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Fine vita. Scienza & Vita: Per una virtuosa alleanza tra medico e paziente

08 Luglio 2016

Un documento sul fine-vita stilato dall’associazione  «Scienza & Vita» è stato presentato martedì 28 giugno scorso in sala stampa della Camera dei Deputati con l’intento di contribuire «al dibattito in atto sui delicati delicati e complessi temi del fine vita, in questo tempo di elaborazione legislativa da parte delle Commissioni parlamentari deputate», di  Affari sociali e Giustizia.

Si intitola «Con dignità, fino alla fine. Paziente e medico alleati per la vita»: è breve e propone linee  di «riflessione e di possibile prassi per una gestione corretta ed appropriata del rapporto paziente-medico, nel pieno rispetto della coscienza sia del paziente che del medico, entrambi co-protagonisti ed alleati a servizio della salute e del benessere della persona».

Propone una “pianificazione terapeutica condivisa” che  –  spiega il vicepresidente dell’Associazione Paolo Marchionni – «in qualche modo tiene sullo stesso piano dal punto di vista dei valori il medico e il paziente, ⌈…⌉ portando attraverso la possibilità nel dialogo medico-paziente di valutare insieme quali scelte, quali strategie terapeutiche, quali modalità di approccio alla malattia, eventualmente lasciando al paziente, proprio in virtù della sua libertà di scelta, le opzioni che più si attagliano anche al suo contesto valoriale e concreto di quel momento» (M. Raviart, Scienza & Vita: medici e pazienti “alleati per la vita“, Radio Vaticana, 28 giugno 2016).   A tal fine va incoraggiata e diffusa la figura di «un medico tutor in ospedale per facilitare  e migliorare il dialogo tra paziente e medico curante».

È necessario «un coerente quadro valoriale ed antropologico» rispettoso del bene integrale della persona.  E al punto 3 del documento viene spiegato che «la vita di ogni essere umano, infatti, mantiene la sua dignità indipendentemente dalle condizioni concrete in cui essa si svolge. Essa costituisce un bene primario della persona perché precede e consente lo sviluppo di tutti gli altri suoi beni e dimensioni, inclusa la qualità della vita stessa. E proprio in quanto tale, essa esige di essere riconosciuta e rispettata sia dal paziente sia dal medico».

L’intento del documento è quello di «affermare una prospettiva di responsabilizzazione dialogante tra paziente e medico, ch superi interpretazioni meramente esecutive del ruolo di quest’ultimo, richiedendo nel contempo che si presti ogni cura affinché i soggetti più deboli non siano privati di risorse sanitarie e assistenziali o non siano sospinti a rinunciarvi», ha affermato il giurista Luciano Eusebi nell’intervista su «Avvenire» di Graziella Melina, in Scienza & Vita: malattia e dolore, serve dialogo (23 giugno 2016).

Tra una serie di considerazioni citate alla luce di tali assunti vi sono:  la  medicina palliativa che va sostenuta e potenziata; dinanzi a  condizioni di precarietà esistenziale  e difficoltà economiche delle  persone malate  non vi siano sollecitazioni, dirette o indirette, a rifiutare terapie in sé proporzionate e si contrastino i  messaggi che identifichino l’atteggiamento dignitoso, in condizioni di precarietà esistenziale, nella rinuncia alla vita, con inevitabili dinamiche di colpevolizzazione dei malati che desiderino usufruire delle terapie proporzionate tuttora praticabili; una corretta informazione sulle terapie utili e proporzionate  non deve venire meno a seguito di  considerazioni statistiche sull’aspettativa media di vita.

 

Si esprime un parere favorevole per arrivare a  «comuni decisioni “eticamente adeguate” di terapia o cura, realmente rispondenti al miglior bene del paziente, inteso nella sua integralità»  e per contro ogni rifiuto di «ogni intervento (medico e non) eutanasico, vale a dire messo in atto con la diretta intenzione di procurare anticipatamente la morte del paziente gravemente malato o terminale o insofferente della sua condizione.Al tempo stesso, e in ragione del medesimo riconoscimento della dignità che ogni essere umano possiede, Scienza & Vita si oppone fermamente ad ogni intervento medico che, nella data situazione del paziente, si configuri come “accanimento terapeutico”, ovvero che, in base a precisi ed individuati criteri di proporzionalità terapeutica, risulti clinicamente inappropriato».

Approfondimenti:
– Scienza & Vita, Con dignità, fino alla fine,  www.scienzaevita.org, 4 luglio 2016
–  Paola Ricci Sindoni, Fine vita, questione di dignità. Sì, ma quale?, «Avvenire», 30 giugno 2016

Redazione Bioetica News Torino