Editoriale
Cari lettrici e lettori,
Non possono lasciarci indifferenti le immagini di migranti e di profughi verso l’Europa, riprese dai media, che ritraggono bambini in braccio alle loro mamme o accompagnati da un genitore o adulto, o da soli, mentre piangono per stanchezza, fame, freddo o malattia, ma anche purtroppo morti fra le braccia di un padre o una madre straziati dal dolore; così pure quelle di bambini che riescono a trovare la forza di un sorriso svagandosi con i loro coetanei nonostante la realtà in cui sono costretti a vivere fra le macerie lasciate dai conflitti in Siria o fra le tendopoli dei campi per rifugiati nei paesi limitrofi o ancora bloccati fra alte mura di filo spinato, nell’attesa di identificazione e speranza di poter raggiungere l’Europa.
La guerra, le persecuzioni lasciano ferite profonde nello spirito delle persone. E a cinque anni dalla guerra in Siria, in cui si calcola secondo stime approssimative oltre 260 mila siriani uccisi e circa 8 milioni di persone sfollate nel Paese, la Caritas Europea ha voluto dare voce ai rifugiati siriani con dati e testimonianze di persone raccolte in Libano e proposte nel dossier «Cacciati e rifiutati. Un popolo in esodo senza terra promessa tra Medio Oriente ed Europa».
Anche il recente rapporto dell’organizzazione internazionale «Save the Children» «Infanzia sotto assedio» prende in esame la questione siriana, dichiarando che sono almeno 250mila i bambini che vivono nelle aree assediate della Siria, nelle quali il 46% delle vittime sono minori al di sotto dei 14 anni. Vivono privi di tutto, gravemente malnutriti perché costretti a mangiare cibo per animali o foglie, muoiono perché non hanno accesso a medicinali che si trovano dall’altro lato dei checkpoint, in zone in cui meno dell’uno per cento della popolazione è riuscita a ricevere aiuti alimentari e solo il tre per cento ha ricevuto assistenza sanitaria. Bambini che vivono terrorizzati dai bombardamenti aerei e dalle violenze a cui assistono.
Non minore è il problema dell’istruzione evidenziato dall’Unicef nel rapporto «L’impatto di 5 anni di guerra sui bambini siriani e la loro infanzia». Oltre 2,8 milioni di bambini non possono andare a scuola in Siria e nei paesi limitrofi; 6 mila sono le scuole danneggiate dal conflitto, utilizzate per i combattimenti o come rifugio per centinaia di famiglie sfollate; molti insegnanti sono rimasti uccisi e oltre 52 mila sono stati costretti a lasciare il loro posto.
Purtroppo vi sono tante aree nel mondo in cui i bambini sono vulnerabili a causa della guerra o dei terremoti o della povertà. E il nostro Paese ne fa parte con 4,1 milioni nel 2014 di persone che vivono in povertà assoluta, di cui 1 milione 45mila sono minori (Istat 2015).
Una pace fra i popoli è quanto più si desidera oggi.
Vi auguriamo una Buona Pasqua e buona lettura,
lo staff «Bioetica News Torino»
© Bioetica News Torino, Marzo 2016 - Riproduzione Vietata