive la mente del ragazzo, si assiste ad uno spettacolo dove ognuno dei 24 attori ha una sua ragion d’essere più o meno articolata e ancorata al vissuto del ragazzo. Arriviamo a comprendere perché Billy si sia comportato in un determinato modo. Ma comprendere tutto significa giustificare tutto? Lo aveva fatto notare già Antonio Damasio, nel celebre testo L’errore di Cartesio, come anche il sorgere delle neuroscienze, che un approccio meramente biologistico e riduzionistico può avere delle fortissime ricadute etiche. Nel caso di Billy Milligan anche politiche e di carattere giuridico.

Non è un caso se nello stesso DSM si invita ad un uso prudenziale dello stesso nei casi di infrazione della legge.

© Bioetica News Torino, Giugno 2023 - Riproduzione Vietata