In attesa di vederlo uscire nelle sale italiane (per uno scherzo del destino doveva uscire proprio il giorno in cui il nuovo Dpcm ha imposto la chiusura dei cinema), Fuori era primavera – Viaggio nell’Italia del lockdown di Gabriele Salvatores è un documentario che racconta un’Italia sconvolta dalla pandemia da Covid 19.
Nel film, realizzato montando i video inviati da migliaia di persone, ritroviamo scene dense di drammaticità a cui assistiamo, direttamente o indirettamente, da alcuni mesi or sono: dai malati intubati, attaccati ai respiratori artificiali, dagli infermieri e medici costantemente in doppio turno all’attesa dell’uscita dei bollettini giornalieri che sembrano simili ad una guerra in corso.
È un’umanità che viene raccontata perché nulla di questa traumatica esperienza possa perdersi. Si custodisce così la memoria nel tempo delle persone che non hanno potuto ricevere un saluto dai propri cari, il gesto amorevole con cui medici e infermieri hanno assistito i malati terminali fino alla fine, degli Italiani che dai balconi alternano un silenzio funesto a un sorriso e gesti di incoraggiamento e di speranza dinanzi a quello che ha comportato uno sconvolgimento sociale e sanitario degli ultimi 100 anni. Traspare l’ansia crescente per un mondo in rovina, la nostalgia dei cari lontani, lo smartworking, il volontariato, la messa di Papa Francesco in una deserta piazza San Pietro.
Tuttavia Salvatores – ammalatosi recentemente di Covid – vuole ricordarci anche di quei momenti gioiosi e di festa che pur ci sono stati, dagli animali selvatici che si riprendono le città, alle proposte di matrimonio, dai cantanti improvvisati sui balconi ai momenti spensierati in famiglia. È uno spaccato di quell’Italia che non smette di lottare, che trova sempre qualcosa per cui vale la pena vivere.
A pandemia ancora in corso, è difficile pensare a queste scene con distacco. Ancora troppo sconvolti da ciò che abbiamo passato, non riusciamo ancora ad adoperare uno sguardo critico. L’unica cosa che possiamo fare è condividere il pensiero di una signora di 103 anni intervistata in questo documentario: «Io credo che nessuno ci ha capito niente, ma il mondo non può finire così».
© Bioetica News Torino, Novembre 2020 - Riproduzione Vietata