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I bambini sotto i sei anni sono più esposti a rischi di intossicazione da detergenti per pulizia e bucato (caps) Il Rapporto di Istisan dell'Istituto superiore di Sanità - Sorveglianza delle Esposizioni a Detergenti

22 Aprile 2022

Spesso ci si accorge, quando si è dinanzi agli scaffali di un supermercato, dell’ampia scelta a disposizione tra la vasta gamma di articoli ben esposti e attraenti per la cura e pulizia della casa, per il bucato e il lavaggio delle stoviglie. Uno sguardo si posa prima sul prezzo e generalmente poi sulle caratteristiche accompagnate da una immagine pubblicitaria o affidandosi ad un marchio. Si è meno consapevoli del rischio di esposizione ad allergie o a intossicazioni a cui si può andare incontro.

Per praticità o per ridotto volume di ingombro negli armadietti è frequente l’uso del detergente per il bucato in lavatrice anziché nei classici contenitori di plastica quello nelle conosciute “caps“, ossia negli imballaggi solubili monouso. Pochi forse sanno che a questi ultimi detergenti sono maggiormente esposti come fattore di rischio, rispetto a quelli tradizionali, in forma liquida o in polvere, i bambini sotto i 6 anni. Per rendere più sicuri e meno attraenti per i bambini questi detergenti in caps l’Unione Europea aveva aggiornato nel 2014 il regolamento (CE) del 2006, obbligando le case produttrici a rendere meno visibile il prodotto o le singoli dosi con colori opachi o scuri anziché vivaci, facilmente richiudibile e con chiusura a prova di bambino con l’etichetta “tenere fuori dalla portata dei bambini” e a far contenere un agente repellente in modo da farlo rigettare entro un tempo massimo di 6 secondi in caso di contatto orale.

Il recente Rapporto dell’Istisan sulla sorveglianza delle esposizioni a detergenti, a cura dell’Istituto superiore di Sanità, del Ministero della Salute e dei Centri Antiveleno di Bergamo e di Foggia, e pubblicato il 21 aprile, spiega che con tale precauzione si è avuta una diminuzione significativa dei casi di bambini esposti ad intossicazione che, rispetto ai detergenti classici, era più grave e richiedeva un intervento ospedaliero. Il problema di questi prodotti è che sono facilmente portati alla bocca dai bambini piccoli, attratti dai colori vivaci, che attraverso la saliva vengono a contatto con il liquido sciolto delle caps che provoca ulcerazioni alla mucosa della bocca e se ingerito erosioni della mucosa dell’esofago fino a causare polmoniti chimiche ed altri effetti sistemici e se morsicate lo scoppio dell’involucro può causare danni oculari come congiuntiviti e abrasioni corneali.

Questo Rapporto analizza i dati pervenuti da due centri antiveleni di Bergamo della AO Papa Giovanni XXIII e di Foggia della AOU Policlinico Riuniti nel periodo 2016-2020 dando un monitoraggio della situazione sulle esposizioni ai detergenti in ambito domestico e lavorativo per contribuire alla tutela del consumatore dall’uso di prodotti chimici pericolosi mediante un orientamento alle misure di prevenzione, una proposta di gestione dei rischi, la verifica di conformità prevista dalle disposizioni europee riguardo alla pericolosità delle miscele e alle informazioni sul corretto utilizzo.

I bambini esposti alle “Caps” per il lavaggio in lavatrice

Nel periodo della pandemia anno 2020 si è registrato un numero più elevato di bambini coinvolti nelle esposizioni ai detergenti per lavatrice in caps nel trimestre aprile – giugno 2020 (21 casi ), periodo in cui più della metà dei detergenti per bucato (54%) erano in caps.

Il Rapporto mette in evidenza la necessità di ulteriori interventi di prevenzione per i bambini dalla pericolosità di questo tipo di prodotto. Tra il 2016 e il 2020 i due Centri antiveleno hanno registrato 294 esposizioni alle Caps di cui 259 nella classe di età inferiore ai sei anni (88%), ritenendolo «un dato significativo (p<0,001) se confrontato con le esposizioni della stessa classe di età ad altri detersivi per il lavaggio del bucato e delle stoviglie (66,4%) pari a 375 casi». Si sono avuti il 66% di sintomatici sotto i 6 anni dovuti alle Caps pari a 171 casi mentre la percentuale è più bassa per gli altri tipi di detersivi (26%) pari a 98 casi.

Più esposta ai detersivi per il lavaggio delle stoviglie è la fascia di età tra i 6 e i 12 anni. Man mano che aumenta l’età le esposizioni a prodotti chimici per la pulizia, cura e manutenzione crescono di numero raggiungendo un picco sotto i 19 anni (79%), attribuito per un terzo alle candeggine, seguiti dai detergenti multiuso (17%).

Nel 2020 nel periodo della pandemia si registra un picco di casi di esposizione a detergenti per la pulizia e disinfettanti borderline nel mese di marzo con 225 casi e ancora una volta sono i bambini sotto i cinque anni che sono stati più esposti con 3.600 casi, pari al 38%. Fatto inconsueto rispetto ad un andamento costante di un picco che si ripeteva negli anni precedenti nei mesi estivi luglio e giugno.

C’è un’iniziativa europea dell’Aise, Associazione internazionale dei saponi, detergenti e prodotti di manutenzione, che dà alcuni consigli su un uso sicuro dei detersivi monodose nella piattaforma digitale www.keepcapsfromkids.eu/it .

Casi accidentali e intenzionali nella fascia adolescenziale- giovanile

Nel periodo 2016 – 2020 i due centri antiveleno di Bergamo e di Foggia hanno registrato 16 mila 500 casi di esposizione a prodotti catalogati secondo il sistema europeo (EuPCS), tra i quali emergono 9.320 esposizioni a detergenti per la pulizia e detersivi per bucato e stoviglie (PC-CLN e PC-DET)) e a disinfettanti borderline (in quanto rientranti in più di una categoria di EuPCS) tra i biocidi. Per la maggior parte i dati si riferiscono all’ambito domestico con 8.700 esposizioni pari al 94% mentre la rimanente parte all’ambito lavorativo (259 pari a 2,8%).

Le richieste di consulenza ai Centri anti Veleni provengono soprattutto al di fuori dell’ambito ospedaliero per il 70%, soprattutto da cittadini privati a cui seguono medico/infermiere, 118, pediatra e guardia medica. Le chiamate ospedaliere provengono maggiormente da un medico o da un infermiere e poi Pronto Soccorso e pediatra.

Accanto alle persone registrate per circostanza accidentale ai detergenti per la pulizia o disinfettanti borderline, che sono la maggior parte, e per la quasi totalità sono coinvolti i bambini sotto i 6 anni con 3800 esposizioni, vi sono purtroppo anche le drammatiche situazioni di circostanze intenzionali con 702 casi. A riguardo Il Rapporto mette in luce la presenza di adolescenti e giovani, tra i 13 e i 19 anni, rappresentata dal 37% che si è esposta intenzionalmente; la più frequente delle esposizioni risulta a candeggine per il 34%.

L’ingestione è la via più ricorrente di esposizione con 5 mila casi, a cui fa seguito l’inalazione, la mucosa orale, l’oculare e la cutanea.

Quali prodotti rappresentano un rischio maggiore per la salute?

Gli sbiancanti per la pulizia o il bucato, esclusi i disinfettanti (biocidi), risultano tra i prodotti più frequenti nelle esposizioni tossicologiche tra i prodotti per la pulizia (PC-CLN) con 2182 casi pari al 23%; seguono i detergenti universali o multiuso non abrasivi con 1500 esposizioni e i prodotti per la pulizia e la cura del bagno e WC con 802 esposizioni.

Sono maggiormente implicati i detersivi per il lavaggio delle stoviglie con 1.100 casi (PC-DET 3) e per il bucato (PC-DET 1) con 850 casi nella categoria dei detersivi e prodotti ausiliari per il bucato e stoviglie (PC- DET).

Tra i disinfettanti borderline l’esposizione è dovuta quasi del tutto a disinfettanti e alghicidi non destinati ad un’applicazione diretta sull’uomo o su animali.

La fascia dei bambini sotto i 6 anni è più a rischio per la salute, in particolar modo a contatto con i prodotti di pulizia con 2.132 casi di esposizione registrati, di cui 618 dovuto a detergenti universali o multiuso non abrasivi, seguito da 571 esposizioni dovute a sbiancanti per pulizia e bucato e 402 casi per pulizia del bagno e WC. Più penalizzata anche per i detersivi per il bucato e le stoviglie con 1.591 casi di esposizione.

La manifestazione dei sintomi è legata tra i diversi prodotti della pulizia in particolar modo, dai dati del Centro anti – Veleni, quelli degli scarichi, per la pulizia e cura di pietra, piastrelle e fughe, di caminetti e biancanti per la pulizia o bucato, della cucina.

Come si legge un’etichetta dei detergenti?

I detergenti per l’uso di pulizia domestica e di lavaggio di superfici, materiali, macchine devono presentare in etichetta:

  • denominazione e marchio commerciale del prodotto
  • nome, indirizzo e telefono del responsabile dell’immissione del prodotto sul mercato
  • indicazioni sugli ingredienti. Solitamente viene indicato l’indirizzo web a cui fare riferimento on line la lista che viene riportata in etichetta
  • nomi degli ingredienti, denominazione chimica o quella IUPAC
  • istruzioni per l’uso ed eventuali precauzioni
  • profumi, sbiancanti ottici, enzimi, conservanti e disinfettanti devono essere specificati in etichetta, indipendentemente dalla loro concentrazione
  • informazioni sul recupero degli imballaggi
  • avvertenze di pericolo CLP (le informazioni da porsi in etichetta secondo il regolamento su classificazione etichettatura e imballaggio delle sostanze chimiche) indicate dall’immagine di pericolo

(aggiornamento 22 aprile 2022 ore 20.30)

redazione Bioetica News Torino