Festa della Repubblica italiana Nella memoria di un impegno italiano di pace a partire dalla Costituzione alle nuove preoccupazioni in Europa
03 Giugno 2022Dopo due anni di misure restrittive a causa del virus Sars-CoV-2, che ha tenuto in scacco diversi paesi nel mondo, si è potuto celebrare ieri, due giugno, nel nostro Paese la 76ma ricorrenza della sua rinascita costitutiva, di repubblica democratica fondata sui principi di pace, libertà e giustizia, per una cooperazione e coesistenza internazionale pacifica, con cui la deposizione della corona d’alloro al Milite ignoto all’Altare della Patria, la tradizionale parata ai Fori imperiali, in particolare, ed attività culturali di festeggiamento rappresentano momenti significativi di memoria della drammaticità della guerra con i suoi caduti e della dittatura trascorsi.
Per la prima volta hanno sfilato assieme alle forze armate gli operatori sanitari che hanno perduto migliaia di colleghi durante la pandemia, che hanno messo a rischio la propria vita quando mancavano le adeguate protezioni dal Covid-19, che si sono sottoposti a turni massacranti, che si sono presi cura delle persone confortandole, aiutandole a comunicare con i loro familiari da casa quando erano isolate in ospedale e nelle strutture residenziali a causa delle misure restrittive.
L’instabilità dell’Europa con una guerra in corso in Ucraina, scatenata dall’invasione russa è al centro del pensiero dei cittadini che temono di venir catapultati in una guerra, la terza mondiale, dinanzi al crescendo uso e tipologie di armi sempre più sofisticate che vengono impiegate e al numero di civili “barbaramente” uccisi che acuisce l’odio. Dai dati dell’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite dal 21 febbraio al 3 giugno 2022 risultano 4.183 perdite umane civili e 5.014 feriti vittime civili. Sui civili uccisi un migliaio sono donne e più di 200 tra bambini e ragazzi, numero riferito a quest’ultima categoria, che sale tra i feriti, a quasi 400.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, in occasione della celebrazione della Festa della Repubblica, ha voluto condividere la difficoltà attuale su come poter garantire quel bene più prezioso per lo sviluppo dei popoli, la pace: «L’Italia e tutta la comunità internazionale, hanno un ruolo centrale nel favorire il dialogo. Dobbiamo farlo uniti, insieme. La nostra esperienza ci ha mostrato come si possa costruire una convivenza stabile e duratura, anche all’indomani di conflitti sanguinosi. Lo ribadiamo oggi mentre siamo a fianco dell’aggredita Ucraina. La Repubblica è impegnata a costruire condizioni di pace e le sue Forze Armate, sulla base dei mandati affidati da Governo e Parlamento, concorrono a questo compito».
Per cercare di trovare proposte dinanzi al rischio di un riarmo in Europa a seguito dell’invasione russa in Ucraina, la Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione Europea (Comece) ha riunito a Bruxelles i vescovi e gli ordinariati militari dell’UE il primo giugno in un incontro. Per il segretario generale Manuel Barrios Prieto della Comece ― si descrive in una nota ― gli stati membri dell’Unione europea dovrebbero impegnarsi in modo responsabile e collaborativo sulla sicurezza in linea con i principi degli standard etici e giuridici internazionali; sforzi che dovrebbero essere inquadrati in un approccio integrale, specialmente nel contesto di implementazione della recente UE strategic Compass per sicurezza e difesa (Bussola UE strategica) adottata.
All’enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco è fonte di ispirazione per i vescovi della Commissione dell’UE che propongono «la visione di una nuova architettura di pace basata su una solidarietà etica globale e cooperazione nel servizio di un futuro modellato da una responsabilità interdipendente e condivisa nell’intera famiglia umana». E don Barrio spiega che «siccome la pace va oltre la sicurezza, una strategia di pace europea comprensiva dovrebbe promuovere sullo stesso piano sviluppo umano integrale, giustizia e cura del creato».
I movimenti pacifisti si sono ritrovati invece al cippo di Giacomo Matteotti in quanto figura antimilitarista e obiettore di coscienza, vittima della violenza fascista, perché considerano, come afferma l’associazione Pax Christi in una nota firmata da altre sigle associative (Movimento non violento, Federazione italiana Cemea, Osservatorio permanente sulle armi leggere, Assocciazione per pace, etc) la parata militare «è una scelta sbagliata, persino offensiva, nella quale non possiamo riconoscerci».
Mettono in evidenza come una repubblica democratica non violenta non può avere in agenda spese per armi: «i 26 miliardi di euro che saranno impiegati anche quest’anno per le spese militari vanno in tutt’altra direzione» e si rivolgono al presidente Mattarella per proporre un diverso modo di festeggiare il 2 giugno, “con lo spirito civile di una festa di tutto il popolo, che vuole vivere in pace con gli altri popoli”.
Il loro pensiero è poi rivolto offrendo «piena solidarietà ai giovani russi e ucraini che rifiutano, a rischio della propria vita, l’uso delle armi e offrono il loro personale contributo per ricercare vie di pace e fermare la guerra in atto».
(aggiornamento 04 giugno 2022, ore 7.06)