Non c’è bisogno di alcun artefatto
per uscire dal contesto in cui esistiamo fisicamente
e per isolarci dal mondo
A. Pessina, L’essere altrove (2023)
In quale misura la tecnologia ha cambiato/sta cambiando la nostra condizione umana e influisce sulle nostre esperienze? Adriano Pessina, ordinario di Filosofia morale e docente di Bioetica e Filosofia dell’esperienza tecnologica all’Università Cattolica di Milano, dà un taglio originale all’analisi sulle tematiche della tecnica privilegiando non una prospettiva sociologica, psicologica o filosofica ma quella del fruitore delle nuove tecnologie (mediche e informatiche) tentando di indagarne alcune esperienze. Tra i suoi studi più recenti, L’essere altrove, edito da Mimesis, promosso dal Centro di ricerca sulla filosofia della persona «Adriano Bausola» (CrifipAB).
Non si percepisce un’opinione personale in merito all’odierno utilizzo, giusto o sbagliato, della tecnologia. L’intento dell’Autore è quello di «indurre l’eventuale lettore a riflettere sulla propria esperienza nell’epoca tecnologica, così che possa valutarne il senso e riscoprire, anche, quanto di originale e di irriducibile costituisce la sua umanità».
La tecnologia, in particolar modo l’Intelligenza artificiale (IA), ci incammina in un nuovo ambiente, non ci richiede, spiega il prof. Pessina di «doverci adattare a vivere in un nuovo pianeta, ma […] di doverci pensare anche dentro un nuovo spazio di comunicazioni e di relazioni, all’interno di quel nuovo ambiente esperienziale che è stato definito infosfera». Afferma: «viviamo in un’epoca di addomesticamento tecnologico» spiegando che ci siamo abituati a vivere in mezzo alle macchine, grazie alle quali possiamo chiedere l’ora, aggiornamenti meteo o la nostra musica preferita, con la conseguenza che ne vogliamo sempre di più.
L’Autore teorizza il concetto di essere altrove, che rimanda al titolo del volume: con la tecnologia, l’uomo si estrania dalla realtà, vive in una sorta di altro mondo, altra vita; è come se ci fosse presenza e assenza al tempo stesso. Anche i concetti di spazio e tempo vengono completamente ribaltati nel mondo tecnologico: abbiamo accesso a una moltitudine di contenuti quando e dove vogliamo, sempre a portata di mano o di smartphone.
Tuttavia, il prof. Pessina spiega che l’uomo è capace ad isolarsi, ad essere altrove anche senza l’aiuto delle tecnologie, basti pensare a quanto pensiamo, fantastichiamo o sogniamo. La differenza tra le due tipologie di altrove è che ciò che pensiamo, sogniamo è frutto della nostra mente, non arriva da soggetti terzi, come potrebbe essere la tecnologia. Pessina chiama in causa la cosiddetta realtà virtuale, che riesce a far “viaggiare” l’uomo in un luogo diverso da quello reale tramite uno schermo; in questo caso, c’è un confine molto labile fra ciò che è reale e ciò che non lo è. Questo esempio serve all’Autore per «comprendere e tentare di approfondire quali esperienze e conoscenze si stanno facendo “realmente” quando siamo “altrove”, mentalmente o, come nel caso delle esperienze del virtuale, sensorialmente».
Nel mondo tecnologico, l’uomo diventa sia spettatore “passivo”, guarda e dà una propria opinione su ciò che fanno gli altri, ma anche “attivo”, in quanto si trasforma nel protagonista, postando in rete momenti della propria vita: «i nostri collegamenti in rete ci immettono in uno spazio digitale in cui il significato dell’esclusività perde, di fatto, ogni significato: i software che reggono gli ambienti digitali governano le nostre attività insieme a quelle di milioni di altri utenti»; tramite i social, si sono creati veri e propri “rapporti di amicizia” con persone reali ma sconosciute al tempo stesso.
Il volume si conclude con un capitolo dedicato alla «Disincarnazione, digressione teologico-filosofica». La tecnologia ci permette di “vivere” determinate esperienze che interpellano la questione della trascendenza. Con il Cristianesimo l’essere umano è una creatura, figlio di Dio rivelata dall’Incarnazione di Cristo. A differenza del Cristianesimo, si è andata affermando per alcuni filosofi un’interpretazione dell’Incarnazione opposta, quella della consapevolezza dell’uomo di essere Dio a sé stesso e al mondo; poi progressivamente l’indifferenza metafisica che coltiva l’autosufficienza umana con l’abbandono da Dio e la sua autonomia.
L’epoca contemporanea della digitalizzazione, commenta il prof. Pessina, può dirsi un’epoca nuova della disincarnazione dell’umano: nella categoria dell’altrove diventa più rilevante ciò che non ha a che fare con la carne, ossia con la condizione corporea, fisica, dell’uomo, a «riprova che per essere materialisti non è necessario riferirsi al primato del corpo. Infatti per privare di significato lo spirito è sufficiente trasformare l’uomo in una macchina informazionale che, alla stregua di tutto ciò che appartiene alla categoria della materia, si connette e si relaziona senza implicare lo scoglio della sostanza individuale e della soggettività personale». Un essere umano ridotto a relazione – spiega il filosofo Pessina – non diventa un Dio, non è più nemmeno carne o corpo, ma pura connessione che si immagina di guadagnare il noi eliminando l’io, che nella tradizione teologica costituisce di volta in volta l’interlocutore del Creatore e l’amico del Fratello che rivela il Padre.
Ogni sforzo di rendere umana la rete, «riempiendola di significati etici e religiosi, di trasformarla in un veicolo di miglioramento dei rapporti umani, sembra non considerare che l’altrove tecnologico resta e resterà un prodotto dell’uomo, disincarnato, incapace di cogliere il significato teologico e filosofico dell’Incarnazione e della sua sfida al senso dell’esistere umano», conclude Pessina.
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© Bioetica News Torino, Agosto 2023 - Riproduzione Vietata