Nel variegato e complesso mondo della Medicina risulterebbe impossibile − nonché controproducente − scindere la pratica prettamente medico-scientifica da quella umana, che si concretizza nel rapporto empatico di vicinanza emotiva con il paziente. Un’alleanza terapeutica, fondata sul rapporto sinergico medico-paziente, che agisca nel rispetto delle necessità del malato e, al contempo, delle conoscenze dell’operatore sanitario si dimostra essere cruciale nel processo di cura e guarigione.
Il libro La Medicina Narrativa, curato da Enrico LARGHERO e Mariella LOMBARDI RICCI ed edito da Effatà, intende dimostrare, attraverso le esperienze dirette di oltre trenta professionisti del settore sanitario, l’importanza della variabile umana all’interno della realtà ospedaliera, considerata come elemento imprescindibile per giungere al completo ristabilimento del degente.
Scrive Enrico LARGHERO:
Il volume, di 488 pagine di amabile scorrevolezza, si articola in quattro parti.
La prima parte si concentra sull’analisi approfondita dei concetti di medical humanities e di alleanza terapeutica, sottolineando − con una certa preoccupazione − la crescente rilevanza del World Wide Web e dei media come principali fonti diagnostiche, poiché di immediata fruizione e più facilmente accessibili rispetto ad un ambulatorio medico.
La giornalista scientifica Lara REALE parla in particolare di information disorder e mis-information come principali «effetti collaterali» di questa malsana dieta mediatica, spesso promotrice di informazioni errate o eccessivamente generiche (43). Non si deve infatti sottovalutare l’importanza, spesso fondamentale, della comunicazione nel campo della medicina. Scrive Massimo BALDINI: «la comunicazione ha assolto, da sempre, un ruolo importante anche nel campo della Medicina. Già Ippocrate aveva scritto che la parola del medico è il primo farmaco per il paziente» (2004). È innegabile, dunque, il potere della comunicazione nel plasmare e modificare la realtà, potere che a mano a mano è andato consolidandosi con l’inarrestabile progresso tecnologico. Come scrive Giorgio PALESTRO:
Ecco dunque che una comunicazione diretta e il più possibile schietta tra medico e paziente risulta fondamentale per la costruzione di un rapporto positivo basato sulla fiducia. Non trascurabile è il fatto che con l’avvento dell’era informatica il contatto umano tra medici e pazienti si sia ridotto notevolmente. Uno studio del 2013 commissionato dall’American Medical Association e condotto in sei stati degli USA, ha constatato l’effetto negativo dell’uso del computer per la gestione informatica delle cartelle cliniche, percepito come «un ostacolo che toglie tempo alla cura dei pazienti» (LOVERA, 108). Tuttavia è doveroso precisare che anche un rapporto stretto e confidenziale con il malato può causare in chi è preposto alla cura un particolare tipo di stress lavorativo chiamato burn-out, che si traduce in un graduale svuotamento emotivo e perdita di motivazione (SANDRIN, p. 129).
La seconda parte del volume considera più approfonditamente l’applicazione del pensiero narrativo − ovvero di un positivo e proficuo rapporto interpersonale − nel campo della bioetica e della medicina. Scrivono Enrico LARGHERO e Mariella LOMBARDI RICCI:
e ancora: «narrando di sé, la persona sofferente rende partecipi della sua vita e, partendo dalla relazione, crea i presupposti per il processo terapeutico (166)». Non bisogna dimenticare che è proprio il racconto a creare la comunità e a prevenire quella che Bauman definisce «solitudine del cittadino globale». Alla luce di questo, agli inizi degli anni ‘70 il docente di oncologia Van Rensselaer Potter fonda la bioetica, una nuova disciplina capace di creare un ponte tra scienza ed etica (184).
Il medico odierno è posto dunque di fronte a una doppia sfida: una culturale, che consiste nel preservare i propri valori dinanzi a proposte che ne scardinerebbero l’identità professionale, e una etica, che si esplicita nella capacità di ricercare costantemente il bene della persona assistita (COMORETTO, 235).
La terza parte scandaglia il mondo della medicina narrativa e clinica, partendo dal presupposto che l’instaurazione e il consolidamento della relazione medico-paziente comporta un arricchimento vicendevole delle due parti, pur necessitando di un’oculata gestione: è compito del medico, infatti, discernere tra le richieste assecondabili del paziente e quelle contrarie all’etica professionale, compito reso più difficile dal progredire della cosiddetta “medicina dei desideri”, volta principalmente a soddisfare capricci estetici piuttosto che risolvere problemi prettamente sanitari (LARGHERO, LOMBARDI RICCI, 253).
Un cospicuo spazio del terzo capitolo è dedicato al ruolo della letteratura e dell’arte come strumenti di indagine conoscitiva, indispensabili anche in campo medico. Un’educazione antropologica risulta infatti di primaria importanza per tutti coloro che si interessano alla salute dell’uomo (Giardina, 293).
La Medicina narrativa acquista un valore ancora maggiore in geriatria: per un anziano la narrazione ha una vera e propria valenza terapeutica, talvolta più potente della terapia farmacologica (Bottino, 374). Essa permette infatti a chi narra di dare un senso al proprio dolore e di renderlo più accettabile, soprattutto se si soffre di patologie invalidanti.
La quarta e ultima parte del volume mette al vaglio la medicina narrativa all’interno dei processi educativo-formativi, con uno sguardo critico tra presente e futuro. È la cultura, infatti, che forma la persona e ne favorisce la crescita relazionale e sociale. Di fondamentale importanza sono quindi le istituzioni scolastiche, benché negli anni abbiano perso l’autorevolezza che le contraddistingueva a favore di una più lasciva modalità di gestione. In ambito medico, l’approccio narrativo − alla base della formazione tutoriale − si focalizza sull’esplorazione delle esperienze pregresse dei singoli soggetti, fornendo in questo modo le basi per una gestione consapevole della tutorship all’interno del processo formativo (PALESTRO, DIMONTE, GARRINO, 423).
In conclusione, si può definire la medicina contemporanea una neo-medicina dal sapore antico, capace di fondere insieme passato e futuro, scienza e arte, tecnica e filosofia, senza perdere di vista il suo fine ultimo: prendersi a cuore il bisogno dell’altro.
LARGHERO E., LOMBARDI RICCI M.(edd)
La Medicina narrativa
I presupposti, le applicazioni, le prospettive
Collana «Studi bioetici»
Effatà, Cantalupa (To) 2018, pp. 528
€ 27,00
© Bioetica News Torino, Agosto 2018 - Riproduzione Vietata