Aver incluso la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), con un ticket simbolico, rappresenta un passo avanti nel riconoscimento dei diritti delle coppie infertili. Tuttavia, questa decisione solleva molteplici interrogativi sia con riguardo agli aspetti bioetici derivanti dall’allocazione delle risorse sia con riguardo alla reale efficacia di questa misura nel contrastare la crisi demografica. Riemerge così il noto problema della «coperta corta» che solo una gestione attenta e una visione lungimirante possono affrontare, evitando di generare sperequazioni.
Piove, governo ladro!
Questa espressione nazional-popolare riflette un malcontento generalizzato, spesso accompagnato da un atteggiamento di sfiducia verso le istituzioni. Il popolo tende a individuare nelle «autorità di turno» la causa di ogni problematica che lo affligge. Tale inclinazione, seppur comprensibile, rischia di distorcere il dibattito pubblico e le dinamiche decisionali.
Il legislatore, consapevole di questa percezione diffusa, tenta di tenere conto della communis opinio cercando di assecondarla, legge di bilancio dopo legge di bilancio. Tuttavia, quando l’azione politica si riduce a un’incessante rincorsa ai desiderata della maggioranza, il rischio è quello di alimentare le sperequazioni. Infatti la maggioranza che riesce a far sentire la propria voce finisce spesso per prevalere a scapito delle minoranze, le quali vedono progressivamente ridotta la loro porzione di quella «coperta corta» che dovrebbe (idealmente) coprire tutti.
Il tema dell’allocazione delle risorse pubbliche, particolarmente complesso e cruciale, ci coinvolge sia come cittadini sia come giuristi e bioeticisti. E a questo proposito, l’attualità ci offre un esempio paradigmatico: l’introduzione, a partire dal 30 dicembre 2024, dei nuovi LEA. Questa novità, almeno sul piano ideale, dovrebbe rappresentare un ampliamento dei diritti dei cittadini e un passo in avanti nella tutela della salute pubblica.
Tuttavia, passando dal piano teorico a quello pratico, emergono criticità legate alla gestione delle risorse che, giocoforza, sono limitate. La problematica della «coperta corta» si manifesta con particolare intensità in un contesto caratterizzato da una crescente domanda di servizi sanitari. Un caso emblematico è l’inclusione della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) tra i LEA. Dal 30 dicembre scorso, la PMA è ufficialmente garantita dal Servizio Sanitario Nazionale, con un ticket di soli 38,00€. Tale misura è stata accolta positivamente poiché si considera che rappresenti un passo avanti nel riconoscimento dei diritti delle coppie infertili.
Tuttavia, è lecito interrogarsi se l’inclusione della PMA nei LEA sia davvero priva di criticità o se rischi di configurarsi come una «soluzione di facciata» che dimostrerebbe, però, l’incapacità di affrontare problematiche più profonde. Infatti, fin quando persisteranno criticità strutturali quali, ad esempio: l’instabilità economica; la carenza di politiche di supporto alla genitorialità; l’inadeguatezza dei servizi per l’infanzia; etc. sarà arduo affrontare efficacemente il problema della denatalità.

Sebbene l’introduzione della PMA tra i LEA possa rappresentare un aiuto concreto per molte coppie, essa non costituisce, di certo, la soluzione definitiva. Il dato che prevede un incremento delle PMA dal 4% al 7% nei prossimi anni è significativo, ma pone degli interrogativi. Infatti, è lecito domandarsi se questo aumento sia solamente il risultato di una maggiore accessibilità alle tecniche di PMA oppure derivi dalla progressiva diminuzione delle gravidanze naturali. Ragionando su questa questione risulta evidente la complessità del tema. Infatti, la crisi della natalità non è riconducibile esclusivamente a questioni mediche ma anche a dinamiche socioeconomiche e culturali che il legislatore non può ignorare.
Affrontare una singola criticità, come l’accesso alla PMA, non equivale a risolvere l’annosa problematica dell’inverno demografico. Per fronteggiare una problematica strutturale di tale portata è necessario adottare un approccio integrato, che coniughi interventi giuridici, sanitari, economici e culturali.
In conclusione, è essenziale imparare a guardare oltre l’illusione della soluzione immediata.
Sebbene la «coperta corta» ponga delle sfide impegnative non dev’essere percepita come una condanna. Una gestione oculata e una visione lungimirante possono coesistere e possono consentire una distribuzione più equa delle risorse, senza lasciare «scoperto» nessuno.
© Bioetica News Torino, Marzo 2025 - Riproduzione Vietata