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91 Settembre 2022
Mini Dossier Salute e Ambiente Quale futuro per l''uomo?

Ecologia, ambiente e salute: un breve “excursus” dalla preistoria ad oggi


Il rapporto uomo-ambiente è profondamente mutato nei secoli oscillando tra armonia e conflittualità con il creato. Nel passato l’uomo era più consapevole del proprio ruolo nell’equilibrio ambientale e si sentiva solo marginalmente coinvolto nelle dinamiche del Pianeta. Oggi il rapporto è ribaltato. La tecnologia sempre più sofisticata che ci permette di rilevare l’andamento dei fenomeni naturali e di quelli determinati dall’opera dell’uomo, ha allargato l’orizzonte, evidenziando come l’azione degli individui e delle popolazioni possa determinare gravi conseguenze nel presente e nel futuro, sia per gli ecosistemi che per la nostra salute.

Il rapporto dell’uomo con la natura sin dalla preistoria

L’ecologia è una scienza relativamente nuova, ma la necessità di dover sempre fare i conti con l’impatto ambientale era già presente nelle culture primitive. Nei riti religiosi, praticati da popoli dediti prevalentemente alla caccia, l’animale veniva ucciso attraverso una finzione rituale di amicizia, che permetteva di evitare il senso di colpa che avrebbe potuto far temere una scomparsa della specie e quindi del cibo, mettendo a rischio la sopravvivenza dell’intero gruppo sociale.

Successivamente, per garantirsi un futuro meno incerto, questi stessi popoli divennero coltivatori e allevatori, dandoci il primo esempio di sviluppo sostenibile commisurato ai tempi. Nel corso della storia, in questo rapporto con la natura, l’uomo ha assunto due posizioni antitetiche, a seconda che in lui abbia prevalso il rispetto per ciò che rendeva possibile la vita o il desiderio di dominarla.

Dalla fine del Settecento si sono però verificati eventi, che hanno inciso profondamente  sull’ambiente, sulla salute e sul modo di vivere. Si pensi alla rivoluzione industriale prima e alle scoperte, che hanno rivoluzionato i mezzi di trasporto, l’agricoltura, la medicina e la produzione dei beni necessari e voluttuari. Tutto ciò ha reso la vita molto più confortevole, ma ha prodotto e continua a produrre danni notevoli alla biosfera.

L’incidenza dell’ambiente nelle malattie umane

Se consideriamo le principali cause di malattie e di morte nei paesi industrializzati risulta evidente come buona parte dei fattori di rischio è legata a comportamenti abituali: alimentazione, consumi voluttuari, esposizione ambientale. Circa il 50% dei fattori di malattia è imputabile ai comportamenti mentre l’ambiente ne è responsabile per il 20%, l’eredità biologica per un altro 20% e il sistema sanitario per il 10%.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che i fattori di stress ambientali siano responsabili per il 12-18% di tutti i decessi nei Paesi europei. L’inquinamento dell’aria è il principale rischio ambientale per la salute in Europa ed è associato a malattie cardiache, ictus, patologie e tumori polmonari causando circa 400 mila decessi evitabili o procrastinabili con il miglioramento della qualità dell’ambiente.

L’aspettativa di vita di chi nasce oggi in un paese sviluppato è molto aumentata (quasi raddoppiata rispetto al secolo scorso), ma le malattie che colpiscono il 70% della popolazione sono infatti cronico-degenerative, tipiche della seconda metà del ciclo vitale. Fondamentale, a livello preventivo, uno stile di vita adeguato. Dormire 7-8 ore per notte, assumere pasti regolari, unitamente ad un uso moderato o nullo di alcool, mantenere un peso corporeo stabile, fare esercizio fisico continuativo e non fumare si correlano con un migliore stato di salute e con una maggiore longevità. All’interno di tale contesto è emersa la profonda dipendenza della società nei confronti degli eco-sistemi, del rapporto bidirezionale tra salute e ambiente è la necessità di contestualizzare il benessere dell’uomo nel rispetto dei limiti ecologici del Pianeta.

Risulta quindi ben evidente il ruolo preponderante di una pianificazione internazionale, specialmente in vista di una collaborazione in tutti i settori. Pianificazione dunque, ma senza dimenticare le diverse situazioni politico-economiche dei paesi aderenti e le loro diverse legislazioni in materia. Anche se la Medicina non ammette confini e dilaga oltre gli stessi non riconoscendo piani o restrizioni finanziarie, ci deve essere comunque anche un adeguamento politico ad esigenze di natura tecnica. La rivoluzione economica si è notevolmente sviluppata, ma le esigenze di salute della popolazione inserita in queste nuove realtà impongono modifiche della politica sanitaria, economica ed assistenziale.

Verso quali orizzonti tendere lo sguardo per un’economia che abbia cura dell’ambiente?

La crisi ecologica odierna è frutto di un’economia il cui aspetto distruttivo prevale su quello costruttivo, non per l’uomo, ma contro l’uomo e la sua dignità. La maturità imposta dalla straordinarietà degli eventi che investono molteplici problemi fra loro strettamente correlati consiste nel saper mettere in atto comportamenti autonomi, quotidianamente scelti in base alle nuove esigenze, a valori autentici, a nuovi equilibri che richiedono la partecipazione di tutti, come ha insegnato la pandemia.

È comprensibile che la complessità delle tematiche ambientali nonché la loro novità ed estensione globale, la mancanza di direttive tecniche univoche, inadeguate conoscenze scientifiche, ostacoli di natura socio-economica o culturale possano rendere lento e laborioso il processo normativo. L’aspetto più inquietante è che non sembra essere attualmente disponibile un modello di sviluppo economico compatibile con la tutela prioritaria dell’ambiente e degli organismi viventi. Questo obiettivo richiede certamente una trasformazione profonda del sistema produttivo, di cui non è possibile prevedere con precisione tempi e modalità, ma di cui si può senz’altro dire che non è più eludibile né rinviabile.

È necessario rinunciare a tutta una serie di valori indotti dalla cultura dello spreco a tutti i costi, per eliminare la prima e più pericolosa forma di inquinamento: l’inquinamento della coscienza collettiva.

Note

Si ringrazia il direttore Alberto Riccadonna per la pubblicazione, tratto da La Voce e il Tempo, p. 27

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