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Farmaci: i biosimilari autorizzati in UE sono intercambiabili con i medicinali di riferimento o un simile biosimilare senza consulto del medico prescrittore Lo dichiarano l'agenzia dei medicinali europea (Ema) e i direttori delle agenzie nazionali (HMA)

20 Settembre 2022

Una pratica già in uso in alcuni paesi europei di cui viene sostenuta la conoscenza per gli operatori sanitari e i pazienti riguardo agli 86 medicinali biosimilari approvati in Europa dall’agenzia europea regolatoria dei medicinali (Ema).

Lo afferma quest’ultima in una nota congiunta con i direttori delle agenzie dei farmaci (HMA): «l’intercambiabilità si riferisce alla possibilità di cambiare un farmaco con un altro che ha lo stesso effetto clinico. HMA ed EMA considerano intercambiabile un biosimilare una volta approvato nell’Unione Europea, cioè il biosimilare può essere usato al posto del prodotto di riferimento (o viceversa) o un biosimilare può essere sostituito da un altro biosimilare dello stesso prodotto di riferimento».

Il vantaggio è dato dalla concorrenza con i prodotti originatori una volta che questi hanno perduto la copertura brevettuale, e dal costo inferiore per il servizio sanitario nazionale che consente ad un numero maggiore di pazienti di usufruirne per le cure ad alto impatto economico come per il cancro, il diabete e le malattie reumatiche. Il prezzo di un medicinale coperto da brevetto comprende non solo i costi di produzione ma anche della scoperta e della sintesi del nuovo principio attivo, degli studi preclinici e clinici richiesti dalla normativa per il rilascio dell’Aic. Scaduto il brevetto e l’esclusività sul mercato s le altre aziende possono produrre medicinali generici che contengono quel principio attivo e portare un prezzo di vendita più basso perché non hanno avuto costi di ricerca e sviluppo. .

Precisano che la decisione di scelta di sostituzione a livello farmaceutico, la pratica di dispensare un medicinale invece di un altro senza consultare il medico prescrittore, spetta alle autorità sanitarie nazionali. Non si tratta di una raccomandazione ma di un chiarimento mosso dall’incertezza individuata in molti operatori portatori di interesse sull’uso di biosimilari nella pratica clinica. «Biosimilari approvati hanno dimostrato comparabilità di efficacia, sicurezza e immunogenicità ai prodotti di riferimento. Perciò per gli esperti nell’Ue una volta concessa l’approvazione di un biosimilare in Europa, studi sistematici comparativi aggiuntivi non sono richiesti per sostenere l’intercambiabilità a livello di prescrizione», spiegano Ema e HMA.

Che cos’è un medicinale biologico?

I medicinali biologici si differenziano da quelli tradizionali che contengono sostanze attive sintetizzate prodotte da sintesi chimica; quelli biologici sono prodotti tramite procedimenti tecnologici che operano su sistemi viventi, microganismi o cellule animali. Vi appartengono ormoni ed enzimi, emoderivati e medicinali immunologici come sieri e vaccini, immunoglobuline ed allergeni, anticorpi monoclonali.

La definizione data dall’agenzia europea Ema nel 2011 che Aifa cita nel Secondo Position Paper sui Farmaci biosimilari è la seguente:

un medicinale biologico contiene una o più sostanze attive derivate da una fonte biologica o ottenuti attraverso un processo biologico e che necessita di una rigorosa standardizzazione delle fasi di produzione e di controlli chimico-fisici e biologici integrati; alcune di queste sostanze attive possono essere già presenti nell’organismo umano, ad esempio proteine come l’insulina, l’ormone della crescita e l’eritropoletina. I medicinali biologici sono molecole più grandi e più complesse rispetto ai medicinali non biologici. Soltanto gli organismi viventi sono in grado di riprodurre tale complessità

Che cosa è un farmaco biosimilare?

Un farmaco biosimilare è altamente simile ad un altro biologico già approvato, detto medicinale di riferimento, e per il quale è scaduta la copertura brevettuale. Spiega l’Aifa che la differenza sta «nelle differenze minori dovute ad un certo grado di variabilità naturale, alla loro natura complessa e alle tecniche di produzione», differenze che «non influiscono sulla sua sicurezza ed efficacia. L’esercizio di comparabilità è basato su un robusto confronto “testa a testa” che procede per stadi e secondo specifici standard» e che eventuali differenze «non devono essere clinicamente rilevanti».

L’Aifa spiega anche che l’intercambiabilità (Switch) con i corrispondenti farmaci originatori può essere applicata sia per la prima volta di un trattamento o a trattamenti già in corso.

In Domande e risposte ai quesiti sui biosimilari dell’Ema nel 2012 i biosimilari non sono la stessa cosa dei farmaci generici, che contengono esattamente la stessa molecola di un medicinale non biologico esistente come l’aspirina) in quanto questi ultimi presentano strutture chimiche più semplici; è il principio attivo che consta della stessa sostanza biologica che rende simile il biosimilare al medicinale biologico, o detto di riferimento.

Alcune caratteristiche di differenza tra biosimilari e generici vengono indicate da Aifa nella guida informativa per gli operatori sanitari elaborata assieme all’Ema e alla commissione europea sui medicinali biosimilari nell’Ue (2019). Mentre quello generico è solitamente prodotto mediante sintesi chimica, quello biologico da fonte biologica; per il generico è possibile di solito ottenere la stessa molecola, per il biologico i metodi di riproduzione specifici e la variabilità biologica naturale rendono possibile riprodurne la molecola con un elevato grado di similarità; per il generico le molecole sono più piccole e facili da caratterizzare mentre per il biologico hanno dimensioni maggiori, strutture più complesse che richiedono tecnologie multiple per la loro caratterizzazione; per il generico lo sviluppo si basa sulla dimostrazione della bioequivalenza ossia che il medicinale generico e di riferimento rilasciano il principio attivo nell’organismo alla stessa velocità e nella stessa misura in condizioni simili mentre lo sviluppo del biosimilare è dato dalla dimostrazione della biosimilarità utilizzando studi di comparabilità tra medicinale biosimilare e di riferimento per dimostrare un’elevata similarità a livello di struttura chimica, funzione biologica, efficacia, sicurezza e immunogenicità.

Agli operatori sanitari spetta, spiega la Guida, la conoscenza delle tre definizioni terminologiche: intercambiabilità, cambiare un medicinale con un altro che si prevede abbia lo stesso effetto clinico, ossia sostituire un medicinale di riferimentocon un biosimilare (o viceversa) o sostituire il medicinale biosimilare con un altro biosimilare. Può essere fatto tramite switch quando il medico prescrittore decide di passare da un medicinale ad un altro con il medesimo scopo terapeutico o sostituzione (automatica) ovvero la prassi di dispensare un medicinale piuttosto che un altro equivalente e intercambiabile a livello della farmacia, senza consultare il medico prescrittore.

L’ormone della crescita somatropina è il primo medicinale biosimilare autorizzato nell’Unione Europea; era nel 2006, due anni dopo l’introduzione di un percorso per l’autorizzazione sul mercato di medicinali biosimilari.

In Italia l’Aifa chiarisce in Second Position Paper sui Farmaci biosimilari, che «i medicinali biologici e biosimilari non possono essere considerati sic et simpliceter alla stregua dei prodotti generici o equivalenti. Pur considerando che la scelta del trattamento rimane una decisione clinica affidata al medico prescrittore, a quest’ultimo è anche affidato il compito di contribuire a un utilizzo appropriato delle risorse ai fini della sostenibilità del sistema sanitario e la corretta informazione del paziente sull’uso dei biosimilari». Conclude affermando la sua riserva nella valutazione di caso per caso della applicabilità dei principi enunciati in questo documento, nella modifica delle proprie posizioni sui singoli prodotti e sulle singole categorie terapeutiche, che tiene conto dei tempi di commercializzazione dei medicinali interessati, delle evidenze scientifiche aggiornate e del numero di pazienti trattati nella pratica clinica e delle informazioni dai registri di monitoraggio e utilizzo.

E un farmaco equivalente?

Il medicinale generico è equivalente al medicinale di riferimento non più coperto da brevetto (originator) e possono essere utilizzati in sostituzione quando contengono la stessa composizione qualitativa e quantitativa in termini di sostanze attive e forma farmaceutica, modalità di rilascio, via di somministrazione. Non sono coperti da brevetto sul principio attivo. La dicitura di medicinale generico indica, spiega l’Aifa che è sovrapponibile per efficacia e sicurezza al medicinale di riferimento. Presentano una bioequivalenza con il medicinale di riferimento dimostrata da studi di biodisponibilità.

La sovrapponibilità tra i due medicinali risulta da studi che ne analizzano la biodisponibilità misurata da velocità e quantità di principio attivo che entra nella circolazione sanguigna e reso disponibile nell’organismo; vi è la comparabilità quando il generico risulta comparabile con l’altro e sono detti bioequivalenti.

Il sistema sanitario nazionale non prevede la rimborsabilità per tutti i medicinali generici.

redazione Bioetica News Torino