Donna ruandese al Sinodo: colonizzazione ideologica in Africa
08 Ottobre 2015Fin dal primo giorno dei lavori al Sinodo è risuonata la denuncia della colonizzazione ideologica in atto in tutto il mondo, particolarmente in Africa dove ai paesi poveri in cambio di aiuti allo sviluppo viene imposta da parte di organizzazioni internazionali una visione della vita che decostruisce la natura e le differenze sessuali. Non è attaccando la famiglia che si protegge la società, spiega Thérèse Nyrabukeye, formatrice della federazione africana dell’azione familiare in Ruanda e uditrice al Sinodo.
Intervista di Paolo Ondarza
R. – Nel continente africano la gente è ancora vicina alla natura… Abbiamo tante pressioni dall’esterno che ci impongono ad esempio la contraccezione, però nell’anima, nella cultura africana questo non viene accettato…
D. – Immagino che nel suo lavoro debba scontrarsi con queste pressioni internazionali presentate come “diritti alla salute riproduttiva”: campagne che godono di finanziamenti cospicui…
R. – A causa di queste pressioni politiche la gente non è più libera di fare quello che vuole. Come dice il Papa, questa è una forma di colonialismo ideologico. Quello che veramente ci fa male è il fatto che la gente è spinta a fare qualcosa che non vuole!
D. – Da alcuni Padri Sinodali, anche nello scorso Sinodo, è stato denunciato come gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo spesso vengano condizionati all’introduzione degli aspetti tipici di questa colonizzazione ideologica…
R. – Sì, questo accade dappertutto in Africa: com’è noto, è un programma mondiale indirizzato soprattutto ai Paesi in via di sviluppo. E questo non è giusto! Noi sentiamo che nell’anima africana abbiamo ancora qualcosa di sacro nei riguardi della vita, della persona: questo sì, lo abbiamo ancora questo sentimento. Però, le pressioni esterne vogliono toglierci l’anima nostra… non siamo più noi!
D. – Lei spiegava che è molto forte e radicato l’attaccamento al dato di natura in Africa: la differenza maschile e femminile. Ed è proprio questo che si sta cercando di destrutturare, attraverso queste teorie e queste ideologie?
R. – Sì, vediamo che l’ideologia del gender è una cosa che sta cambiando la vita coniugale – la vita familiare – è una cosa per noi terribile, perché le donne semplici non ne capiscono il senso, il significato del gender. Si sta attuando un cambiamento nella vita normale, antropologica, di ogni famiglia. E questa è una cosa disastrosa – la vediamo ogni giorno – e non so come sarà il futuro della famiglia africana.
D. – Cosa chiedete alla Chiesa?
R. – Direi che la Chiesa è l’unica istituzione che difende ancora la dignità della persona umana come il Signore ha voluto. Allora, dalla Chiesa mi aspetto una parola forte, una parola che non sia debole e che riaffermi la dignità della persona, la dignità della famiglia e la dignità della donna come ha voluto il Signore nel suo disegno divino. La Chiesa deve parlare in maniera chiara, perché non siamo solo noi cristiani ad aspettarci dalla Chiesa parole forti, ma anche coloro che non credono – almeno in Africa – si aspettano dalla Chiesa una parola che aiuti la gente ad andare avanti come persone. Mi sembra che la famiglia abbia bisogno di una cura particolare, perché tutti noi veniamo dalla famiglia e andiamo verso la famiglia. L’aiuto alla famiglia comprende e riguarda tutta la pastorale; la costruzione di base delle persone nasce dalla famiglia. Allora, se i costruttori “non sono costruiti”, come si può pensare ad una persona veramente “persona”? Vedo che è un lavoro molto, molto importante che la Chiesa deve fare.
Fonte: «Radio Vaticana»
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Anche: Voci dal Sinodo: in Sudafrica il rischio di famiglie spezzate, intervista a Buysile Patronella Nkosi, http://synod15.vatican.va
(http://synod15.vatican.va/content/salastampa/it/special/2015/sinodo2015-it/event.dir.html/content/salastampaevents/it/2015/10/8/voci_dal_sinodo_insudafricailrischiodifamigliespezzate.html)