I. In che modo anche i farmacisti sono coinvolti nella problematica?
Il farmacista nel suo lavoro assume diversi ruoli: è notoriamente coinvolto nella vendita e nella dispensazione dei farmaci, ma lo possiamo ritrovare anche come informatore ed educatore nelle farmacie e nelle scuole. Come venditore potrebbe collaborare alla realizzazione di un aborto, se consegna il farmaco abortivo; come informatore invece potrebbe prevenirne la realizzazione fornendo informazioni corrette a pazienti o studenti.
Per valutare in che modo possa essere coinvolto nella problematica, è necessario chiarire se esistano farmaci abortivi e quali siano. È inoltre importante verificare se esista per i farmacisti, come per i medici, la possibilità dell’obiezione di coscienza.
Esistono farmaci abortivi?
Alcuni sono sicuramente abortivi, per altri invece c’è un dibattito in corso. Mifepristone e misoprostolo, che ritroviamo negli ospedali (sotto il nome di RU 486) per il cosiddetto aborto farmacologico, sono dichiaratamente abortivi. Allo stesso modo si possono comportare alcuni farmaci anti ulcera, contenenti anch’essi misoprostolo, utilizzati off-label in aborti clandestini, come consigliato in alcuni siti internet che ne descrivono l’utilizzo. In questo caso è compito del farmacista evitare la consegna dei farmaci senza ricetta e, nel caso in cui la donna fosse riuscita a procurarseli ugualmente, aiutarla se chiedesse aiuto per un’emorragia imprevista.
Per quanto riguarda invece i “farmaci” utilizzati nella contraccezione d’emergenza, il problema appare doppiamente controverso. Alcuni dispositivi, come lo IUD (“spirale”), sebbene siano in grado di impedire l’annidamento dell’embrione nell’utero, non sono considerati unanimemente abortivi, perché non tutti riconoscono nell’embrione un essere vivente. Sebbene questo contenga già il DNA della nuova persona e sia destinato a svilupparsi con continuità nell’organismo adulto, per alcuni scienziati è lecito manipolarlo fino a quando non si annida nell’utero (v. per es. il rapporto «Warnock» GB 1984) . Per quanto riguarda invece gli altri contraccettivi d’emergenza, le cosiddette “pillola del giorno dopo”, a base di Levonorgestrel, e “pillola dei 5 giorni dopo” a base di Ulipristal acetato, sono registrati come contraccettivi, non come abortivi.
In realtà non c’è consenso neanche sul meccanismo d’azione. Infatti, se leggiamo il bugiardino (foglietto illustrativo), scopriamo che su quello europeo c’è scritto che agiscono semplicemente prevenendo l’ovulazione, mentre su quello statunitense non si esclude che possano agire impedendo l’annidamento dell’embrione. Viene spontaneo chiedersi quale sia il bugiardino “bugiardo”, o almeno incompleto.
Trovare la risposta non è facile neanche per gli esperti del settore. Esiste infatti un corso di aggiornamento on line (ECM) per farmacisti, sponsorizzato dalla ditta produttrice, che spiega che l’unico effetto è quello antiovulatorio, in linea con i foglietti illustrativi europei. Se però proviamo a leggere gli studi presentati per Autorizzazione all’Immissione in Commercio o variazioni successive (Variation assessment report EMA/73099/2015 – Committee for Medicinal Products for Human Use (CHMP) – EllaOne – International non-proprietary name: ulipristal acetate ) leggiamo:
This study shows that ellaOne initially delays follicular activity. However, none of the regimens (every week or every 5 days for 8 consecutive weeks) inhibited ovulation during the whole period of 8 weeks in the majority of subjects.
In pratica si dice che l’effetto antiovulatorio non sempre si verifica. Ed è anche logico pensare che non sia più possibile inibire l’ovulazione, quando ormai è avvenuta. Come si può allora giustificare l’altissima efficacia dichiarata? In che modo agisce se non inibisce sempre l’ovulazione? Per comprendere appieno il problema è utile consultare studi indipendenti, per esempio questo studio messicano1, di cui si riporta l’abstract:
In pratica si conferma che, dopo la somministrazione del farmaco, contrariamente a quanto scritto nel foglietto illustrativo, in genere si verifica l’ovulazione. Le analisi hanno però consentito di riscontrare anche un effetto che nel foglietto non veniva citato: l’espressione di geni che rendono l’utero inospitale nei confronti dell’embrione.
Alla luce di quanto esposto emerge la necessità del farmacista e degli operatori e informatori sanitari di fare chiarezza sul problema, per permettere alle donne di effettuare scelte consapevoli, possibili solo se conoscono gli effetti reali dei “farmaci” che vengono loro proposti.
Nel farmacista affiora inoltre il desiderio di non rendersi complice di un atto che potrebbe essere abortivo. Ma è possibile una scelta autonoma del farmacista, e quali rischi comporta? Per comprenderlo prenderemo in esame le norme che regolano la dispensazione dei farmaci, in particolare i contraccettivi d’emergenza.
Lo IUD richiede ricetta medica, e dovrebbe essere posizionato dal ginecologo, anche se la facilità con cui può essere acquistato su internet fa sorgere alcuni dubbi.
Per l’ Ulipristal, dal 21 aprile 2015, una specifica determina AIFA ha abolito l’obbligo di prescrizione per le donne italiane maggiorenni, mentre per quanto riguarda le ragazze minorenni è ancora necessaria la prescrizione. Precedentemente era necessaria una ricetta medica non ripetibile. Il Levonorgestrel dal 2016 è soggetto alla stessa normativa dell’Ulipristal.
È obbligatorio per un farmacista venderli, secondo la legge italiana?
Il Regio Decreto n. 1706 del 1938 all’art. 38 obbliga il farmacista a dispensare i farmaci correttamente prescritti. La legge n. 194/1978 sulla interruzione volontaria della gravidanza riconosce il diritto all’obiezione di coscienza. La difficoltà nell’invocare tale diritto sta nel fatto che la gravidanza viene considerata tale solo dopo l’annidamento dell’embrione nell’utero, anche se un parere non vincolante del Comitato Nazionale di Bioetica estenderebbe il diritto all’obiezione anche alla prescrizione del contraccettivo di emergenza, pur in assenza di una gravidanza accertata. Formalmente sembrerebbe possibile appellarsi a quanto affermato nella legge 40/2004 sulla fecondazione in vitro, che assicura i diritti del concepito, o alla sentenza della Corte Europea del 18 ottobre 2011 che riconosce nel concepimento l’inizio della vita e nel concepito un soggetto meritevole di tutela.
Tuttavia nella realtà alcuni farmacisti sono stati denunciati per non aver consegnato il contraccettivo d’emergenza, e l’assoluzione è avvenuta soltanto per la tenuità del fatto, e non perché questo non costituisca reato.
Per poter far conoscere le problematiche relative alla contraccezione d’emergenza, tutelare le utilizzatrici e garantire la possibilità dell’obiezione di coscienza, i farmacisti cattolici, in collaborazione con altre associazioni, si stanno attivando su vari fronti, con azioni legali che evidenziano le lacune dei foglietti illustrativi e con la presentazione di proposte di legge sull’obiezione.
Note bibliografiche
1 SAÚL LIRA-ALBARRÁN, DURAND M., LARREA-SCHIAVON MF., GONZÁLEZ L., BARRERA D., VEGA C., GAMBOA-DOMÍNGUEZ A., RANGEL C., LARREA F., «Ulipristal acetate administration at mid-cycle changes gene expression profiling of endometrial biopsies taken during the receptive period of the human menstrual cycle», in Molecular and Cellular Endocrinology (2017); 417: 1-11; doi:10.1016/j.mce.2017.02.024
II. Uno studio del Centro Cattolico di Bioetica. Contraccezione d’emergenza: sì, no, perché?
Alla luce di quanto espresso precedentemente, il Centro Cattolico di Bioetica – Arcidiocesi di Torino sta realizzando uno studio per fare chiarezza su alcuni punti legati alla contraccezione d’emergenza.
Il fenomeno infatti incomincia ad assumere una notevole rilevanza, come possiamo desumere dal grafico che riporta il numero di confezioni vendute in Italia negli ultimi anni (che peraltro si posiziona agli ultimi posti per numero di scatole vendute, rispetto agli altri paesi occidentali):
Gli argomenti presi in considerazione sono i seguenti:
I. Dispositivi e farmaci per la contraccezione d’emergenza
Prof. Giovanni APPENDINO; Dott.ssa Paola CASTAGNA
− Tipi e meccanismo d’azione
− Possibile effetto abortivo
− Effetti collaterali con particolare riferimento ai rischi per la vita della donna e sulla fertilità futura. Rischi dell’uso ripetuto
− Usi off label (come abortivi) e utilizzi all’estero come veri e propri abortivi (al posto di mifepristone o RU486)
− Normativa che ne regola la dispensazione
− Per Ulipristal: confronto foglietto illustrativo europeo e statunitense, studi EMA 2011 e successivi
II. Studi epidemiologici e sociologici
Dott.ssa Mariangela Porta; Prof. Valter Boero
− Diffusione nei diversi paesi
− Cambiamento indotto dei comportamenti sociali e familiari
− Variazione del numero di aborti in funzione della sua diffusione
− Indagine sulla conoscenza della “Contraccezione d’emergenza nei CAV”
III. Considerazioni bioetiche
Prof. don Giuseppe Zeppegno
− Il rispetto dovuto all’embrione umano “lo statuto ontologico dell’embrione umano”
− Contraccezione d’emergenza. Considerazioni antropologiche ed etiche e confronto con gli insegnamenti magistrali in materia
− Educare all’amore di coppia e alla generazione responsabile (concluderà richiamando gli insegnamenti magistrali sull’amore coniugale e la procreazione responsabile)
IV. Considerazioni psicologiche
Dr. ssa Paola Aliperta e Prof. Riccardo Macario
− Adolescenza e relazione d’aiuto oggi: questioni emergenti rispetto alla contraccezione d’emergenza
− Faccio o penso? Rischio o desidero? Il corpo come campo di battaglia
− Adolescenza e contraccezione d’emergenza: tra effetti collaterali e gestione del rischio
− Adolescenza e ipotesi di liberalizzazione della vendita dei contraccettivi d’emergenza alle minorenni: pro e contro
V. Possibilità di obiezione di coscienza per medici e farmacisti
Prof.ssa Maria Chiara Ruscazio, Avv. Arturo Baudo, Avv. Simone Pillon
− Normativa
− Denunce
− Giurisprudenza
− Ripercussioni sugli obiettori
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