Recensione cinematografica di Federico Pontiggia, Miss Violence, in www.cinematografo.it, 30 ottobre 2013
Eh, la bellezza dello stare in famiglia! Trombette, torta e cappellini, si festeggia il compleanno dell’undicenne Angeliki, eppure i sintomi di un’altra verità sono già full frontal. Audio e video del greco Alexandros Avranas1, che con la sua opera seconda, Miss Violence2, ha conquistato Venezia (Leone d’Argento e Coppa Volpi alla migliore interpretazione maschile: Themis Panou3).
La locandina del film
Violenza familiare, suicidio, pedofilia, incesto, patriarcalità imperante e, sul versante femminile, solidarietà solo nella passività colposa, il film brucia, ma a fuoco lento, camera fissa, silenzi e la violenza sorda che ottunde le coscienze, intorpidisce il quotidiano, sballa verità e finzione, traendo linfa da veri accadimenti, da un mostro della porta accanto in Germania, ma anche altrove, ovunque.
Ad Angeliki la famiglia fa letteralmente la festa, nel senso che lei si butta dal balcone. Una marionetta schiantata al suolo in una pozza di sangue, ma se tale è chi sarà il master of puppets? La famiglia parla d’incidente e tira avanti come se nulla fosse accaduto.
Il segreto di questa inconsulta elaborazione del lutto va ricercato negli stessi componenti: il padre (Themis Panou), la madre (Reni Pittaki), la giovane Eleni (Eleni Roussinou), l’adolescente Myrto, i piccoli Alkmini e Filippos. Ed è devastante, ma insieme interrogativo progressivo, ineluttabile, no future: l’orco comanda a bacchetta, mischia nel sangue le generazioni, perpetua il vulnus e l’offesa, ma la sindrome è di Stoccolma, le responsabilità virali, gli innesti spuri e coatti nell’albero genealogico.
Miss Violence non ha fretta di individuare tutte le colpe, perché sono diffuse, reciprocamente nutrienti, con la bambina che schiaffeggia il fratello, la nonna colpita, la figlia di nuovo incinta, la prostituzione per ospite (in)atteso. Insieme agli assistenti sociali, entrano in campo le metafore politiche: gli ispettori entrano nella famiglia, ma non vedono nulla, non possono, meglio, non vogliono, e pensarli alla stregua della trojka UE con i piedi sulla Grecia in crisi, almeno per noi, non è peregrino.
Ma se ne può fare a meno, il film parla di altro, ovvero, di sé: messa in scena elementare, nel senso di asettica e chirurgica, attori votati a togliere la luce e dare l’anima dannata e piegata senza scenate e circo, regista, classe ’77, che non (si) risparmia nulla, pur concedendo (quasi) nulla al voyeurismo, al sadismo senza quid. Eppure Salò brucia ancora, Seidl e Haneke gradirebbero, in lontananza sfavillano i canini di Yorgos Lanthimos, ma questi sono Funny Games di famiglia, senza estranei. Solo per consanguinei.
SPOILER: Abbiamo chiesto ad Avranas se anziché la catarsi – non catarsi del finale, non sarebbe stato meglio chiudere quando la madre asciuga coltelli e cucchiai, ebbene, ci ha risposto: «Formalmente sarebbe stato forte, ma per rispetto delle tante problematiche, il film doveva continuare, i caratteri completati». Messa così, ha ragione lui.
Miss Violence di Alexandros Avranas, a colori, 99′, Grecia 2013 vietato ai 14
Sitografia
1 Alexandros AVRANAS, regista e sceneggiatore del film drammatico Miss Violence. Alla 70ma Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia gli è valso il premio Leone d’Argento per la miglior regia
2 Miss Violence di A. AVRANAS (2013, 99′, Grecia, vietato ai 14 anni) è il ritratto di una famiglia greca. Nel giorno del proprio compleanno festeggiato in famiglia, una bambina, di nome Angelik, si getta dal balcone e muore. La polizia e i servizi sociali indagano se sia suicidio o omicidio, mentre la famiglia sembra continuare la vita di ogni giorno come se nulla fosse accaduto. «Niente happy ending, il finale è a doppio senso: nessuno decide di fermare la violenza, la porta rimane chiusa, perché è la brutta storia che accade accanto a noi e nessuno vuole vedere»: il regista presenta così la sua opera seconda in concorso a Venezia (Pontiggia F., Miss Violence su www.cinematografo.it 1 settembre 2013). A Venezia oltre al Leone d’Argento il film ha conquistato la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile – a Themis Panou – e poi anche i premi Arca Cinema Giovani come miglior film e Fedeora come miglior film dell’area Euro-Mediterraneo
È nelle sale italiane dal 31 ottobre scorso. Valutazione: ****
Per la scheda si veda: http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=57945
3 Themis PANOU interpreta il ruolo del padre di Angeliki, la bambina attorno alla cui vicenda drammatica si sviluppa la trama. È attore nella commedia greco-turca Un tocco di zenzero di Tassos Boulmetis del 2003 (http://www.cinematografo.it/pls/cinematografo/consultazione.redirect?sch=45203).
© Bioetica News Torino, Novembre 2013 - Riproduzione Vietata