Il tema del placebo non è nuovo per Giorgio Dobrilla che l’aveva affrontato in Placebo e dintorni. Breve viaggio tra realtà e illusione, perché secondo il celebre gastroenterologo il rapporto medico-paziente altro non è che la costruzione successiva e sempre da rivedere della fiducia che i due nutrono l’uno l’altro.
Cinquemila anni di effetto placebo. Nella pratica clinica, negli studi controllati e nelle medicine non convenzionali (Edra 2017) è un piacevole libro di facile lettura, a carattere divulgativo dice lo stesso Autore, nonostante tratti i vari argomenti in modo scientificamente corretto. Infatti, il vero carattere divulgativo non è dato da semplificazioni superficiali, bensì dall’attenzione a spiegare aspetti tecnici con parole semplici e comprensibili al cittadino non competente, guidandolo così per mano anche attraverso le ricerche scientifiche che danno fondamento all’effetto placebo. Colpisce come quell’effetto che ai profani sembra qualcosa di illusorio abbia invece riscontro in grafici del sistema nervoso.
La stesura suddivisa in brevi capitoli, ciascuno corredato alla fine di note e riferimenti bibliografici, facilita la lettura a chi non è assuefatto a testi scientifici e accompagna il lettore in un cammino di approfondimento personale. Molto utili i box in cui sono riportate e confrontate definizioni, tabelle che sintetizzano dati, figure schematiche che permettono di comprendere concetti che altrimenti rimarrebbero astratti e astrusi alla persona non competente.
Cinquemila anni di effetto placebo è un po’ la ripresa e il riordino di letteratura e racconti sul placebo, documentato da studi scientifici, fatta con sguardo ampio che comprende anche il periodo magico in cui medicina e religiosità erano un tutt’uno e che costituisce il punto di partenza per un’indagine storica (e linguistica) del fenomeno.
Molto interessante il fatto che sia un medico gastroenterologo, membro delle più importanti società scientifiche internazionali in gastroenterologia, a parlare con rispetto e competenza di quel fatto sfuggente che è l’effetto placebo. Basta pensare agli elementi sorprendenti che concorrono all’effetto placebo: colore, sapore, dimensioni, dose tipo di somministrazione, a conferma della complessità della mente umana. O quello che l’Autore chiama “placebo impuro”, cioè arricchito della funzione medico-relazione con il paziente.
Il libro è uno strumento utile per evitare al cittadino di correre da maghi e maghetti della medicina naturale, omeopatica, alternativa, non convenzionale. Infatti, lungi dal puntare il dito contro, l’autore mostra aspetti positivi e aspetti negativi di quel fatto complesso che è l’effetto placebo che pervade la relazione umana. Primo tra i quali emerge la “mistura” di vecchio e nuovo interna al placebo, vecchio perché resta in qualche modo la dimensione magica del guaritore, nuovo per l’aspetto scientifico che attesta la realtà dell’effetto placebo. Al tempo stesso l’Autore mette in guardia da possibili cattive interpretazioni come confondere la regressione alla media, presente in ogni decorso patologico, con l’effetto placebo. Suscita una certa curiosità l’annotazione dell’autore sull’effetto placebo che esiste anche nella vita quotidiana, al di fuori nell’ambito della medicina, come mostra il ruolo delle aspettative, che a volte riesce anche ritardare il momento della morte.
Scorrendo il libro, tra significativi esempi e studi scientifici riportati, traspare la complessità dell’animo umano e anche la sua razionale irrazionalità. «Con le tecniche di neuroimaging si è potuto di recente dimostrare che l’ansia anticipatoria per un evento che deve ancora avvenire, è già in grado di indurre l’attivazione nel cervello di aree le quali, grazie al rilascio di CCK e alla concomitante disattivazione della dopamina, amplificano di fatto il dolore anche in assenza di uno stimolo algogeno» (p.223). Può sembrare strano, ma il libro aiuta a conoscere le componenti ambientali, linguistiche, comunicazionali che influenzano la relazione e la risposta al farmaco. E che sono, ovviamente, presenti in ogni relazione interpersonale.
Pur essendo un argomento inserito nell’ambito della relazione medico-paziente, il fenomeno placebo riesce a far luce su come funziona la vita quotidiana, come si può migliorarla modificando il nostro atteggiamento relazionale e come il tutto abbia un fondamento scientifico. Dato rilevante nella società che si vuole tecnologica.
Naturalmente ci sono anche parti più tecniche, non immediatamente comprensibile e infatti box, tabelle e immagini le illustrano con chiarezza, senza le quali però il testo perderebbe gran parte del suo valore.
Il testo è molto utile agli studenti di medicina per scorgere l’importanza dell’articolazione scienza-antropologia – scienze sperimentali e scienze umane, elemento fondamentale della relazione terapeutica. La tecnica è l’elemento primo della medicina ma acquista pieno valore grazie alla competenza relazionale, quella che rende umana la medicina, che si sviluppa nel percorso di cura grazie alla competenza comunicativa che anima la relazione medico-paziente.
Tutto il libro è un peculiare esempio del clinico sensibile al suo paziente, che studia la relazione attraverso la lente dell’effetto placebo che la rende così dinamica e sempre migliorabile. In questa ottica egli ritiene importante anche una terapia con placebo perché permette di evitare al paziente la sensazione di abbandono che avrebbe se i trattamenti fossero semplicemente interrotti.
Cinquemila anni di effetto placebo
Nella pratica clinica, negli studi controllati e nelle medicine non convenzionali
Edra, Milano 2017, pp. 288
€ 19,90
© Bioetica News Torino, Giugno 2017 - Riproduzione Vietata