È un Nanni Moretti davvero inedito quello alla regia di Tre Piani, film tratto da un soggetto non originale (il romanzo omonimo di Eshkol Nevo). Contrariamente a quanto ci si aspettava, nel film non c’è nemmeno l’ombra della tipica ironia con cui solitamente Moretti firma ogni opera.
Allo stile frizzante e spavaldo che contraddistingueva il Moretti quarantenne (quello de La Stanza del Figlio, per intenderci), si oppone il Moretti ultrasessantenne, più serio e pragmatico che mai, che ci restituisce un crudo squarcio di un mondo ormai in declino.
I personaggi si muovono tutti all’interno di una palazzina borghese. Sono tre famiglie, ognuna con i propri problemi.
Lucio e Sara sono preoccupati per la figlia, perché temono si sia persa per Roma insieme all’anziano vicino di casa; Monica ha appena dato alla luce suo figlio e presenta i sintomi della depressione post partum; l’ultima famiglia è composta da una coppia di alteri magistrati, che crescono il figlio in maniera rigida e autoritaria.
Tre storie che sono la pura rappresentazione di un mondo freddo e distaccato, incapace di compiere atti di altruismo, il tutto raccontato con l’arguzia (e un’insolita freddezza sdegnosa) di un cupissimo Moretti.
Tra gli attori troviamo pezzi da novanta come Margherita Buy e la magnetica Alba Rohrwacher. Anche Moretti si inserisce nel cast nel ruolo del padre intransigente Vittorio.
“Nanni voleva lavorare a qualcosa di importante, anche se non scritta da lui”, ha detto Margherita Buy in un’intervista a Vanity Fair. “È un film doloroso, un racconto di umanità raccontata in maniera molto cruda”.
© Bioetica News Torino, Ottobre 2021 - Riproduzione Vietata