Anche quest’anno Pupi Avati conferma il suo talento per i film impegnati con una storia toccante dai toni delicati, interpretata magistralmente da un inedito Renato Pozzetto, per la prima volta alle prese con un ruolo drammatico, dopo sei anni di assenza dalle scene.
Lei mi parla ancora è la storia di un uomo anziano, Nino, che non si rassegna alla perdita della compagna di una vita –– Caterina, interpretata da un’ispirata Stefania Sandrelli –– e che intende ricordare, con l’aiuto di un ghost writer, in un libro autobiografico. È un’intensa storia d’amore ricca del passato della vita quotidiana trascorsa insieme dalla coppia durante gli anni Cinquanta, a cui si aggiunge il racconto del presente e del rapporto tumultuoso tra l’anziano Nino e il cinico ghost writer Amicangelo che, alla fine, finiranno per stringere amicizia.
Il sentimento preponderante nella pellicola è certamente la nostalgia, quella struggente e annichilente di una persona amata che non c’è più. È forte nel protagonista il rimpianto per quei tempi remoti e felici in cui tutto pareva più semplice, perché ad affrontare le avversità della vita si era sempre in due.
«C’è qualcosa di misteriosamente diverso in questo film rispetto agli altri film che ho fatto di recente, ma non saprei dire cosa. Probabilmente è una sensazione dovuta anche al momento [storico] in cui questo film esce. Affronta temi che hanno a che fare con il nostro Io profondo che però nessuno ormai cita e evoca più», afferma Pupi Avati ai microfoni di Badtaste.
L’opera era stata inizialmente pensata per distribuzione su grande schermo ma è stata poi dirottata da Vision Distribution in esclusiva su Sky Cinema, a causa della chiusura delle Sale per l’emergenza sanitaria dovuta al Covid 19.
© Bioetica News Torino, Febbraio 2021 - Riproduzione Vietata