Nell’era del relativismo etico abbondano gli eccessi, non solo inerenti allo stile di vita, ma anche al linguaggio. Tale apparente contraddizione emerge nell’ultimo libro di Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, il cui titolo è appunto Supersocietà. Ha ancora senso scommettere sulla libertà?
I due sociologi della Cattolica di Milano riflettono sul presente e sul futuro del mondo, forse in modo più pessimistico rispetto alla loro penultima fatica letteraria Nella fine è l’inizio. Società intelligente o stupidità di massa? Che forma prenderà il mondo che ci aspetta? La pandemia e la guerra segnano forse il tramonto di una globalizzazione ritenuta inarrestabile? L’uomo contemporaneo che si era fatto forte della tecnologia e di una sconfinata fiducia nella scienza sembra vacillare mettendo in luce tutta la sua fragilità. In tale contesto, secondo gli Autori, diviene indispensabile ridefinire l’umano, sia nella sua dimensione individuale che collettiva.
In una società liquida tale riappropriazione antropologica non è così scontata. Si percepisce l’idea che siamo tutti vittime di un ingranaggio e che il consumismo ancora imperante non permette a ciascuno di trovare la sua identità. Viene alla memoria una celebre frase di un altro sociologo Marc Augé, il quale sulla falsa riga afferma: «Sii come gli altri per essere te stesso». Tuttavia le nuove sfide quali l’ecologia, lo sviluppo sostenibile, il superamento della pandemia e della guerra, richiedono di rifondare un humus su valori antichi in grado di aprirci verso un futuro migliore.
Tema fondamentale è quello della libertà, della realizzazione di sé anche in un contesto che apparentemente tutela i cittadini. In realtà, la fiducia illuministica nel progresso, le crisi delle democrazie liberali costituiscono oggettivamente un ostacolo per la realizzazione di sé. La vera sfida da raccogliere è quella di superare l’anonimato e l’omogeneizzazione nella quale siamo calati per ridefinire l’irriducibilità dell’uomo e della sua dignità, ribadendo in altre parole, ciò che affermava Kant, ovvero che l’uomo è il fine non un mezzo.
© Bioetica News Torino, Luglio 2022 - Riproduzione Vietata