Avvincente, intrigante, brutalmente realistico e magnificamente scritto.
Giunto al suo terzo film, Taylor Sheridan (stavolta non solo sceneggiatore ma anche regista) ci dimostra ancora una volta che fare cinema è un’arte raffinata, un connubio perfetto tra personaggi di forte spessore, trama accattivante e fluidità registica. E il western è senza dubbio l’emblema di questo cinema.
Il “genere più vecchio del mondo” è ben lontano dal venire archiviato e con il passare degli anni offre sempre nuovi spunti di interpretazione. I Segreti di Wind River 1 ne è la prova. La storia è classica: un agente dell’FBI, Jane Banner, viene incaricata di risolvere un omicidio in una riserva indiana del Wyoming e Cory Lambert, un caparbio cacciatore locale, la affianca nelle ricerche. Entrambi vogliono trovare il colpevole, ma per ragioni differenti: lei vuole consegnarlo alla giustizia, lui vuole cacciarlo. Ecco quindi che due generi si uniscono all’interno dello stesso film, il giallo e il neo-western: due punti di vista diversi sugli stessi avvenimenti, opposti ma concatenati, e solo uno dei due alla fine trionferà sull’altro.
Interessante combinazione tra mistery, thriller e azione, I Segreti di Wind River fa del complicato rapporto tra uomo e natura il suo punto di forza. Senza i meravigliosi paesaggi incontaminati del selvaggio West americano il film perderebbe gran parte del suo impatto. Nonostante sia alla sua prima prova registica, Sheridan non delude le aspettative e regala allo spettatore panoramiche mozzafiato delle innevate Montagne Rocciose (la scenografia è di Neil Spisak), indispensabile fiore all’occhiello di una trama altrettanto sorprendente e tutt’altro che banale.
I personaggi, costruiti con la consueta abilità da Sheridan, sono intensi e raffinati e bastano pochi, incisivi dialoghi a delinearne la personalità e la profondità. Jeremy Renner è perfetto nei panni di Cory, il cacciatore, e dimostra di saper reggere senza difficoltà ruoli impegnativi. Una buona prova anche per Gil Birmingham, l’addolorato e irriducibile padre della ragazza uccisa. Interpretazione poco convincente, invece, della giovane Elizabeth Olsen, nei panni dell’integerrimo agente dell’FBI: un ruolo forse troppo gravoso per un’attrice ancora così acerba.
Le musiche, composte da Nick Cave e Warren Ellis, accompagnano armoniosamente ogni scena del film, diventando quasi parte integrante dell’ambientazione.
Inspiegabile e superflua la scelta del titolo italiano: all’insipido quanto dozzinale I Segreti di Wind River (quasi da telenovela) si contrappone la più semplice e diretta versione americana, Wind River, decisamente più efficace e d’impatto.
Potente, maestoso e dal ritmo incalzante, il film si distingue per la sapiente opera registica e una sceneggiatura graffiante ed elegante, qualità piuttosto rare per le produzioni appartenenti a questo genere. Dopotutto, si sa, Sheridan non sbaglia un colpo e la sua maestria è stata giustamente premiata con il premio per la miglior regia al Festival del cinema di Cannes (2017) nella sezione Un Certain Regard e a Torino è stato presentato al 35 Film Festival nella sezione Festa mobile.
I segreti di Wind River di Taylor Sheridan, 111′, Usa 2017
Note
1 I segreti di Wind River di T. Sheridan, Usa 2017. La visione del film nelle sale italiane è iniziata il 5 aprile 2018, distribuito da Eagle Pictures con Leone Film Group (2018). Per ulteriori riferimenti tecnici: www.cinematografo.it
© Bioetica News Torino, Maggio 2018 - Riproduzione Vietata