Presentato al Sundance Film Festival 2020 e candidato a ben sei premi Oscar – tra cui quello, vinto, di migliore attore protagonista – The Father è un dramma diretto da Florian Zeller, tratto dall’omonima pièce teatrale del 2012.
Il film mette in scena una realtà cruda ma molto comune: una figlia che diventa caregiver del proprio padre, malato di Alzheimer.
L’inversione del ruolo genitore/figlio al palesarsi di una malattia è un tema molto trattato, tuttavia è la modalità di quella messa in scena a rendere il film unico nel suo genere. Tutto è incentrato sull’interpretazione degli attori – straordinaria – in una scelta stilistica fortemente teatrale. Assistiamo al peggiorare della malattia seguendo il punto di vista della stessa vittima, ed è la prima volta che questo accade sul grande schermo. La scenografia è essenziale: tutto ruota attorno all’appartamento in cui vivono Anthony (Anthony Hopkins) e Anne (Olivia Colman) eppure la scorrevolezza della storia non risente affatto di questa scelta narrativa. Non a caso il film ha vinto l’Oscar – oltre a quello ottenuto da Hopkins – per la miglior sceneggiatura non originale.
La storia è quella di Anthony, un uomo anziano che sta affrontando i primi sintomi dell’Alzheimer: smarrimento, confusione e sbalzi d’umore sono all’ordine del giorno, ma l’uomo non si rende conto della sua malattia e continua a rifiutare l’aiuto della figlia, sempre più preoccupata e impotente. La donna si vedrà costretta a scegliere tra rimanere vicino al padre o dedicarsi a fare crescere la propria relazione sentimentale, che inevitabilmente risente di questa situazione.
Spesso chi soffre di una malattia molto invalidante sembra perdere la sua identità, diventando semplicemente una “persona malata”. Questo è l’allarme che intende lanciare Zeller: è importante superare lo stigma e iniziare a guardare oltre la malattia, ridando dignità al malato.
Scritta a quattro mani dallo stesso Zeller con Christopher Hampton, The Father si distingue per la qualità degli attori scelti; Anthony Hopkins è straordinario e struggente nella sua interpretazione di un uomo dal carattere duro ma anche, a tratti, fragile, smarrito, insicuro. A fargli da spalla un’ispirata e sempre bravissima Olivia Colman nel cui volto si leggono tutto l’amore, la sofferenza e la forza di una figlia che non ha intenzione di lasciare solo il proprio padre nell’ora più buia della sua vita.
© Bioetica News Torino, Giugno 2021 - Riproduzione Vietata