«perché mi domandi della mia stirpe?
Come è la stirpe delle foglie, così quella degli uomini.
Le foglie il vento le riversa per terra, e altre la selva
fiorendo ne genera, quando torna la primavera»
OMERO, Iliade, VI, 145-148
Da sabato 18 settembre, per dodici giorni, 12 dischi, legati tra loro e posati sul lago grande di Avigliana, catturano e rimandano la luce. L’opera site-specific di Luciano Cappellari, dal titolo «Il fermarsi del tempo», è sfida generatrice di una relazione tra il tempo e l’ambiente, richiamo al fluire dell’esistenza1.
Catturare il tempo, fermarlo? E a chi appartiene? Attraverso 12 dischi, di oltre 2 metri ciascuno e collegati tra loro a formare una corona, l’artista offre la prospettiva per osservare il flusso e la trasformazione nel ritmo del tempo. Ancorata ad una boa non fissa, l’opera installazione è libera di muoversi in relazione al moto delle acque del lago, animata da ogni lieve mossa delle onde, ad ogni increspatura.
Coglie luce e ombre nei frammenti di specchio, in ogni istante sempre diversa. È opera di land art che parla di tempo ed esistenza. Propone una esperienza reale e diretta, mutevole nel farsi del tempo, tra arte e paesaggio. È la realizzazione di un’idea che è paesaggio.
Il trascorrere infinito del tempo dall’alba alla notte
«Il fermarsi del tempo» è moto ed è narrazione di una giornata nel suo fluire, dai primi deboli chiarori dell’alba alla notte. Non si può catturare il tempo e dipingerlo.
L’artista dipinge/cattura la luce di una giornata in dodici tempi, attraverso dodici tondi che galleggiano sulla fluidità dell’acqua. I tondi attraggono luci e oscurità, si muovono in interazione con l’ambiente, sospinti secondo traiettorie modificate naturalmente dagli eventi atmosferici. La luce nel trascorrere del giorno segna il tempo.
L’ambiente nel perenne movimento del tempo
L’opera galleggiante sulla superficie dell’acqua si misura con l’ambiente, attraversata e composta dal lago e dalla natura circostante. Pioggia, sole, vento, i suoni del lago la invadono e modificano.
Si fa ambiente nella fluttuazione imprevedibile e mutevole generata dalla variabilità atmosferica. Il colore si manifesta in base alla luce. L’opera cattura l’istante e muta nel colore, sempre diversa come il fluire del tempo e dell’esistenza.
Sono i colori del giorno, scossi dall’imprevedibile ritmo della vita, dal suo generarsi nella luce sino alla fine, assorbita dal buio condotto dal crepuscolo.
L’esperienza nel tempo
È richiamo a un’idea del tempo come esperienza, oltre la sua misurabilità tecnica, come ritmo del prima e del dopo, in cui affiora il tempo interiore. Svela il sentire, affiora il tempo come tempo della vita, dell’attesa, del desiderio e del ricordo, del cambiamento, della fatica e della fine. L’installazione guarda ad una scansione misurata, dodici tondi uniti, e alla soggettività della percezione dei colori, al movimento imprevisto e variabile generato dalla relazione tra acqua e vento, acqua e pioggia, acqua e calore, mondo vegetale e animale che abitano e modificano il lago. C’è lo svelamento del tempo interiore, non misurabile. È stimolo ad ascoltare l’irregolarità del tempo personale che ci fa vedere i colori dei dischi in modo variabile. L’opera non imita e rappresenta il tempo, ma dialoga nell’ambiente.
«Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?», direbbe Gauguin, nella sua rappresentazione del ciclo della vita, all’interno del paradiso polinesiano2. Narrazione figurativa, dalla nascita alla vecchiaia, intorno agli interrogativi esistenziali, dove il tempo ci trasforma, nel gioco della luce che riveste i corpi e che si sottrae nella donna anziana, racchiusa nei suoi pensieri.
Ad Avigliana, l’installazione ancorata e libera nell’irregolarità del moto dell’acqua e del cielo ricorda all’osservatore l’essenza della vita, lo scorrere del tempo, la forza e la fragilità dell’esistenza. Il frammento di un istante. Rispecchia la vita, e di come il tempo la consuma e la rigenera, riproducendo nel nuovo giorno occasioni di luce. Soggetta al mutare del tempo, è metafora del tempo che erode, trasforma e ridà energia.
Spalanca lo sguardo all’esistente, alla condizione umana e ci interroga. Possiamo fermare il tempo? trasformarlo e adattarlo su di noi e sulla nostra condizione, sospingendolo oltre la fine, oltre la morte, dilatandone i confini o interromperlo, quando percepito sterile e doloroso, drammaticamente insostenibile nella nostra condizione esistenziale?
Possiamo ricondurlo o ritrovarlo nello spazio di natura, così come nell’installazione sospesa sulle acque del lago, nei ritmi di luce e notte, troppo spesso scardinati dalla rincorsa di futuro.
1 Luciano CAPPELLARI è artista ed architetto. Lavora da anni sul tema del tempo. Ha realizzato il progetto artistico «Il fermarsi del tempo», con il patrocinio del Comune di Avigliana e della Città metropolitana di Torino. Segue il «Varo del tempo» del 2018 sul Po, opera trasportata dalla corrente. L’installazione sarà visibile dal 18 settembre al 3 ottobre 2021. L’evento di land art è contemporaneo alla mostra collettiva «Il tempo dell’acqua», dal 5 settembre al 4 ottobre 2021 presso la Chiesa di Santa Croce, Piazza Conte Rosso – Avigliana (To); per informazioni sull’evento «Il fermarsi del tempo» di L. Cappellari, https://www.comune.avigliana.to.it/it-it/appuntamenti/il-fermarsi-del-tempo-opera-galleggiante-79767-1-b43f088d05a7eebc7337a364e76c503a
Una video-registrazione sul canale You Tube, 18 settembre 2021, a cura del Comune di Avigliana in cui l’Artista Cappellari descrive la sua più recente installazione al Grande Lago di Avigliana, in «Il Fermarsi del Tempo» di L. Cappellari [internet, accesso il 28 09 2021]
2 Opera, Testamento spirituale, del pittore Paul Gauguin (1897 – 1898, olio su tela 139 x 374,5 cm, Boston, Museum of Fine Arts; in Wikipedia: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e5/Paul_Gauguin_-_D%27ou_venons-nous.jpg?uselang=it
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