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86 Marzo 2022
Mini dossier Eutanasia Vittoria o sconfitta per la società?

I volti delle donne e la libertà attraverso l’arte




«Mi domandi: “Ma perché sei in questa gabbia, se sei un uccello dell’aria? “Che cosa ne so, io?»
(Jalâl Al-Dîn Rûmî, Divan Canzoniere, XIII sec.)


«Il mondo diceva con una risata: “Scrivi? E a che serve se tu scrivi?”»
(Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé)1

Il progetto fotografico dell’artista Bahar Heidarzade, premiato a Paratissima a Torino a novembre 2021, ritrae donne senza volto, avvolte in stoffe che mostrano e lasciano liberi i capelli2. Le immagini interrogano su diritti, identità e libertà di essere ed esprimersi delle donne.

Bahar racconta che indossava un hijab al momento della sua partenza definitiva dall’Iran.

I colori caldi impressi nella stoffa rappresentavano futuro e speranza, di buon auspicio nel nuovo cammino di vita. All’arrivo in Italia ha sciolto i capelli e scoperto il viso. Attraverso il velo ha realizzato una serie fotografica che è indagine interiore sull’identità delle donne e denuncia sul silenzio della censura dei corpi e del pensiero. Bahar ha invitato ad indossare al contrario il suo  hijab, lasciando scoperti  i capelli e coprendo invece il viso.

L’artista ha ritratto da una prospettiva rovesciata i volti nascosti e nell’azione di nascondimento dell’identità ha fatto affiorare il grido a riconoscersi nelle differenze, nell’individualità e in libertà. L’atto di coprirsi il capo è amplificato attraverso i lunghi capelli neri e biondi esposti ed il panneggio della stoffa che cela il viso. Metafore di una comune condizione che attraversa troppo spesso le donne, nello spirito e nel corpo, in ogni latitudine, che toglie voce, che confina in cliché.

Bahar ha lasciato l’Iran e non vi è più tornata. La lontananza è memoria e dolore. Bahar rappresenta il ricordo e la lacerazione dell’esilio e dà a questo la forma del sasso, del masso.

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Bahar Heidarzade, “Sasso XL”, 2019-2021, scultura in cartapesta e stampa su tela, mostra Vulnerabilis (Issr in collaborazione con Accademia Albertina Belle Arti di Torino, Cappella del Polo Teologico, Torino nov 2021 © F. L. Mazzoli BNT riproduzione riservata (3)

A seguito delle notizie sull’intensificarsi delle tensioni tra Iran e Usa nel maggio 2018, l’artista inizia a raccogliere le pagine dei giornali che illustrano le vicende.

Le informazioni generano dolore e peso. Bahar miscela acqua e carta, così le parole scritte si scolorano, si dissolvono. Trasforma le notizie in un masso di cartapesta, in scultura e il sasso in performance.

L’azione performativa pubblica di Bahar è di condivisione del carico di dolore e partecipazione alla pena, e attraverso questo si presenta come liberazione collettiva dalla sofferenza fisica e interiore. Il dolore individuale, personale diventa partecipato.

Nel percorso della performance si è invitati a prendere parte, a sperimentare il peso del masso, delle lacerazioni della storia, per entrare in condivisione e lasciare che gli effetti attraversino le proprie esistenze.  Il dolore personale si apre e si mostra universale,  coinvolge, attraverso un’azione che richiede tenacia e resistenza quotidiana. Sollecita presenza, condivisione e partecipazione.

L’arte di Bahar spalanca l’individuale al collettivo e ai valori universali, dell’essere donna, della libertà e dei diritti di tutti e per tutti.

La performance itinerante di Bahar per le vie della città di Torino, intitolata Stone XXL, di cui abbiamo pubblicato quattro immagini, si può vedere integrale sul profilo instagram dell’Artista collegandovi a https://www.instagram.com/p/CW8jP96IM9b/?utm_medium=share_sheet.

Note

1 V. WOOLF, Una stanza tutta per sé, Guaraldi 1995, p. 73

2 Presentato con il gallerista Riccardo Costantini,  Galleria d’Arte Riccardo Costantini Contemporary, a cura di Olga Gambari. L’artista è stata premiata a Paratissima con il Talenz Prize  2021 ed ha ottenuto il riconoscimento di Best Exhibit Artist 2021

3 L’opera è evocazione della performance, con la quale l’artista iraniana Bahar Heidarzade, condivide con il pubblico il “peso del ricordo”

Intervistata Bahar Heidarzade

Bahar Heidarzade (Teheran, 1981) è una giovane artista d’origine iraniana.
Studia arte in Iran e lascia il suo paese nel 2006. In Italia dal 2013, ha frequentato l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dove consegue la laurea magistrale in Pittura nel 2019. Unisce azioni performative, fotografia, connette pittura alle installazioni audiovisive. Esplora la realtà, con sguardo attento all’indagine socio-antropologica, mostra la memoria delle origini e la plasma in voce dei diritti del suo popolo, interroga e ci interroga sull’essere donne ovunque nel mondo.

Intervista. “Conversazione con Bahar Heidarzade”

D. Sei nata a Teheran, in Iran, hai vissuto in Armenia e in India e sei giunta in Italia nel 2013. Il tuo percorso artistico attraversa culture, geografie sociali e politiche diverse. Quale posto hanno nella tua arte?

R. Sì ho vissuto in vari paesi con culture, geografie sociali e politiche diverse. In ogni posto ho cercato di avvicinarmi alla cultura e alla vita quotidiana per conoscerlo meglio. Ho imparato tanto e ho visto tanto. Ovviamente tutte quelle esperienze portano qualcosa anche nella mia arte.

D. Essere donna ed essere artista donna cosa significa? Quanta fatica e quanta energia c’è in questa congiunzione?

R. Essere donna significa dare vita, essere forte, lottare e non lasciarsi abbattere. Essere anche artista donna significa esprimere tutto questo tramite l’arte con tanta fatica e sacrifici, tanta energia e pazienza per poter portarla avanti e per poter condividerla con tutti.

D. La memoria contrassegna molti tuoi lavori. Che cosa rappresenta la memoria? Aiuta a costruire il futuro?

R. La memoria per me sono i momenti in cui vivo e diventano il mio passato, e il mio futuro si realizza col mio passato, col mio vissuto di cui mi resta il ricordo.

D. L’arte e la libertà di espressione sono bussole in questo nostro tempo dominato da politiche di negazione dei diritti e di conformità e consumismo. Quale contributo dà l’arte alla coscienza e allo spirito delle comunità?

R. L’arte si esprime solo quando è libera, ed infatti non potevo esprimermi con la mia arte nel mio paese, perché l’arte è limitata ed è censurata e la libertà è limitata. L’arte deve essere libera di darci quello che vuole, come un’anima libera.

D. Ti esprimi con molte forme d’arte (pittura, fotografia, video, performance) puoi spiegarci questa ricchezza di forme di comunicazione?

R. Secondo me ogni forma d’arte ha qualcosa per sé, io scelgo ciascuna di queste forme in rapporto alla mia ricerca per comunicarla meglio e dare e condividere il mio messaggio a chi la guarda. Per me queste forme sono come strumenti musicali che quando li senti ti entrano dentro.

D. Quali sono i tuoi prossimi progetti?

R. Ho molti progetti a cui sto lavorando, attualmente sto dipingendo e disegnando tanto.

© Bioetica News Torino, Marzo 2022 - Riproduzione Vietata