Delicato e crudo ritratto della società attuale e dei suoi drammi, Fiore Gemello (Twin Flower) ha riscosso un grande successo di critica aggiudicandosi numerosi riconoscimenti, tra i quali una menzione speciale al Toronto Film Festival 2018 e al Festival di Cannes.
Laura Luchetti, giunta al suo secondo lungometraggio, porta sul grande schermo una storia dai toni classici, in cui forte è la componente emotiva. È la storia di Anna (Anastasiya Bogach) e Basim (Kalill Kone), due adolescenti provenienti da Paesi e culture completamente diversi che però condividono lo stesso, angoscioso passato. L’amicizia tra la ragazza sarda, figlia di un trafficante di migranti, e il ragazzo della Costa d’Avorio si trasformerà in un amore pacato, fatto di tenerezze e rassicurazioni, unica àncora di salvezza in un mondo ostile e discriminatorio.
«Quello che mi interessa nelle storie che racconto è l’innocenza; come non perderla, o riconquistarla se violata», afferma Luchetti, «Qui ci sono due ragazzi che hanno il diritto di lottare per il loro futuro». Ecco dunque spiegata la metafora del fiore nel titolo: il perfetto connubio tra la purezza, l’innocenza, il candore di due anime fragili ma libere da qualsiasi pregiudizio.
Presentato alla 13° edizione della Festa del Cinema di Roma, nella sezione autonoma e parallela Alice nella città, Fiore Gemello intende far aprire gli occhi su uno dei più drammatici temi d’attualità che ogni giorno occupa le prime pagine di tutti i giornali italiani. Una storia tanto vera quanto commovente, costruita su eloquenti silenzi colmi di rabbia e desiderio di rivalsa.
La giovane attrice Anastasiya Bogach – alla sua prima esperienza sullo schermo – colpisce per la forza della sua interpretazione e per la capacità di trasmettere emozioni esclusivamente attraverso la mimica facciale e la gestualità. Altrettanto buona la prova dell’esordiente Kalill Kone, scritturato proprio per la sua vera esperienza da migrante. «Mi sono sentito molto bene, perché è la mia storia, l’ho vissuta veramente emigrando fino a qui», dice Kalill, «Quando ho saputo che a Cagliari facevano un casting ho deciso di andare, per far vedere di cosa ero capace. È bello vedere la mia faccia sullo schermo, spero di continuare».
Definito dalla regista una “favola nera”, il film mantiene uno sguardo critico sul reale senza abbandonarsi al sentimentalismo, rivelando un’anima biforcata, contesa tra il desiderio di denuncia e quello, irrinunciabile, di speranza.
La scenografia è superba – c’è da dire che i maestosi paesaggi della Sardegna hanno semplificato notevolmente il lavoro tecnico – la sceneggiatura è invece del tutto marginale, purtroppo priva di quella capacità evocativa che avrebbe apportato un valore aggiunto non indifferente all’intera pellicola.
Fiore Gemello di Laura Luchetti, drammatico, ‘95, Italia 2018
© Bioetica News Torino, Luglio 2019 - Riproduzione Vietata