Condizioni di vita migliori e competenze medico e tecnico scientifiche accresciute rispetto ad un tempo hanno reso senza dubbio un ambiente privilegiato per nascere sani, vivere un’infanzia verso cui si versano cure premurose che le molteplici specializzazioni ne ritraggono la complessità del quadro attuale tra medicina e terapia tradizionale e d’avanguardia, non senza questioni etiche rilevanti soprattutto sul fronte della scienza di frontiera, ad esempio nel campo della manipolazione genetica.
Ma paradossalmente la vita in un ambiente sociale e culturale complesso, inondato da stimoli di un processo di globalizzazione dei costumi, degli stili di vita e dei diritti umani si riversa nei comportamenti sociali, è capace di disorientare nella scelta dei valori della vita ed aprire squarci di fragilità esistenziali che coinvolgono purtroppo anche i più piccoli. Disturbi neuropsichiatrici, d’ansia, dell’alimentazione, di frustrazione, di dipendenza dalla tv e dai telefonini sono fra le patologie in aumento fra i bambini in età evolutiva.
La loro essenza insita costituzionalmente debole, fragile e vulnerabile, a prescindere dallo stato di salute, sano o malato, richiede un’accoglienza e una cura responsabile da parte dell’adulto e della società per la loro crescita, non solo biologica, ma al pari di un adulto, anche ad un benessere che comprenda la sfera psicologica e sociale. Un impegno difficile che apre ad orizzonti anche ambigui – e talvolta conflittuali – nell’interpretazione di ciò che è il vero bene per un loro sviluppo equilibrato, nel rispetto della loro libertà e dei loro diritti giuridici di persona umana acquisiti con la nascita, della loro tutela della vita facendo il “miglior interesse del bambino”, proteggendoli dalle discriminazioni sociali e difenderli anche dall’uso del mondo degli adulti.
È così che insieme a quello della pediatria e della neuropsichiatria infantile lo studio bioetico sulle problematiche complesse del mondo infantile, promosso dalla Commissione Etica e Deontologia dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Torino, presieduto dal dr. Amedeo Bianco, e coordinato dal Centro Cattolico di Bioetica di Torino, guidato dal professore Giorgio Palestro, ha analizzato l’ambito della scuola, della famiglia e del contesto sociale, nonché le influenze nella vita embrio-fetale per gli effetti epigenetici dall’esperienza materna. Il lavoro di analisi condotto da pediatri esperti in discipline diverse e con ampi contributi di tipo sociologico e pedagogico è uscito, fresco di stampa, nella collana Studi Bioetici di Effatà, Pediatria oggi. Società, medicina, bioetica, curato dai professori Enrico Larghero, Giorgio Palestro e Mario Rossino (240 pp).
Il Prof. E. Larghero, medico e teologo morale, nell’introduzione spiega infatti che «la pediatria deve pertanto sviluppare nuove sinergie in modo tale che tutte le questioni emergenti vengano affrontate in un contesto più ampio, rivalutando con occhio nuovo tutti i fattori in gioco». Una realtà a se stante quella dell’infanzia, come «la storica definizione dell’OMS nella quale la salute viene definita “benessere fisico, psichico e sociale e non soltanto assenza di malattia” si attaglia perfettamente al percorso umano che dalla nascita conduce all’età adulta. Per tali ragioni in ambito pediatrico prevenzione, diagnosi e cura non possono restare confinati soltanto nell’alveo della medicina, ma devono inevitabilmente coinvolgere la società nel suo insieme».
Già in Bioetica con l’infanzia, si osserva nel volume, il Comitato nazionale di Bioetica raccomandava nei confronti dei minori, definendoli, “non sono i futuri adulti, sono persone in sé”, di impostare correttamente le dinamiche relazionali, descrivendone le funzioni della famiglia e del medico specialista competente, il pediatra.
Il pediatra e neonatologo di lunga esperienza Giuseppe Ferrari, promotore della ricerca, presenta il suo documento a difesa e sulla bioetica dell’infanzia considerando la serenità di un bambino data dal rispetto di tre realtà oggettive: la sfera degli affetti (l’essere accettato, patrimonio della famiglia), dei diritti (il soddisfacimento dei suoi bisogni vitali essenziali) e dei doveri (l’essere rispettato, di pertinenza degli adulti dai genitori ai chi si occupa di lui professionalmente).
Ha elaborato un decalogo degli aspetti della salute (fisica, psicologica, intellettiva, morale, familiare, scolastica, sociale, ambientale, comunicativa, sportiva) che concorrono al costituire il benessere e la qualità di vita del bambino per competenza medica e di altre professionalità come la famiglia e la società, in particolare la scuola. Benché i riferimenti di base sono i genitori responsabili ed un competente medico specialista dell’età, la responsabilità della sua corretta crescita è trasversale e multidisciplinare. Dunque, la bioetica dell’infanzia per Ferrari estende il suo agire morale per la parte medica alla puericultura dedita anche ai più comuni aspetti della normale vita del bambino, specialmente i primi 1000 giorni, e per le altre competenze citate «deve soprattutto aiutare a garantire al bambino la possibilità di esprimere tutte le potenzialità intrinsiche».
Il Prof. Mario Rossino, teologo morale, conclude proponendo alcune linee di bioetica dell’infanzia in generale e nello specifico riferito al ruolo del pediatra e della famiglia con riferimenti al Comitato nazionale di Bioetica; mostra, in sintonia con i contributi degli Autori, anche come molti problemi siano legati alla cultura attuale, che prevalentemente sul fronte dell’agire etico «nega la possibilità di individuare valori oggettivi e di stabilire norme di carattere universale» e sul tipo di organizzazione sociale come sostiene il Prof. R. Scalon prevale «quella di tipo comunitario su quella societaria/industriale in cui ci si relaziona secondo una logica strumentale, cercando il più possibile di sfruttare a proprio vantaggio le altrui risorse materiali, culturali e relazionali e dando in cambio il meno possibile».
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