Malinconico, commovente, a tratti forse eccessivamente misurato, ma mai scontato o auto celebrativo.
Film d’esordio dell’attore più camaleontico di Hollywood, Andy Serkis (l’iconico Gollum della trilogia de Il Signore degli Anelli), Ogni Tuo Respiro (Breathe, Gran Bretagna 2017) è all’apparenza uno dei tanti film sull’insidioso tema delle malattie infettive altamente invalidanti, eppure da essi prende saggiamente le distanze, mostrando al pubblico un punto di vista genuinamente ottimistico e squisitamente naïf.
La pellicola non intende focalizzarsi sulle controversie legate all’eutanasia, ma sull’amore incondizionato e indissolubile tra i due protagonisti, Robin Cavendish – interpretato da un sorprendente Andrew Garfield, già nominato all’Oscar per la sua interpretazione in La Battaglia di Hacksaw Ridge lo scorso anno – e Diana (una straordinaria Claire Foy).
La trama è semplice quanto intensa: i giovani e benestanti Robin e Diana si innamorano, si sposano e si trasferiscono in Kenya, dove Robin entra nel commercio del tè e Diana si occupa di crescere il loro primo figlio Jonathan. Ma i sogni di felicità si infrangono quando a Robin viene diagnosticata la poliomielite, che lo lascia paralizzato e attaccato a un respiratore artificiale. Grazie al supporto e alla determinazione della moglie, Robin ritroverà nuova linfa vitale nella costruzione e divulgazione di un’ingegnosa sedia a rotelle dotata di un respiratore, che gli permetterà di avere una vita migliore e di aiutare altri che, come lui, anelano a riconquistare la libertà al di fuori del letto d’ospedale al quale questa terribile malattia li ha costretti.
Brillante ricostruzione di una storia vera, la prima prova registica di Andy Serkis si può dire superata, anche se con qualche imprecisione qui e là; la rappresentazione dell’alta società British degli anni ’50 è forse troppo ricercata perché risulti credibile: tutto appare eccessivamente curato e costruito, dal vestiario alle scenografie da cartolina. Difetti che però passano in secondo piano, per merito della maestosità degli scenari africani e della magistrale interpretazione dei due attori principali.
Nota rilevante è la collaborazione di Serkis con Jonathan Cavendish, il figlio della coppia, co-produttore del film e grande amico del neo-regista, con il quale ha fondato la casa di produzione cinematografica Imaginarium.
La vera forza trainante del film risiede tuttavia nella potenza dell’emotività trasmessa. L’impronta chiaramente minimalista e priva di fronzoli permette una costruzione sinottica lontana da un sentimentalismo troppo accentuato e dalla facile trappola del melodramma, riuscendo a introdurre con naturalezza lo spettatore in una realtà lontana dalla sua eppure incredibilmente vicina.
© Bioetica News Torino, Dicembre 2017 - Riproduzione Vietata