Nonostante il progredire della conoscenza umana nei vari ambiti scientifici, le domande riguardanti la comprensione dell’esistenza e le ragioni della vita sulla terra si affollano sempre più. I risultati neuroscientifici, per quanto sbalorditivi, suggeriscono sovente l’idea che l’uomo sia semplicemente il risultato del suo cervello; un pensiero riduzionista che mette spesso in secondo piano l’importanza dello spirito, del corpo, dell’ambiente naturale e sociale.
Il libro Siamo Relazione. Neuroscienza e teologia: un incontro possibile, edito da Cittadella e firmato da Nicola D’Onghia – docente di antropologia teologica e Cristologia all’ISSRM San Sabino di Bari e all’Istituto Teologico Santa Fara di Bari – intende fare luce su tali complesse dinamiche esistenziali, asserendo che “una scienza chiusa in se stessa e che pretende di giungere ad affermazioni totalizzante sembra non realizzabile. Nuove possibilità sembrano delinearsi, facendo in modo che si passi dalla sfida, posta dal riduzionismo, alla possibilità dell’incontro tra neuroscienze e teologia”.
Passi avanti, in tal senso, sono già stati fatti dalla psicanalisi, secondo cui la vita psichica si rivela profondamente connessa all’altro. Il sé e l’altro sono infatti intrecciati in una realtà intercorporea. Scrive D’Onghia: ” la scoperta dei neuroni specchio nell’ambito delle neuroscienze cambia il modo di comprendere l’uomo e le sue facoltà. Questi neuroni sono la possibilità aperta sul mondo dell’altro e la via attraverso la quale l’altro può irrompere nel mondo del soggetto. Fin dalla nascita, infatti, la vita della mente si costruisce in forma dialogica […] la dimensione intersoggettiva costituisce la matrice della stessa organizzazione del mondo psichico”. Ecco, dunque, riconosciuta l’interdipendenza tra mente e corpo. Tale affermazione conduce a una domanda essenziale: cosa si intende per corpo, anima e mente in campo teologico? Come afferma l’autore: “il corpo è una realtà dinamica, vivente, tanto che il suo essere non può nascondersi dalla sua attività […] È l’anima che permeando il corpo lo rende corpo vivente. Anima e corpo, così, sono espressioni che non indicano parti dell’uomo separate isolate, ma dimensioni diverse e dinamiche dell’unica realtà che è l’uomo stesso”. Il corpo è soggetto di emozioni e sentimenti, pertanto è il luogo dell’esperienza vissuta. L’unità tra mente e corpo – e, dunque, tra neuroscienze e teologia – presuppone un superamento del pensiero puramente fisicista da sempre adottato dagli uomini di scienza; l’idea di una mente “limitata”, confinabile nell’attività cerebrale e del tutto separata dalle dimensioni affettive ed emotive, appare ormai (finalmente) superata.
© Bioetica News Torino, Gennaio 2021 - Riproduzione Vietata