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62 Ottobre 2019
Numero Speciale I volti della sofferenza

Il Libro «La persona come categoria bioetica» di Zanichelli M. (ed.)

Elemento essenziale di ogni discorso filosofico, etico e ontologico, la persona e ciò che essa rappresenta all’interno delle diverse società che si sono avvicendate nel corso dei secoli, conserva ancora intatto quel fascino capace di dar vita ai più accesi dibattiti bioetici e biogiuridici.
Il volume La persona come categoria bioetica. Prospettive umanistiche, curato da Maria Zanichelli ed edito da FrancoAngeli, esplora questo tema di ampia risonanza attraverso una serie di saggi che ne evidenziano le molteplici sfaccettature − da quella storico-letteraria a quella giuridico-economica − ma che rinviano a una comune matrice umanistica, con particolare riguardo ai profili bioetici. Come afferma Antonio d’Aloia nella prefazione, «un lavoro ‘corale’ sulla persona, dal punto di vista dello studioso del diritto, significa immergersi nei flussi più autentici e profondi dell’esperienza giuridica, muoversi sui grandi tornanti della teoria e della storia del diritto, e confrontarsi (o provare a farlo) con alcuni dei dilemmi e delle inquietudini del nostro tempo».

Gli Autori che hanno dato un contribuito al volume fanno parte del Centro Universitario di Bioetica (UCB) dell’Università degli Studi di Parma o hanno collaborato ad alcune specifiche iniziative promosse dal Centro.
L’indagine si svolge primariamente sulla linea di alcune fonti classiche relative all’idea di persona, sottolineandone il ruolo e l’innegabile complessità all’interno delle istituzioni contemporanee.

Ulrico Agnati, Professore associato di Fondamenti del diritto europeo all’Università degli Studi di Urbino, affianca alla comune funzione tassonomica e descrittiva del termine “persona” una funzione assiologica, in ragione di un rapporto valoriale di natura extragiuridica: «Gli apporti valoriali trasfusi nel significato del termine [persona] hanno restituito al discorso giuridico un vocabolo rinnovato: “persona” risulta il soggetto titolare di diritti, incorporando il “diritto alla intangibile dignità umana”».

Massimo Magnani, Professore associato di Lingua e Letteratura greca all’Università degli Studi di Parma, sottolinea l’anacronismo in cui inevitabilmente cade chi intende esplorare la valenza bioetica del termine “persona” nella società dell’antica Grecia; essendo il termine “bioetica” un neologismo, non dovrebbe stupire la rarità dei contributi antichistici dichiaratamente incentrati su questa disciplina. Secondo M. Frede, citato dall’Autore, il significato contemporaneo del termine “persona” rimanda all’essere umano “nella sua essenza e unicità”, una dimensione del tutto assente nella produzione scritta del filosofo neostoico Epitteto, in cui l’accezione del termine rimanda a una chiara metafora teatrale: «la ”persona” è il ”tipo di persona” che si è, tipo che può mutare e che non coincide con l’individuo in quanto tale».

Salvatore Puliatti, Professore ordinario di Diritto romano e diritti dell’antichità all’Università degli Studi di Parma, si interroga invece sulle identità semantiche dei termini “persona” e “sacralità dell’individuo” all’interno della legislazione romana di età imperiale, partendo dall’analisi del fenomeno dell’evirazione, considerato prima un crimine contro la persona, poi reato perpetrato contro la sacralità dell’individuo; l’Autore fa in particolare riferimento alle misure di graduazione della pena secondo i parametri della qualitas personarum e delle modalità di partecipazione.

Un ulteriore approfondimento del concetto di “persona” nella Roma antica è svolta da Eugenia Franciosi, ricercatrice di Diritto romano e diritti dell’antichità all’Università di Bologna, la quale focalizza la sua tesi sul crudele trattamento degli individui nati con disabilità o gravi malformazioni, fonti di timore per la collettività poiché interpretati come «monito della divinità, in qualche modo oltraggiata e il cui favore bisognava dunque a ogni costo riconquistare con specifici riti e sacrifici espiatori e propiziatori anche di impressionante crudeltà».

Diversa l’interpretazione di “persona” fornita dagli scritti medievali, analizzati da Fabrizio Amerini, Professore associato di Storia della filosofia medievale all’Università degli Studi di Parma. In tale contesto, «la precisazione del concetto di persona avviene soprattutto in ambito trinitario e cristologico, all’interno della discussione riguardante la natura di Dio e la doppia natura di Cristo». Il termine ha dunque un valore propriamente religioso; sarà Tommaso d’ Aquino a fornire più dettagli sul suo significato intrinseco, adducendo tre caratteristiche distintive della persona: la sua individualità, la sua appartenenza a una qualche natura sostanziale e la sua capacità di compiere atti razionali.

Beatrice Centi, Professore ordinario di Storia della filosofia all’Università degli Studi di Parma, incentra il suo intervento sul concetto kantiano di persona, dal quale trae ispirazione la fenomenologia husserliana, che vede nella persona un soggetto autonomo e libero, capace di fondersi con la natura. «Tipico del soggetto kantiano», scrive Centi, «è infatti il potersi pensare e il poter essere, attraverso il proprio agire, non solo parte della natura ma anche parte di una comunità di soggetti che, attraverso relazioni di reciproco riconoscimento e rispetto, fondate sull’uso pratico della ragione, costituiscono un diverso e tipicamente umano contesto di vita rispetto a quello naturale».

Chiude il volume l’intervento di Gemmo Iocco, Ricercatore di Storia della filosofia all’Università degli Studi di Parma, che esplora il concetto di personalismo attraverso il pensiero di Max Scheler, noto per aver individuato nel concetto di persona il punto di partenza e di arrivo di ogni dibattito sulla natura morale. Di particolare interesse è la definizione di persona data dal noto filosofo tedesco, riportata da Iocco: «affinché si possa definire persona, è necessario che ogni essere umano arrivi a una certa maturità, il cui tratto distintivo deve esser rintracciato nello sviluppo delle funzioni che rendono possibile l’apertura intersoggettiva poiché l’uomo è portato a vivere più negli altri che in se stesso, più nella comunità che nella sua individualità».


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ZANICHELLI M. (ed.)

La persona come categoria bioetica

Prospettive umanistiche

Collana «Bioetica Scienza Società»
FrancoAngeli, Milano 2019, pp. 236
€ 30,00 (cartaceo); € 21,00 (e-book)

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