Frutto di una lunga lavorazione e parte di un progetto corale che attraversa varie discipline, il docu-film Antropocene – L’epoca umana testimonia in modo creativo e multimediale le conseguenze preoccupanti dell’azione umana sulla Terra. Una Terra che ormai ha 4,5 miliardi di anni e che sembra invecchiare sempre più velocemente.
Quella che gli studiosi hanno chiamato Antropocene, ovvero l’era geologica attuale in cui l’uomo ha pieno dominio sul mondo ed è in grado di operare cambiamenti drastici sull’ecosistema, è iniziata da poco più di un secolo ma ha già prodotto risultati nefasti (e i cambiamenti climatici sono solo un esempio).
Passando agilmente da un continente all’altro, il fotografo Edwards Burtynsky e i registi Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier uniscono le forze denunciando apertamente le numerose situazioni di sfruttamento intensivo della superficie terrestre, in un’analisi quanto mai cruda di forte impatto visivo quanto emozionale. Per quattro anni i registi hanno viaggiato per il mondo, attraversando ben sei continenti, e ciò che hanno trovato sconvolgerebbe anche i più indifferenti alle tematiche ambientali: industrializzazione, sfruttamento intensivo delle risorse naturali, deforestazione e inquinamento sono solo alcune delle devastanti attività messe in atto dall’uomo a discapito del suo stesso pianeta.
In quasi 90 minuti il film registra, con straordinaria ricchezza di dettagli, le ferite più profonde e insanabili di una Terra che implora aiuto da anni ma che ancora continua ad esser trattata con il più insensato disprezzo. Si passa dal Kenya, dove da tempo si lotta contro il bracconaggio nel tentativo di preservare l’esistenza dei rinoceronti e degli elefanti, per arrivare a Norilsk, in Siberia, città mineraria conosciuta come uno dei luoghi più inquinati al mondo a causa dell’estrazione massiva del nichel. Anche l’Italia non viene risparmiata: le famose cave di marmo di Carrara, vengono attaccate ogni giorno da macchine in grado di riuscire a strappare alla montagna in una giornata quello che una volta veniva estratto in due settimane.
L’intera produzione di questo progetto è stata carbon offset (compensazione di carbonio), attraverso una compagnia chiamata Less Emissions, è anche il libro della Steidl, Anthropocene, è stato realizzato carbon offset.
«Noi, come artisti, siamo consapevoli delle ironie e dei costi (monetari e planetari) coinvolti nel fare arte che parla dei problemi dell’umanità di fronte alla Terra», afferma il fotografo Edwards Burtynsky, «ma penso anche che alcune di queste cose ‒ come la tecnologia e l’uso degli iPad nelle mostre ‒ non siano necessariamente evitabili. Queste cose sono profondamente radicate nella nostra cultura attuale e, in molti casi, sono state parte di progressi eccezionali» e aggiunge: «Siamo abbastanza coraggiosi da considerare l’altra faccia della medaglia? Le conseguenze di questo progresso? Credo di sì. Non credo che potremo tornare a vivere fuori dalla terra come un tempo, ma penso che potremo essere responsabilizzati da quel riconoscimento, e usare l’innovazione e l’ingenuità della nostra specie per dare una svolta alle cose e creare un futuro sostenibile».
© Bioetica News Torino, Ottobre 2019 - Riproduzione Vietata