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I cristiani: una minaccia per il governo indiano? I poveri temono per la congregazione di Madre Teresa

29 Dicembre 2021

Rimarranno senza quel minimo di aiuto che avrebbero invece almeno potuto ricevere i 22 mila poveri dall’opera religiosa che si prende cura di loro, la Congregazione delle Missionarie della Carità in India. L’opera di apostolato per amore di Dio al servizio dei più poveri e bisognosi fondato da Madre Teresa di Calcutta nel 1950 e conosciuto in tutto il mondo, sta affrontando in questo periodo un duro attacco in un Paese in cui sta crescendo l’ostilità politica nei confronti delle minoranze religiose. C’è paura da parte dei nazionalisti fondamentalisti indù che dietro alle opere caritatevoli si nasconda una “conversione forzata”, in questo caso al cristianesimo.

A tre settimane di distanza dall’ispezione dei servizi sociali che hanno portato ad un’indagine della polizia per appurare l’esistenza di tale conversione forzata verso alcune ragazze accolte nella casa per orfane e bambine sfruttate nel lavoro di Vadovara, nella regione indiana del Gujrat, se fossero costrette a indossare la croce e leggere testi religiosi cristiani, nella casa madre di Calcutta viene respinta invece il 25 dicembre la richiesta per ricevere i contributi dall’estero.

La prima vicenda si svolge nella regione del Gujarat dove dal 2003 è in vigore la legge anti-conversioni e dove l’attuale primo ministro del Paese Narenda Modi ha rivestito per alcuni anni la carica di primo ministro. Riferendosi all’episodio l’arcivescovo di Vasai monsignor Felix Machado, segretario generale della Conferenza episcopale indiana in un’intervista ad Asia News il 15 dicembre ha domandato: «Dove andrà a finire questo Paese se si rinnega il rispetto per tutte le religioni continuando a propagare il sospetto nei confronti degli altri? Conosciamo l’universalismo dei Rig Veda e delle Upanishad e lo confrontiamo con quanto succede oggi: è tempo di una riflessione seria, per ritornare alle gloriose tradizioni dell’India, non alle strumentalizzazioni politiche».

La seconda vicenda, riguarda il rifiuto della domanda di rinnovo di registrazione per poter ricevere i contributi dall’estero in base alla legge Foreign Contribution Regulation Act che è diventata più restrittiva nel 2020 mettendo in difficoltà l’operato di organizzazioni internazionali umanitarie come è accaduto lo scorso anno con il congelamento dei conti bancari per Greenpeace e Amnesty International. Nei confronti della Congregazione delle Missionarie di Carità di Calcutta emerge una irregolarità nella presentazione della domanda secondo quanto informa il ministero degli interni e i conti non sono stati congelati ma le missionarie stesse hanno provveduto a bloccarli, nella notizia appresa dal Pime Asia News.

Si assistono da anni casi di violenza e attacchi alle comunità di fede cristiana che ultimamente si sono intensificati in tutta l’India. Nel periodo natalizio estremisti indù hanno interrotto celebrazioni liturgiche, bandito i canti sacri, saccheggiato oggetti devozionali da Agra nello Stato settentrionale di Uttar Pradesh, ad Assam nell’India orientale, ad Ambala nello stato settentrionale di Haryana (un esempio è lo sfregio alla statua del Cristo redentore distruggendola).
Per il padre Prakash, gesuita indiano, che da anni monitora la situazione dei casi di violenza verso i cristiani indiani, si tratta – spiega in Vatican News – di «una campagna ben orchestrata per denigrare e demonizzare i cristiani, spesso condotta con finalità politiche», che ha l’intento di «polarizzare la società su base religiosa, dividendo la maggioranza indù dalle altre comunità di fede, come quelle cristiane o musulmane». 

La maggior parte della popolazione indiana è induista (l’80%). Seguono i musulmani (13%), i sikh (1,9%) e i cristiani che rappresentano il 2% fra cattolici e protestanti. Il buddismo è vivo nelle valli himalaiane.

Madre Teresa, la suora originaria di Skopie in Macedonia, a Calcutta ricevette la “sua chiamata nella chiamata”, quella di placare la sete di Gesù sulla Croce per amore e per le anime, iniziando la sua missione tra i più poveri dei poveri nelle strade polverose e abbandonate della città, e dove fondò la sua prima congregazione missionaria a cui seguirono la diffusione di case in tutto il mondo; ha ricevuto nel 1971 il premio per la pace Papa Giovanni XXIII presentato da Papa Paolo VI ed è stata insignita del premio per la pace nel 1979 per il rispetto per ogni vita umana, in particolare per la sua posizione contro l’aborto; muore nel 1997 a Calcutta con un funerale di stato in suo onore. Dichiarata Beata sotto il pontificato di Giovanni Paolo II nel 2003, sale agli onori dell’altare con Papa Francesco nel 2016.

Così la ricordiamo con una sua frase: «Non siamo assistenti sociali. Forse, agli occhi di alcune persone, compiamo un’opera sociale, ma dobbiamo essere contemplative nel cuore del mondo. Dobbiamo imparare a pregare il lavoro. Farlo con Gesù, per Gesù a Gesù; allora stiamo con lui 24 ore su 24, e questo ci rende contemplative nel cuore del mondo».

redazione Bioetica News Torino