Eliminare la sofferenza e non la persona, accompagnandola con cure di cui ha bisogno fino alla morte naturale Dalla Svizzera invece Cappato fa ritorno in Italia autodenunciandosi
03 Agosto 2022Parole che raggelano, che lasciano sgomento, dette al confine tra l’Italia e la Svizzera, in cui si trapela tutta la leggerezza del peso di responsabilità verso la tutela della vita altrui nel momento in cui la persona è più fortemente provata, più fragile, quale può trovarsi una malata oncologica con prognosi infausta in cui – come si apprende dalla nota dell’Associazione Luca Coscioni il 2 agosto «dopo tentativi di cure, le è stato detto che c’erano pochi mesi ancora di sopravvivenza, con una situazione che, via via, sarebbe diventata sempre più pesante».
Questa volta, la scorsa era il 2017 con il dj Fabio, tetraplegico a seguito di un incidente stradale occorso nel 2014, Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione, ha accompagnato in Svizzera una signora, “Elena” dal Veneto dove abitava con la sua famiglia, a cui, come riporta l’Associazione – era stato diagnosticata agli inizi di luglio 2021 un microcitoma polmonare.
Dal proprio profilo facebook (2 agosto) il signor Cappato in video e in un messaggio scritto scrive: «Questa è la frontiera tra Svizzera e Italia. Domattina a Milano mi autodenuncerò per l’aiuto che ho fornito alla signora Elena, che ha scelto di interrompere le proprie sofferenze. In Svizzera è legale. In Italia rischio 12 anni di carcere». Per poi il successivo, del 3 agosto, in cui comunica di essersi «appena autodenunciato ai carabinieri per l’aiuto fornito a Elena».
Dalla Svizzera la signora lascia la sua testimonianza che viene pubblicata dall’Associazione Coscioni il 2 agosto, nella quale riferisce della sua malattia spiegando: «non ho nessun supporto vitale per vivere, solo una cura a base di cortisone. Mi restava solo da aspettare che le cose peggiorassero. Mettendo in pratica una convenzione che avevo fatto tempo fa, ho deciso di valutare di terminare la mia vita prima che lo facesse in maniera più dolorosa la malattia stessa.. ».
Allo scioglimento delle Camere con la caduta del governo Draghi decadono disegni o progetti di legge in discussione e il cui esame non si è concluso, tra questi le disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita (2553) in Senato. Queste richiamavano all’interno dell’iter procedurale determinate condizioni di salute per le quali la Corte Costituzionale aveva espresso una sentenza 242 del 2019 correlata al caso Cappato – dj Fabo di impunibilità per l’aiuto al suicidio assistito ammettendo l’illegittimità parziale dell’art. 580 del codice penale mantenendo sempre la tutela delle situazioni di particolari fragilità, dandone la possibilità a una persona
maggiorenne capace di intendere e di volere con «patologia irreversibile, grave sofferenza fisica o psicologica, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale … sia stato adeguatamente informato sia in ordine a queste ultime, sia in ordine alle possibili soluzioni alternative, segnatamente con riguardo all’accesso alle cure palliative ed, eventualmente, alla sedazione profonda continua». Ad oggi manca una legge per applicarla.
Quanto accaduto «appare un tentativo di strumentalizzare ancora una volta una vicenda estremamente dolorosa», commenta Alberto Gambino presidente dell’Associazione Scienza & Vita e docente ordinario di Diritto privato presso l’Università Europea di Roma. Nel parere rilasciato in video su Facebook dell’Associazione, emerge chiaramente quel timore della deriva contro cui l’associazione stessa e altre attive in Italia si sono sempre battute contro la legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito, divenire realtà: «questa volta si tratta di una malattia oncologica e quindi si tenta di parificare i malati oncologici a quelle situazioni estreme sottoposte a trattamento vitale che la nostra corte costituzionale ha consentito che possano accedere alla pratica dell’assistenza al suicidio».
Ne conseguirà, conclude mettendo in guardia come così «da un punto di vista sociale e sanitario finirà per depotenziarsi l’investimento verso il fine vita e verso i malati terminali» e facendo osservare che le leggi corrispondono a interessi generali collettivi e non a pur dolorosissime vicende personali estreme».
(aggiornamento 3 agosto 2022, ore 15.21)
Dalla Redazione