Il confine tra moralità individuale e legge, si sa, è sempre stato labile e indefinito, caratteristica che ha spesso generato più di qualche incomprensione e innocui (seppur accesi) dibattiti da salotto. Dal punto di vista morale la differenza tra bene e male, giusto e sbagliato, lecito e illecito è (purtroppo o per fortuna) questione di punti di vista e sensibilità personale, ed è facile elargire profani giudizi su qualsivoglia controversia sociale nel nome delle più scellerate convinzioni etiche.
In questo caso al centro delle disquisizioni morali c’è il Children Act, il Codice sui Minori di matrice britannica che vide la luce nel lontano 1989, il quale recita:
Ed è proprio questa legge che ispirò Ian McEwan nel romanzo La ballata di Adam Henry recentemente trasposto in versione cinematografica ne The Children Act – Il Verdetto, adattamento impreziosito da una sceneggiatura firmata dallo stesso scrittore e da una regia, quella di Richard Eyre, che sorprende positivamente. Ma è l’intreccio la colonna portante dell’intero film: la storia è così complessa e costruita su una tale moltitudine di piani interpretativi che sarebbe stata in grado di reggersi anche da sola, senza stampelle di maestria tecnica.
Fiona Maye (Emma Thompson) è un integerrimo e stakanovista giudice dell’Alta Corte Britannica specializzata in diritto familiare. La sua completa dedizione al lavoro ha però forti ripercussioni sulla sua vita privata, soprattutto sul rapporto zoppicante con il marito, che pure la ama profondamente. La sua tranquilla vita da alto borghese viene però sconvolta dall’arrivo del caso di Adam Henry, diciassettenne appartenente a una famiglia di Testimoni di Geova che, seppur malato di leucemia, rifiuta una trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la vita, per rispetto alle imposizioni della sua religione. La minore età del ragazzo non gli permette tuttavia di poter prendere decisioni autonome in merito alla sua salute. Spetterà dunque a Fiona la difficile decisione finale.
Il dilemma è sempre lo stesso, non c’è progresso che possa eradicarlo: è la contrapposizione tra l’agire vincolato e la scelta libera, il famoso libero arbitrio che poi tanto libero non è mai. Il Verdetto, però, non esprime mai questo dubbio ad alta voce, lo lascia sottinteso, nascosto in ogni battuta, ogni frammento di immagine. È la forza della sceneggiatura e della recitazione (Emma Thompson è, al solito, impeccabile) a portarlo sempre a galla, pur impedendogli di raggiungere la superficie.
Magnifico è il rapporto che va creandosi tra Fiona e Adam, solo apparentemente rifiutato in prima istanza da lei. Adam vede in lei una dea salvifica, colei in grado di donargli nuova linfa vitale; lei trova in lui il figlio tanto desiderato e mai avuto, una parentesi di leggerezza in una vita fin troppo scandita e priva di contatto umano. Fiona è senza dubbio il personaggio più interessante e il film ruota costantemente intorno a lei e alle sue contraddizioni: possiede la gravosa facoltà di decidere della vita degli altri pur non essendo in grado di agire con la stessa convinzione nella vita privata; nel verdetto di Adam afferma che «la vita è più preziosa della dignità», una dignità (professionale) che invece lei ha sempre messo al primo posto, trascurando il marito e i rapporti sociali.
In fin dei conti, non è Fiona a dare lezioni di vita, ma Adam. La donna, benché adulta e con più esperienza, si rivela paradossalmente ingenua, incapace di far fronte alle difficoltà con la giusta maturità, di prendere la vita con leggerezza, al di là di ogni codice o dogma professionale. Oltre alla sempre encomiabile Emma Thompson, merita una nota di pregio anche il giovane Fionn Whitehead, credibilissimo nei panni del tormentato Adam Henry. Stanley Tucci, nel ruolo del marito Jack, seppur in una parte secondaria riesce ad impreziosire ogni scena in cui compare con il suo solito carisma.
Il Verdetto si conferma al di là di ogni dubbio una delle grandi rivelazioni cinematografiche dell’anno. Meriterà il posto d’onore agli Academy Award? Aspettiamo febbraio per scoprirlo.
The Children Act – Il Verdetto di E. Richard Eyre, a colori, 105′, Gran Bretagna 2017
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