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Gran Bretagna: non passa “il suicidio assistito”

23 Marzo 2022

La cultura dell’accompagnamento della persona fino alla sua morte naturale, in prossimità della morte, senza accelerazioni, ha prevalso nel Parlamento britannico nella Camera dei Lord riunitasi il 16 marzo. Non è passato con 145 voti contro i 179 l’emendamento 170 sulla legalizzazione del suicidio assistito in Inghilterra e nel Galles, collegato al disegno di legge Health and Social Care Bill sulla riforma del servizio sanitario nazionale britannico.

L’emendamento in questione avrebbe obbligato il governo a presentare una bozza in Parlamento «per consentire ad adulti con facoltà di intendere e volere, malati terminali, di porre fine alla loro vita mediante assistenza medica» che in un anno sarebbe poi mutata in legge (catholicweekly, 20 march 2022).

Per il vescovo ausiliare della diocesi di Westminster John Sherrington, responsabile per le questioni sulla Vita dal 2014 e membro del Consiglio dell’accademia cattolica Anscombe Bioethics Centre di Oxford, il consenso avrebbe portato a cambiamenti costituzionali e ad una legge futura che avrebbe di fatto reso possibile la richiesta di suicidio assistito aprendo uno scenario di anticipazione della morte facilmente ottenibile. «Noi reiteriamo il nostro sostegno affinché si provveda alle cure palliative di alta qualità per tutti... sostenuto dal Governo» ha commentato, in una nota del 17 marzo, soddisfatto della bocciatura.

Il suicidio assistito contrasta con il senso dell’esistenza umana chiamata alla vita, ad essere parte di una comunità, ad essere curata, assistita nella fragilità anche quando non c’è più possibilità di cura, su cui ricade uno sguardo compassionevole che è tale se non viene mistificato dal desiderio altrui di morte.

«Era una prima discussione sulla necessità di una procedura parlamentare propria per una riforma legislativa sul suicidio assistito, non sarà l’ultima«, ha affermato il giorno stesso il proponente dell’emendamento, Lord Forsyth in dignityindying.org.uk.

Già alcuni mesi prima era stata al vaglio in seconda lettura alla Camera dei Lord la legge sul suicidio assistito Meacher’s Bill, introdotta dalla baronessa Molly Meacher. Era il 22 ottobre 2021 quando la richiesta di legalizzazione in Inghilterra e in Galles per i malati maggiorenni nella fase terminale di un’aspettativa di non più di 6 mesi di vita è stata dibattuta fortemente. Non portata ai voti per scelta della proponente è passata alla fase del Committee ma senza un voto, non sostenuta dal governo, con poche possibilità di procedere in seguito in legge. Tra i motivi degli oppositori vi era la mancanza di protezione delle persone vulnerabili e con disabilità le cui posizioni sarebbero diventate ancora più vulnerabili.

In quel frangente si elevò la contrarietà alla partecipazione di tale pratica da parte di un gruppo di 1700 medici britannici che scrissero una lettera alla Segreteria della Sanità britannica sostenendo: «L’ironia crudele di questo cammino è che la legislazione introdotta con la buona intenzione di migliorare la scelta del paziente diminuirà le scelte dei più vulnerabili».

Nei paesi in cui la pratica del suicidio assistito è legale, nell’introdurla il pretesto ricorrente è per un piccolo numero di casi che poi però accrescono con il tempo nella richiesta, come confermano i dati di incremento nell’Oregon con un 1075% dal 1998 al 2019, in Belgio con un 925% tra il 2002 e il 2019 e in Canada con un 648% tra il 2016 e il 2020, riportati dalla Chiesa cattolica della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles su Opposing the Assisted Dying Bill 2021. Nell’articolo appare la voce della Chiesa cattolica secondo la quale «La vita è un dono che va valorizzato e riversato fino all’ultimo respiro, attraverso la morte naturale, che dischiude alla promessa della vita eterna».

Non è il solo tentativo di insediare una legge eutanasica. Nel 2015 era stata la volta di “Marris Bill” che non trovò un ampio consenso alla Camera dei Common; venne rigettata con 330 voti su 118.

Il suicidio assistito è illegale in Inghilterra e nel Galles. Con il Suicide Act del 1961 i medici sono puniti con una condanna di carcere fino a 14 anni. La British Medical Association ha assunto una posizione “neutra” sulla questione per le divergenti visioni all’interno.

Che cosa consiste il disegno di legge sul suicidio assistito “Meacher’s Bill” 2021?

In breve consente ad un individuo adulto, maggiorenne, con facoltà di intendere e volere, in fase terminale di malattia, con un’aspettativa di vita inferiore ai 6 mesi, di richiedere assistenza specifica nel porre fine alla propria vita, a seguito di una dichiarazione firmata anche da un testimone, da due dottori e un giudice dell’Alta Corte per i problemi legati alla famiglia che ha espresso parere favorevole alla richiesta.

Il soggetto deve essere residente abituale per non meno di un anno in Inghilterra e in Galles.

L’Atto parlamentare citato come Assisted Dying Act 2021, stampato il 26 maggio 2021, specifica quando una persona è “terminally ill”, ossia malata terminale:

  • ha una diagnosi di una condizione inevitabilmente progressiva irreversibile e come conseguenza della malattia terminale si prevede ragionevolmente una morte entro sei mesi
  • il trattamento che solleva temporaneamente solo i sintomi di una condizione inevitabilmente progressiva non è da considerarsi come trattamento che può rovesciare quella condizione.

Nella dichiarazione il paziente rilascia acquisite le informazioni sulla diagnosi e prognosi e sui trattamenti disponibili incluso il controllo del dolore e la cura palliativa la sua intenzione di porre fine alla propria vita mediante assistenza medica.

redazione Bioetica News Torino