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76 Febbraio 2021
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“Fratelli Tutti” e il paradigma della fraternità

In breve

Con la sua terza Enciclica, Fratelli tutti (FT), papa Francesco propone un nuovo paradigma per abitare il mondo: propone che si passi dal modello diffuso del dominus a quello frater. Dall’uomo signore e padrone della natura e anche di altri umani, all’uomo fratello, alla donna sorella.

L’altro è anche e sempre un simile

Con la sua terza Enciclica, Fratelli tutti (FT), papa Francesco propone un nuovo paradigma per abitare il mondo: propone che si passi dal modello diffuso del dominus a quello frater. Dall’uomo signore e padrone della natura e anche di altri umani, all’uomo fratello, alla donna sorella. Dall’homo homini lupus all’homo homini frater. Tale paradigma è proposto ai cattolici, a tutti i cristiani, agli appartenenti alle diverse religioni e a tutti gli uomini chiamati a dar efficacia concreta all’appartenenza alla medesima specie umana e alla percezione che l’altro è anche e sempre un simile. Nelle sue infinite diversità, etniche, culturali, religiose, l’altro è un mio simile, con una dignità e dei diritti che sono analoghi ai miei perché comuni a ogni umano. L’antropologia cristiana, che trova il suo centro nell’affermazione dell’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio, di fatto presenta l’essere umano come ospite dell’umano che è in lui: questo “umano” è il dono di Dio all’uomo (immagine) ed è il compito che l’uomo deve sviluppare (somiglianza). La dialettica dell’immagine e della somiglianza in Gen 1,26-27 è la dialettica del dono e della responsabilità. Noi siamo ospiti dell’umano che è in noi, e pertanto non possiamo ergercene a padroni. Siamo chiamati a onorarlo e rispettarlo, curarlo e servirlo in noi e negli altri.

Un nuovo “sogno” da realizzare, una fraternità aperta

Enciclica di denuncia e di prospettiva, la FT è fondata evangelicamente sulla rilettura della parabola del “buon samaritano” (Lc 10,25-37: è il secondo capitolo della FT). Essa propone una visione che indica la direzione di marcia dando il via al lungo cammino che tende alla costruzione di una comunità mondiale fraterna. Questa visione che mira al cambiamento personale e sociale, politico ed istituzionale, papa Francesco la chiama sogno:

Consegno questa Enciclica sociale come un umile apporto alla riflessione affinché, di fronte a diversi modi attuali di eliminare o ignorare gli altri, siamo in grado di reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole. Pur avendola scritta a partire dalle mie convinzioni cristiane, che mi animano e mi nutrono, ho cercato di farlo in modo che la riflessione si apra al dialogo con tutte le persone di buona volontà (FT 6)

Ecco la finalità della FT e lo spirito in cui chiede di essere letta e accolta. Essa mira al cambiamento della realtà, avendo ben chiaro che il cambiamento politico e istituzionale deve andare di pari passo con il cambiamento del cuore e della mente, deve riguardare la persona nella sua interezza.

L’ecologia integrale, che abbraccia cioè tanto l’ambiente quanto la dimensione sociale, proposta nella Laudato sì, si configura come veramente integrale quando riguarda anche la mente e il cuore, la psiche e lo spirito della singola persona. Sul piano politico ‒ e la FT è un’enciclica con fortissima valenza sociale e politica ‒ possiamo dire che la democrazia ha bisogno anche di convinzioni interiori profonde circa, per esempio, la necessaria prossimità e solidarietà con i più deboli e più sfortunati.

Se nutro in me paure e difese che mi distanziano dagli altri non agirò mai in modo fraterno, ma proietterò il male sull’altro e lo colpevolizzerò. Questo processo è, a livello personale, ciò che avviene quando in una società si assiste alla creazione di un capro espiatorio, normalmente rappresentato da minoranze di diversi, di altri: gli immigrati, gli ebrei, i musulmani, i neri, ecc. Merito del Papa è di unire piano personale e piano politico, il quotidiano e la grande storia: il paradigma della fraternità è in grado di fare questa unità. Certo, si tratterà di costruire una fraternità aperta: anche il “noi” può rinchiudersi e divenire autoreferenziale, corporativo, può divenire un “noi” senza o contro gli altri, che difende e persegue i propri interessi economici o i propri obiettivi politici.

Fraternità aperta, non escludente (FT 94), è invece quella «che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita» (FT 1), che ribalta «l’inclinazione dell’essere umano a chiudersi nell’immanenza del proprio io, del proprio gruppo, dei propri interessi meschini» (FT 166). Criteri dell’autentica fraternità sono la corporeità, il farsi cioè realmente vicino all’altro e alle sue necessità; la necessaria collaborazione, l’agire insieme; il rigetto dell’indifferenza; la sacralità di ogni uomo e di ogni donna; la centralità, anche sul piano politico e istituzionale, del povero e del fragile. Non a caso la FT si chiude evocando la figura di Charles de Foucauld, “il fratello universale”, che «solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti» (FT 287).

L’attualità nei tempi: la storia del Buon Samaritano

Nella sua debolezza, l’uomo mezzo morto lungo la strada della parabola evangelica ha il potere di divenire interpellazione e giudizio per tutti noi. Infatti, «la storia del Buon Samaritano si ripete» (FT 71): ci fermeremo riconoscendo in lui un fratello e faremo quanto è in nostro potere, come singoli e come società, per aiutarlo o passeremo dall’altra parte della strada fingendo di non averlo visto? La FT ci pone di fronte a questo interrogativo lancinante che brucia come una spina nella carne.

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Per la ripubblicazione del testo ringraziamo il direttore Alberto Riccadonna de La Voce e il Tempo, uscito il 31 gennaio 2021, p. 27

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