Ecco: mi piacerebbe, terminando, d’essere nella luce. […]
Vi è la luce che svela la delusione d’una vita fondata su beni effimeri e su speranze fallaci.
Vi è quella di oscuri e ormai inefficaci rimorsi.
Vi è quella della saggezza che finalmente intravede la vanità delle cose e il valore delle virtù
che dovevano caratterizzare il corso della vita: vanitas vanitatum
PAOLO VI, Vanità delle vanità
Le insicurezze, le speranze e i timori di uno dei papi più amati della storia sono raccontati dal prelato d’onore della diocesi di Milano, monsignor Claudio Stercal, attraverso la rilettura dei passi più significativi del “Pensiero alla morte”. Sul senso della vita, l’opera più discussa del Papa Paolo VI, nel volume da lui curato edito da Cantagalli (2020, pp. 120).
Per la sua datazione emergono, come riporta il curatore Stercal due punti di riferimento disponibili, la testimonianza del suo segretario personale, monsignor Pasquale Macchi, e il notes sul quale il Pensiero alla morte è stato scritto e attualmente conservato presso l’Archivio dell’Istituto Paolo VI a Concesio (Bs.). Composto probabilmente tra il marzo 1965 e il febbraio 1966, “Pensiero alla morte”. Sul senso alla vita, nei primi anni del suo pontificato, continua a suscitare l’interesse di esimi teologi e religiosi in tutto il mondo.
Il titolo, però, non deve trarre in inganno. Scrive il professore Stercal: «il testo non è uno scritto “sulla” morte, ma “in vista della” morte, cioè nella prospettiva della sua imminenza e ineluttabilità, ed è una delle riflessioni più mature e affascinanti, scritte sino ad oggi, sul senso della vita». L’elaborato non è da intendersi come il semplice frutto di una lunga meditazione personale svolta durante un periodo di ritiro a Castelgandolfo, piuttosto nell’intento di predisporre − con la delicatezza e la raffinatezza che hanno sempre contraddistinto le opere di Paolo VI − un testo che mostrasse ai fedeli la via per comprendere il senso della vita, in modo da fornire un fondamento più solido alla speranza e alla fede e rinvigorendo la forza dell’amore verso Cristo.
Vero e proprio testamento spirituale, Pensiero alla morte regala al lettore un excursus profondo e sapiente sulla vita straordinaria di Paolo VI, raccogliendo «i frutti di una ricca e variegata esperienza umana, di una raffinata preparazione culturale e di una solida visione teologica». La morte – «l’immancabile sorte», come definita da Paolo VI, che coinvolge in modo incontrovertibile sia la dimensione personale che quella morale dell’uomo – segna certamente la chiusura con il mondo terreno, ma può rappresentare anche il tramite per giungere alla metamorfosi dello spirito e alla celebrazione di nuovi, sorprendenti realtà.
Un testo, dunque, assolutamente unico in grado di aiutare il lettore a riconoscere e a perseguire il proprio cammino spirituale.
Come scrisse Paolo VI:
«Pensiero alla morte»
Sul senso della vita
Collana «A caccia di Dio»
Cantagalli, Siena 2020, pp. 120
€ 13,00
© Bioetica News Torino, Aprile 2020 - Riproduzione Vietata