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69 Giugno 2020
Speciale Contraccezione d'emergenza: sì, no, perché

I. Dispositivi e farmaci per la contraccezione d’emergenza: tipi e meccanismi d’azione – Parte I

I.1. Introduzione alla lettura

Prima di avventurarsi nello studio sulla contraccezione d’emergenza, che nelle prossime pagine troverete esposto dalla dottoressa Porta con competenza e rigore, si ritiene utile chiarire alcuni termini e concetti fondamentali, affinché gli approfondimenti successivi siano di agevole comprensione anche per chi non è esperto della materia.

Prof.ssa Paola Aliperta, al Convegno Aborto e Legge 194: una riflessione dopo 40 anni, Facoltà Teologica Torino, 24 nov 2018, F. G. Boero
Paola ALIPERTA – Bioetica News Torino

Sono attualmente in commercio in  molte nazioni alcuni “farmaci” e dispositivi denominati “contraccettivi d’emergenza”. Di che cosa si tratta? Cosa si intende con il termine “contraccettivi”?

Tecnicamente si definisce “contraccettivo” una qualsiasi sostanza, dispositivo o metodica che agisca al fine di impedire temporaneamente e reversibilmente il concepimento1, fenomeno che ha inizio con la fecondazione, ossia l’unione tra due gameti, uno maschile, lo spermatozoo, e uno femminile, l’ovulo. Questa fusione porta alla formazione di quello che viene comunemente chiamato embrione, dapprima monocellulare (lo zigote), che si dividerà al fine di aumentare il numero delle sue cellule fino a formare un organismo complesso.

Sono pertanto propriamente contraccettive tutte le tecniche che agiscono prima della fecondazione. Il loro meccanismo d’azione spesso interferisce con quel ciclo che porta a maturazione gli ovuli nel corpo della donna con frequenza circa mensile, ma esistono anche altre modalità che impediscono l’incontro tra ovulo e spermatozoo, che verranno descritte nelle pagine seguenti.

Ciò che invece agisce dopo il concepimento, impedendo la prosecuzione della gravidanza, viene denominato in modi diversi: intercettivo o antinidatorio, se impedisce l’impianto dell’embrione nella parete uterina, contragestativo, se ne provoca il distacco ad impianto già avvenuto.

Fino a pochi decenni fa la comunità scientifica considerava concordemente i dispositivi antinidatori e contragestativi come abortivi. Questo perché esisteva una visione condivisa che collocava l’inizio della vita umana al momento della fusione dei due gameti. La cellula derivante da questo atto infatti possiede già il DNA comune a tutte le cellule dell’organismo che da essa si formerà mediante un processo privo di discontinuità. Anche nella legislazione è possibile trovare riscontri di questa concezione, per esempio nella tutela del prodotto del concepimento quale essere umano (L. 405/75 che istituì i Consultori e la sentenza della Corte Europea di Giustizia del 18 ottobre 2011).

Per correttezza si riporta però che alcuni autori negli ultimi decenni hanno contestato queste affermazioni con diverse motivazioni, e non hanno più accettato di attribuire allo zigote la dignità di persona, ponendo l’inizio della vita in momenti successivi, diversi a seconda degli autori (come verrà ampliamente illustrato nei capitoli successivi). A partire dal 1984, quando una commissione inglese dichiarò per la prima volta nel Rapporto Warnock la liceità di un intervento nella vita dell’embrione dal momento del concepimento fino al quattordicesimo giorno successivo (attribuendo a ciò che esiste prima del quattordicesimo giorno il nome di “pre-embrione”) si è aperta la strada non solo alla libera soppressione del cosiddetto pre-embrione, ma anche a sue molteplici manipolazioni. Tuttavia, nel rapporto stesso, la stessa Commissione che lo stilò ammise che la vita dell’essere umano comincia propriamente con la fecondazione. Pertanto, sebbene questa visione possa farci spostare l’inizio della gravidanza dal momento della formazione dell’embrione al momento del suo annidamento nell’utero (soprattutto se si pensa alle fecondazioni in vitro, in cui la gravidanza inizia solo quando gli embrioni, dopo essere sopravvissuti in vitro, vengono impiantati nel corpo della donna), appare importante notare che gli interventi volti a sopprimere il cosiddetto “pre-embrione” possono comunque essere interpretati, se non come aborti, almeno come atti rivolti contro la vita umana.

I farmaci posti in commercio in Italia e in Europa come contraccettivi d’emergenza sono generalmente corredati da un foglietto illustrativo che propone come unico meccanismo d’azione la prevenzione dell’ovulazione. Se così fosse sarebbero effettivamente contraccettivi. Sorge però spontanea la domanda su come possano essere efficaci in quei giorni in cui nella donna non avviene l’ovulazione, quando per esempio l’ovulo è già presente. Tale dubbio è anche supportato dalle indicazioni presenti nei foglietti illustrativi degli stessi farmaci commercializzati negli Stati Uniti d’America o in Canada2, che ammettono che non si possa escludere il meccanismo d’azione antinidatorio. Gli approfondimenti sui meccanismi d’azione esposti nelle pagine seguenti aiuteranno a risolvere il dubbio sulla possibilità di un’azione contro la vita.

Infine, nelle pagine successive si troverà un’analisi organizzata in funzione dei diversi principi attivi, indipendentemente dalla forma farmaceutica e dalla destinazione d’uso, al fine di evidenziare la possibile tossicità legata ad una frequenza d’uso diversa da quella raccomandata e che di conseguenza non compare nei foglietti illustrativi. Questo perché si ritiene possibile, nel caso dei contraccettivi d’emergenza, la cui vendita nelle maggiorenni non è né limitata né controllabile a causa della mancanza dell’obbligo di ricetta, un uso diverso da quello occasionale raccomandato.
Continua con la seconda Parte


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69 Giugno 2020 Speciale Contraccezione d'emergenza: sì, no, perché