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85 Febbraio 2022
Bioetica News Torino Verso un'ecologia integrale e dossier obbligo vaccinale Covid-19

Il dono come percorso di guarigione nella “Casa comune”

Intervento di Anna Molinari al Convegno Laudato si’. Operatori sanitari e riflessioni per il futuro, 3-4 febbraio 2022, Bioetica News Torino Centro Cattolico di Bioetica Arcidiocesi di Torino – riproduzione riservata

Il senso della cura di sé, dell’altro e del creato


Il quinto anniversario dell’enciclica Laudato Si ha coinciso con la crisi pandemica del Coronavirus, rafforzandone il messaggio profetico. L’interconnessione e interdipendenza tra tutti e ciascuno è ormai evidente: urge un atteggiamento ecologico integrale”.  La Creazione è stata ferita dal peccato, ma anche il Creato sarà redento. A quest’opera di “redenzione della creazione” l’uomo è chiamato a collaborare. Ė essenziale leggere i testi biblici nel loro contesto, rilevando come (Genesi 2,15) ci invitano a coltivare e custodire il giardino del mondo. Dunque, preghiamo per e con il Creato.

Siamo tanti singoli esseri umani ma, l’abbiamo detto, profondamente interconnessi, plasmati dalle nostre molteplici relazioni. Siamo tanto più utili e graditi agli altri, quanto più cerchiamo di essere noi stessi: l’altro infatti avverte l’autenticità ed anche la gioia, per quei tanti o pochi frutti che portiamo. Nel senso che se ci curiamo di noi stessi, facciamo il bene di chi ci è attorno; la cura delle nostre relazioni è presupposto a una vita di senso.

Cura ha un significato importante: è un percorso di vita, un continuo apprendimento. Anche nell’esercizio della professione medica. Il lavoro su sé stessi, la cura del proprio desiderio e della propria vocazione e della propria periferia, l’accoglienza di sé e anche di quella parte più sconosciuta, la cura dei pensieri e delle azioni e delle parole e delle scelte: sono quel lavoro che aiuta nella “cura” degli altri, malati e disabili e sofferenti in varie maniere.

Nelle relazioni di cura integriamo i propri limiti paure e sofferenze, per entrare in contatto con bisogni e sofferenze altrui (malati e congiunti, bimbi morenti e loro genitori, giovani in rovina e parenti impotenti). Non resta che pregare Dio affinché ci aiuti a riconoscere quel messaggio di Gesù che dobbiamo dire con la vita.

Già da studente universitario comprendevo come al di là dei problemi clinici e delle risposte tecniche ci fossero altre complesse esigenze: occorreva un diverso rapporto col paziente, occorreva recuperare quell’”essere medico” che avevamo voluto ma così diverso da quel “fare il medico” che ci trovavamo a vivere. Mi ponevo e riponevo domande.

Già come paziente (anche in Rianimazione) e come parente di pazienti coglievo l’esigenza di costruire insieme una comunità che cura e che ha “cura”, dove si cerca entro i limiti personali e strutturali di praticare rispetto ed ascolto e riflessione, dove si fa pratica di discernimento, si coltivano l’attenzione e la vigilanza, si pongono domande accettando di non dare subito le risposte.

Torno a dire come la “Strada” sia l’esperienza individuale, il vissuto emozionale riconosciuto, un profondo lavoro formativo e conoscitivo su sé stessi: nel rapporto col paziente si porta essenzialmente ciò che si è ! Non dimentichiamo che siamo santi, che ciascuno è “Santo”: santi non si nasce, si diventa; “santo” vuol dire “felice”: la vita di ciascuno è un nodo complesso di potenzialità, che si attuano nel tempo secondo percorsi di differente difficoltà. Questi percorsi di santificazione sono innumerevoli e diversissimi tra loro, legati a mille influenze genetiche, caratteriali, ambientali, storiche, alcuni sono in anticipo, altri in ritardo, gli aspetti e i tempi in cui possono eccellere sono diversissimi, ma tutti illuminati dalla vocazione alla felicità.

Dall’insegnamento di Gesù per realizzare una società rinnovata, abitata dalla tenerezza

L’immagine più significante che i vangeli ci mostrano di Gesù è quella di “uomo per gli altri”: Gesù è il testimone vivente del Dio Padre innamorato dell’uomo e amante della vita tutta. Nella sua Catechesi il Papa propone: Preparare il futuro insieme a Gesù che salva e guarisce: come discepoli di Gesù, ci siamo proposti di seguire i suoi passi optando per i poveri, ripensando l’uso dei beni e prendendoci cura della casa comune. Come ci mostra il Vangelo, Gesù quando guariva le malattie e le infermità fisiche, guariva anche lo spirito perdonando i peccati (perché Gesù sempre perdona) così come i “dolori sociali” includendo gli emarginati. Gesù, che rinnova e riconcilia ogni creatura, ci regala i doni necessari per amare e guarire come Lui sapeva fare, per prenderci cura di tutti senza distinzioni.

Affinché questo accada realmente, abbiamo bisogno di contemplare e apprezzare la bellezza di ogni essere umano e di ogni creatura. Siamo stati concepiti nel cuore di Dio. «Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno di noi è amato, ciascuno è necessario». E ogni creatura ha qualcosa da dirci del Dio creatore.  Riconoscere tale verità e ringraziare per gli intimi legami della nostra comunione universale con tutte le persone e con tutte le creature, attiva «una cura generosa e piena di tenerezza». 

Così mobilitati da questa chiamata che reclama da noi un’altra rotta, reclama di cambiare, potremo contribuire al risanamento delle relazioni con i nostri doni e le nostre capacità.  Potremo rigenerare la società e non ritornare alla cosiddetta “normalità”, che è una normalità ammalata: era ammalata prima della pandemia e questa l’ha solo evidenziata!              

La normalità alla quale siamo chiamati è quella del Regno di Dio, dove «i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo» (Mt 11,5). E nessuno fa il finto tonto guardando da un’altra parte. Questo è quello che dobbiamo fare, per cambiare. Nella normalità del Regno di Dio il pane arriva a tutti e ne avanza, l’organizzazione sociale si basa sul contribuire, condividere e distribuire.

Il gesto che fa andare avanti una società, una famiglia, un quartiere, una città, tutti è quello di darsi, dare, che non è fare un’elemosina. Potremo uscire dalla crisi solo con la tenerezza. E la tenerezza è il segnale proprio della presenza di Gesù. Quell’avvicinarsi al prossimo per camminare, per guarire, per aiutare, per sacrificarsi per l’altro.

Bibliografia

COSCIENZA, rivista del MEIC,  4/ 2019

GENESI

FRANCESCO I, Evangelii gaudium. Esortazione apostolica,  2013

FRANCESCO I, Laudato si’. Lettera, 2015, commento di C. Simonelli

PAOLO VI, Gaudium et spes,  Costituzione pastorale, 1965

RAVASI G., La Bibbia

VANGELO SECONDO MATTEO

* Anna Molinari
Specializzazioni postlaurea in neurofisiopatologia, anestesia rianimazione indirizzo terapia antalgica radiodiagnostica
Convegni organizzati su temi ambientali e appropriatezza in medicina
Volontariato in ospedale pediatrico Alessandria, a Lourdes con Oftal, a Sokponta Benin Con Abbraccio presso Nessuno Escluso  Caritas Alessandria

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