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106 Settembre
Speciale Dignitas Infinita

Dalla violenza digitale agli abusi. La denuncia e proposta di Dignitas Infinita

I corsi ed i ricorsi storici rappresentano uno dei cardini del pensiero del filosofo Giambattista Vico. Il pensatore napoletano sosteneva che alcuni accadimenti si ripetono con le medesime modalità nel tempo. Era convinto che la storia fosse caratterizzata dal continuo ed incessante ripetersi di cicli distinti, nei quali ad epoche auree di civiltà si susseguono periodi di barbarie. In molti alberga l’impressione che il nostro secolo appartenga purtroppo a tale fase dell’umanità. Oggi però le violenze e gli abusi si manifestano attraverso molteplici forme che vanno da quella digitale a quelle sulla mente e sul corpo.  L’articolo di Carla Corbella, docente alla Facoltà Teologica, analizza tali problematiche attraverso Dignitas Infinita, documento che approfondisce questi drammatici paradigmi del nostro tempo alla luce del Magistero. E’ fondamentale ribadire con forza i valori cristiani in un mondo che apre a nuove forme di fragilità che minano alle radici la dignità umana e la società.

Enrico Larghero

Nella quarta parte di DI ci sono 20 numeri tra i quali 9 dedicati esplicitamente a situazioni che riguardano in modo evidente le donne: abusi sessuali, violenze contro le donne, femminicidi, diseguaglianze diverse che esprimono una violenza visibile o sottotraccia (45) ma ugualmente forte nel soddisfare l’edonismo dei maschi (45). Colpisce che tutte queste sottolineature riguardino le donne nel loro essere sempre state e, purtroppo continuare ad essere, oggetto di violenze e soprusi. La violenza in generale, e quella contro le donne in particolare, viene da lontano. Eppure quest’ultima solo negli ultimi decenni comincia ad essere considerata uno vero scandalo di cui una società realmente in cammino verso la civiltà non dovrebbe macchiarsi.

Il linguaggio usato dalla Dichiarazione è chiaro e, come esplicita il Dicastero, vuole propriamente uscire da una terminologia ambigua che tende a nascondere la vera natura dei fatti e ad attenuarne la gravità nell’opinione pubblica. Fenomeno linguistico, quest’ultimo, che è sintomo di una disagio delle coscienze(47).

Ogni azione presa in esame è espressione ed in collegamento, seppur con distinguo precisi, con un atteggiamento violento e prevaricatore dell’uomo sulla donna. Il Dicastero per la Dottrina della Fede non esita a definire tutto ciò una mentalità immorale e violenta contro la persona umana e la sua dignità. Già Giovanni Paolo II esplicitava come la non parità di salario rispetto alla parità di lavoro, la non tutela della maternità, le ingiuste disparità nell’avanzamento di carriera e la diseguaglianza fra i coniugi nel diritto di famiglia sono già vere e proprie forme di violenza. 

Purtroppo si rischia di abituarsi non solo all’uso fisico della violenza ma ad interpretare quest’ultima come un modus vivendi, una chiave di espressione di sé. Infatti una mentalità sempre meno attenta alla dignità della persona umana  sembra invadere ogni ambito della vita – privata e pubblica, nazionale ed internazionale – senza risparmiare stati sociali, gruppi, singoli individui. È difficile elencare tutti i livelli possibili e le componenti collegate e la lista del documento è essa stessa parziale. Si tratta di violenza fisica, sessuale, psicologica, economica, politica, religiosa. Nessuno è immune dall’essere coinvolto come vittima o come carnefice o come ambedue ad un tempo. Neppure gli affetti più intimi e profondi sono una garanzia di sicurezza: le violenze familiari infatti e quelle a danno dei bambini e delle donne in particolare, sono sempre più distruttive e irrazionali. 

Un considerevole sostegno a questa mentalità violenta e generativa di violenza è dato da un uso distorto delle possibilità offerte dalle tecnologie digitali (61-62). Di per sé i media, sottolinea il Dicastero, possono essere mezzi assai proficui per farci sentire più prossimi gli uni agli altri promuovendo la dignità umana. Al contempo, tuttavia, inclinano sempre più alla creazione di un mondo in cui crescono esclusione, sfruttamento e violenza. E queste ultime sono assai variegate: odio raziale, cyber bullismo, pornografia, sfruttamento di donne e bambini per scopo sessuale, gioco d’azzardo. L’elenco potrebbe continuare ed essere assai lungo.

Diventa urgentissimo studiare come affrontare il quadro globale delle azioni che esprimo violenza per elaborare una cooperazione internazione con leggi sovranazionali. Accanto a ciò ognuno, nel suo piccolo, è responsabile dei suoi pensieri, azioni ed omissioni che lasciano proliferare o “innaffiano” la mala pianta della violenza che, seppur alberga nel cuore di ogni uomo, come cristiani siamo chiamati a trasformarla in forza agente a favore del prossimo. I servizi di supporto come ordini di protezione, consulenza ed assistenza anche legale si sono mostrati in molti casi efficaci per enucleare e assistere e favorire il distacco e la denuncia da situazioni violente. Tuttavia ciò non può sostituire un ascolto “dal basso” di coloro che hanno vissuto e vivono violenze e soprusi. Questa modalità di ascolto consente di avvicinarsi in modo autentico e profondo a questa realtà dolorosa e così comprenderne meglio la complessità delle situazioni e dinamiche complesse che entrano in gioco.  E decidere di educare ad atteggiamenti di rispetto, protezione sostegno di ogni persona nella sua dignità profonda di essere umano. E, per il cristiano, di figlio di Dio.   

Carla Corbella

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