Per realizzare il più grande desiderio di un anziano e gravemente malato padre, che ha sempre voluto visitare Parigi, tre fratelli che non si sono più rivolti la parola per cinque anni decidono di fingere di partire con lui da Firenze in un camper. Tuttavia, il viaggio non si svolgerà mai al di fuori dei confini di un maneggio di cavalli.
Questa strana avventura, orchestrata per impedire ai figli di allontanare il padre dalla struttura ospedaliera che lo assiste, diventerà un’occasione paradossale, avventurosa e irresistibile per cercare di riconciliare i fratelli e riallacciare i legami con il padre.
La trama del nuovo film di Leonardo Pieraccioni Pare Parecchio Parigi si rifà a una storia vera. Quella dei fratelli Michele e Gianni Bugli che nel 1982 partirono in una roulotte con il padre malato facendogli credere di essere arrivati a Parigi.
Chiara Francini e Giulia Bevilacqua incarnano con naturalezza le figure delle sorelle di Pieraccioni, alternando con abilità momenti di introspezione e battute divertenti. Nino Frassica mette momentaneamente da parte la naturale verve comica riuscendo comunque a catturare l’attenzione dello spettatore mostrando le sue abilità di attore ‘drammatico’.
Il regista concentra la sua attenzione principalmente sull’accurata narrazione dei rapporti interpersonali tra i tre fratelli e il padre. La commedia si distingue per il suo approccio privilegiato alle emozioni familiari, suscitando numerosi sorrisi attraverso momenti ben orchestrati ma senza raggiungere il livello di risate esplosive tipiche dei primi film degli anni ’90, a cui Pieraccioni ci aveva abituati. Pare parecchio Parigi è a tutti gli effetti un film corale, che si configura come una sorta di compendio che abbraccia, attraverso una rilettura attenta, l’intera filmografia del regista de Il Ciclone.
“È una storia che avevo messo in un cassetto da quattordici anni e sul cassetto c’è l’ etichetta ‘Storie audaci’, perché fare un viaggio da Firenze a Parigi tutto in un maneggio mi sembrava una cosa ardita”, ha detto Pieraccioni a SkyTg24. “Mi ha fatto impazzire il fatto che questi fratelli avevano messo il padre nella roulotte dicendogli che stavano andando a Parigi. Era un abbraccio troppo bello: mi è venuto subito in mente, con le dovute distanze, quello sguardo meraviglioso di Benigni che finge per il figlio di essere in un luna park”.
Pare parecchio Parigi, nonostante qualche imperfezione dal punto di vista narrativo (sarebbero forse bastati 80 minuti di film invece dei soliti 90) è un’ode ai sognatori, coloro che possiedono la capacità di reinterpretare la realtà al di là dei propri limiti, aprendo la mente a nuove possibilità e abbattendo le barriere difensive che li separano dagli altri e da sé stessi, arrivando così a un’accettazione profonda di ciò che sono e del mondo che li circonda.
© Bioetica News Torino, Febbraio 2024 - Riproduzione Vietata