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110 Febbraio - Marzo 2025
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Geopolitica ed economia Gli scenari del III Millennio

In breve

In un contesto di dinamiche complesse e interconnesse come quelle descritte geopolitica ed economia sono chiamate ad operare attraverso forme di coordinamento e cooperazione. La politica deve mantenere il suo ruolo guida nella vita sociale, preservando la propria autonomia dai poteri economici e finanziari; promuovere formazione, innovazione, inclusività e giustizia sociale con un'attenzione particolare alle fasce della popolazione più vulnerabili e a rischio di marginali

Il tumultuoso divenire della Storia ha subìto, se mai fosse possibile, un’ulteriore accelerazione con la globalizzazione, recente fenomeno attraverso il quale gli investimenti internazionali hanno condizionato e reso interdipendenti le economie nazionali. Il nuovo scenario ha unito, con l’economia ed il commercio, politica e tecnologia, ma anche cultura, tradizioni e costumi. Le ricadute sono molteplici e non tutte di facile ed univoca interpretazione a cominciare dalla controversa questione ambientale. Rendere il mondo idealmente “più piccolo”, avvicinare popoli geograficamente distanti è affascinante, ma inquieta il rischio che, alienando le differenze ,si perdano le identità. Ulteriore preoccupazione condivisa è il rischio di creare nuove forme di colonialismo e schiavitù, allargando la forbice tra povertà e ricchezza, con quest’ultima oltre tutto concentrata concentrata nelle mani di pochi. La nozione del filosofo Leibniz, e cioè che questo sia “il migliore dei mondi possibili” è l’auspicio con il quale comunque dobbiamo impegnarci a guardare presente e futuro, a condizione però di interpretare la parola “crisi” come opportunità.

Enrico Largehro


Il III millennio si prospetta come un periodo di profonde trasformazioni nei sistemi geopolitici ed economici globali. Mentre il mondo entra in una nuova fase di complessità e interconnessione, vecchie certezze vengono messe in discussione, nuovi attori e nuove alleanze emergono sulla scena internazionale, contribuendo a ridefinire equilibri di potere, dinamiche di mercato e modelli di sviluppo. Le sfide del XXI secolo si intrecciano con i nodi irrisolti del passato, come le disuguaglianze economiche, le rivalità tra Stati e i conflitti regionali.

Il mondo sta attraversando una rapida evoluzione verso una configurazione multipolare, segnando probabilmente la fine della lunga egemonia statunitense. La Cina, con la sua crescente influenza economica, militare e tecnologica, si afferma come il principale rivale strategico degli Stati Uniti. In questo nuovo equilibrio globale, oltre alle grandi potenze già affermate, come l’India, emergono altri attori con un forte potenziale di crescita. Il Vietnam, l’Indonesia, il Brasile e il Sudafrica aspirano a un ruolo di primo piano nello scenario internazionale.

Contestualmente gli analisti segnalano un rallentamento di processi economici chiave, come la globalizzazione, accompagnato da una crescente frammentazione economica e politica in parte dovuta alla nuova configurazione multipolare. Questa frammentazione si manifesta con nuove forme di protezionismo e regionalizzazione delle catene di approvvigionamento.

L’Unione Europea punta a preservare il proprio ruolo di potenza economica e garante dei valori democratici, investendo nel rafforzamento della sua ‘autonomia strategica’. La politica della UE punta a ridurre la dipendenza da fornitori esteri in settori chiave come energia, gas, semiconduttori e tecnologie digitali, promuovendo al contempo la competitività, la crescita economica sostenibile e la creazione di posti di lavoro.

Tuttavia, il multipolarismo non assicura necessariamente stabilità. Il panorama internazionale è purtroppo segnato da tensioni e conflitti che spesso sfuggono all’attenzione mediatica. Secondo l’ottavo Rapporto sui conflitti dimenticati di Caritas italiana “Il ritorno delle armi. Guerre del nostro tempo”, ben 52 Stati vivono situazioni di conflitto armato. La competizione per il controllo delle risorse strategiche – acqua, minerali, idrocarburi – potrebbe alimentare ulteriori nuovi conflitti.

La tecnologia continuerà a guidare il cambiamento, con l’intelligenza artificiale (AI) in prima linea. Questa avrà un impatto significativo sulla nostra quotidianità, favorendo efficienza, innovazione e produttività in ambiti come sanità, agricoltura e logistica, migliorando al contempo la qualità della vita. Tuttavia, il suo impiego potrebbe estendersi a scopi militari, di sorveglianza o alimentare nuove “guerre tecnologiche” tra le grandi potenze, creando nuove forme di competizione.

Infine, non dobbiamo dimenticare che la lotta contro i cambiamenti climatici resta una delle questioni più urgenti da affrontare. Il progressivo aumento delle temperature, l’innalzamento del livello del mare e la frequenza crescente di eventi meteorologici estremi stanno già avendo un impatto devastante su molte regioni del pianeta. Tuttavia, non tutti i Paesi condividono lo stesso impegno nell’investire nella transizione verso fonti di energia rinnovabili.

Queste trasformazioni, che stanno ridefinendo il modo di intendere la politica, il commercio e la finanza, creano nuove opportunità e modalità di scambio di beni e servizi. Al contempo, fanno emergere criticità legate alla sicurezza, alla trasparenza – spesso limitata dall’assenza di una regolamentazione uniforme – e al mondo del lavoro, con un crescente divario tra lavoratori altamente qualificati e quelli impiegati in settori tradizionali.

In un contesto di dinamiche complesse e interconnesse come quelle descritte geopolitica ed economia sono chiamate ad operare attraverso forme di coordinamento e cooperazione. La politica deve mantenere il suo ruolo guida nella vita sociale, preservando la propria autonomia dai poteri economici e finanziari; promuovere formazione, innovazione, inclusività e giustizia sociale con un’attenzione particolare alle fasce della popolazione più vulnerabili e a rischio di marginalizzazione.

L’economia, dal canto suo, deve favorire lo sviluppo integrale della persona, considerandola nella sua totalità e non soltanto come “consumatore”. La dottrina sociale della Chiesa Cattolica invita a superare una visione puramente privatistica e utilitaristica, privilegiando invece un approccio altruistico e solidale capace di generare risultati profondamente diversi rispetto a quelli basati sull’egoismo.

Si tratta di interventi complessi, ma essenziali per costruire una società più equa, capace di valorizzare al meglio le risorse umane e naturali, promuovendo sostenibilità e benessere collettivo, orientati al bene comune.

Davide Boasso

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