Il termine resilienza, ormai entrato nel linguaggio comune, fa riferimento alla capacità di affrontare con determinazione e positività gli eventi traumatici e superarli riformandosi o rigenerandosi (Laudadio, 2011, p.22). Come viene affermato nel volume Resilienza. Andare oltre: trovare nuove rotte senza farsi spezzare dalle prove della vita di Sergio ASTORI, tale processo di rigenerazione operato dal soggetto resiliente può verificarsi soltanto a seguito di un processo di cambiamento, durante il quale l’individuo prende consapevolezza della mutazione avvenuta e, soprattutto, la accetta. Questa capacità può maturare nel corso del tempo, ma non v’è dubbio che essa venga impressa nella nostra memoria sin dalle interazioni più precoci: secondo Jean Lokenga, responsabile delle Nazioni Unite per i programmi di protezione dell’infanzia in Repubblica Centrafricana − intervistato da Astori −, la capacità dei bambini di far fronte alle situazioni di crisi è più sviluppata di quella degli adulti, i quali solitamente impiegano più tempo nel riconoscere di avere tale abilità.
Tuttavia, il superamento di un evento traumatico non può avvenire senza il supporto delle persone che circondano il soggetto resiliente, siano essi familiari, psicoterapeuti o un gruppo di persone che scelgono di attivarsi nell’aiuto di chi soffre. A questo proposito si può far memoria del sostegno, non indifferente, dato dalle cittadine vicine alla popolazione di Amatrice colpita dal terremoto nell’agosto del 2016. L’esistenza di un dialogo, dunque, tra il soggetto resiliente e coloro che lo assistono è condizione imprescindibile affinché la guarigione possa avvenire.
Buona parte del libro è dedicata da Astori a una significativa quanto commovente raccolta di racconti di persone che hanno saputo affrontare con coraggio e tenacia i traumi subiti, ritrovando il proprio equilibrio interiore; come la storia di Simone e Anna, ragazzi con disabilità ai quali non è mancato il sostegno e la comprensione dei genitori, o Romeo e Giulietta (nomi di fantasia), due ragazzi affetti da gravi malattie ma legati da un’amicizia che ha saputo resistere agli anni e alle sofferenze.
Sebbene l’indole e le caratteristiche individuali ricoprano un ruolo centrale nel discorso sulla resilienza, è bene specificare che essa non tende a mantenersi costante nel tempo, ma è soggetta a cambiamenti; può dunque migliorare oppure deteriorarsi. Non è insolito che soggetti fragili possano rafforzarsi non soltanto nel corso delle fasi primarie della vita, ma anche nell’età adulta e persino nella vecchiaia. Questo spiegherebbe i drastici cambiamenti talora messi in atto dai soggetti resilienti, mutazioni che sono simbolo di profonde ristrutturazioni cognitive ed emotive e che portano a una rielaborazione completa del modo di vedere se stessi, gli altri e ciò che avviene nel mondo (Inguglia, Lo Coco, 2013, p.46). Queste repentine mutazioni possono essere dovute a condizioni di dolore acuto o stress, all’autoanalisi, o alla maturazione di una diversa personalità (soprattutto se avvengono durante l’infanzia o l’adolescenza).
La caratteristica più interessante dei soggetti resilienti è la capacità di trasformare gli eventi traumatici e dolorosi in occasioni di apprendimento: questo approccio positivo alla vita è segno di una profonda maturità personale e conduce a un maggiore sviluppo delle capacità cognitive e relazionali. Particolarmente rilevanti nello studio della resilienza sono le ricerche operate da Chaboyer (2007), Cooper (2011) e Earvolino-Ramirez (2007), i quali segnalano la tendenza del soggetto resiliente a sviluppare una forte autostima, senso dell’umorismo e un’alta aspettativa verso ciò che lo circonda, generata dall’attribuzione di senso alla propria vita. Il soggetto tende, inoltre, a maturare un’elevata percezione di sé, che si traduce in una rinnovata fiducia nelle proprie capacità e nella possibilità di controllo della situazione.
Astori immagina la resilienza come una rete a maglie: le varie linee di crescita della nostra esistenza si intrecciano tra loro, creando significative connessioni a livello spirituale, biologico e comportamentale, che imparano a convivere in modo armonico; è al raggiungimento di questo stato che l’individuo rinasce a nuova vita.
Importante è inoltre ricordare che la resilienza non si riscontra esclusivamente nei sistemi che ammiriamo, ma talvolta anche in quelli che disprezziamo, come si evince dal libro Resilienza, la scienza di adattarsi ai cambiamenti di Andrew Zolli e Ann Marie Healy (2014), analizzato con accuratezza da Astori nel suo libro. Ne è un lampante esempio la differenza tra le tecniche di attacco dei gruppi terroristici e quelle degli eserciti tradizionali: negli ultimi anni, infatti, si è verificato un notevole cambiamento nelle tattiche di combattimento tipicamente occidentali; se prima si prediligevano massicci dispiegamenti di truppe e tecniche per ottenere una vittoria rapida, ora si favoriscono approcci più lesti e leggeri, centellinati nel corso del tempo. Un altro esempio, non di carattere strategico-militare, si può rapidamente trovare nell’opera di Padre Pino Puglisi, che con il suo coraggio, forza e determinazione è riuscito ad allontanare molti bambini dall’influenza negativa della mafia. Ciò che gli permise di ottenere tale successo fu la sua capacità di raccogliere il maggior numero possibile di informazioni riguardo i suoi nemici e di agire nelle retrovie, tattica del tutto diversa da quella messa in atto dalla mafia, notoriamente fondata sul controllo totale del territorio e sull’instaurazione di un clima di terrore costante.
In conclusione, si può intendere la resilienza come un’occasione di riscatto, una forza intrinseca all’essere umano «che anno dopo anno, fa risvegliare, fa fruttificare molte capacità latenti che non utilizziamo» (Alberoni, 1994). Come afferma Astori, non bisogna dimenticare l’importanza di «cercare di realizzare la migliore espressione possibile della propria umanità; di non cedere alle forme di estremismo, la più subdola delle quali è il fatalismo. Così ci avviamo a “rinascere ogni giorno”».
Bibliografia
ASTORI S., Resilienza. Andare oltre: trovare nuove rotte senza farsi spezzare dalle prove della vita, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2017
ALBERONI F., L’ottimismo, Garzanti, Milano1994
CHABOYER W., GILLESPIE B.M., WALLIS M.C., Development of a theoretically derived model of resilience through concept analysis, «Contemporary Nurse», 2007; 25(1-2): 124-135
COOPER M., WALKER J., Genealogies of Resilience: From Systems Ecology to the Political Economy of Crisis Adaptation, «Security Dialogue», 2011; 42, 143-160
EARVOLINO−RAMIREZ M., Resilience: A concept analysis, 2007; 73-82
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INGUGLIA C., LO COCO A., Resilienza e vulnerabilità psicologica nel corso dello sviluppo, Il Mulino, Bologna 2013
LAUDADIO A., MAZZOCCHETTI L., PERÉZ F.J., Valutare la resilienza. Teorie, modelli e strumenti, Carocci, Roma 2013
LIMARDI S., ALVARO R., ROCCO G., STIEVANO A., VELLONE E., DE MARINIS M.G., Il concetto di resilienza nel contesto infermieristico, in «L’Infermiere», IPASVI, 2013; 4 luglio agosto, dal sito www.ipasvi.it, http://www.ipasvi.it/ecm/rivista-linfermiere/rivista-linfermiere-page-16.htm «⌈12 ottobre 2017⌉
WERNER E., SMITH R., Overcoming the Odds: High Risk Children from Birth to Adulthood, Cornell University Press, Ithaca (NY) 1992
ZOLLI A., HEALY A. M., Resilienza, la scienza di adattarsi ai cambiamenti, Rizzoli, Milano 2014
ASTORI S.
Resilienza
Andare oltre: trovare nuove rotte senza farsi spezzare dalle prove della vita
Collana «Psicologia»
San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2017, pp. 144
€ 16,00 (cartaceo); € 9,99 (digitale)
© Bioetica News Torino, Novembre 2017 - Riproduzione Vietata