Dalla perdita di gas nel Baltico al rilascio nell’atmosfera di 40 mila tonnellate. Nube di gas su Norvegia e Svezia I rischi per la salute umana e ambientale dovuti alle fuoriuscite del gas. Global Methane Pledge alla Cop 26 e l'impatto del gas di Basra in Irak
30 Settembre 2022Non solo preoccupano i toni accesi tra Cremlino, Casa Bianca e Unione Europea nel porre sulla bilancia tra accuse e dinieghi diverse ipotesi, sabotaggio, attacco terroristico o accidente, mentre un indagine statunitense è in corso, per i danni causati dal riversamento di gas nel mar Baltico da perdite del gasdotto russo Nord Stream 1 e 2, che da Vyborg e Ust-Luga arriva a Greifswald in Germania.
Purtroppo anche l’allarme della comunità scientifica dinanzi alle immagini satellitari Landsat18 di ieri. Si è in presenza di una prima grande perdita di metano. L’Osservatorio internazionale per le emissioni di metano (IMEO) su twitter (alle 12.15, 30 settembre) ha affermato che «dal 26 al 29 settembre il raggio visivo delle bolle si è notevolmente ridotto da 700 metri circa a 520 metri». La nuvola di metano su Norvegia e Svezia sta a indicare il rilascio del gas nell’atmosfera.
Per il climatologo dell’istituto norvegese Stephen Platt ―in una nota odierna di Rai News ― dai calcoli delle misurazioni dell’osservatorio di Birkenes a Agder «le perdite hanno causato il rilascio di circa 40.000 tonnellate di metano, emissioni che corrispondono il doppio di quelle annuali dell’industria petrolifera e del gas in Norvegia».
Alla 26ma Conferenza mondiale sul Clima, tenutasi lo scorso anno, 103 paesi avevano firmato in Glasgow il Global Methane Pledge impegnandosi a ridurre le missioni globali di metano di almeno del 30% sotto i livelli del 2020 entro il 2030, che così avrebbe potuto eliminare il surriscaldamento superiore allo 0.2C° nel 2050. Il raggiungimento dell’obiettivo posto entro il 2030 significherebbe «prevenzione da più di 200mila morti premature, da centinaia di migliaia di visite di emergenza per problemi respiratori (ma anche cardiaci e ai polmoni) e dalla perdita del raccolto per oltre 20milioni di tonnellate». Può arrivare a incidere per il 15% nella perdita della resa di soia, di grano, di riso e di granoturco.
Secondo dopo il biossido di carbonio per impatto sugli effetti climatici. Il rilascio diretto del metano nell’atmosfera, viene spiegato durante il lancio dell’Osservatorio internazionale per le emissioni di metano, alla Cop 26 sul clima, ha un impatto sul cambiamento climatico per un periodo più di vent’anni di 86 volte maggiore del biossido di carbonio (CO2), per oltre un secolo è maggiore di 28 volte. La sua vita nell’atmosfera è però molto più breve del biossido di carbonio, dai 10 ai 12 anni. Secondo diversi studi misure per ridurre le emissioni di metano possono avere un effetto immediato sul riscaldamento climatico e nella qualità dell’aria. Oltre il 60% delle emissioni di metano sono dovute alle attività umane.
Il metano nell’atmosfera incide inoltre sugli effetti degli altri gas serra già presenti come l’ozono troposferico, il vapore acqueo e il biossido di carbonio. In generale un aumento delle emissioni di metano sono responsabili per metà dell’aumento osservato nei livelli di ozono troposferico. Diversamente da quanto avviene per il clima, ha un effetto indiretto sulla salute umana o sulla produzione dei raccolti; il responsabile è l’ozono: Il Stockholm Environment Institute rilevò in uno studio sulla mortalità per malattie respiratorie che «nel 2010 l’esposizione per lungo tempo all’aperto all’inquinamento dell’aria da ozono ha contribuito a circa un milione di morti premature per respirazione nel mondo».
L’ozono è un gas che esiste in due strati dell’atmosfera, nella stratosfera protegge la vita del pianeta dalle radiazioni ultraviolette del sole e nella troposfera a livelli inferiori è un gas serra e inquinante, il maggior composto dello smog urbano. Può durare da alcune ore a settimane, è formato dall’interazione tra luce solare e idrocarburi, incluso il metano, e da ossido di nitrogeno emessi dai veicoli, dagli impianti delle centrali elettriche a combustibili fossili e altri fonti.
Relazione tra leucemia e gas negli impianti petroliferi in Irak
Le fiamme scagionate dal rilascio di gas negli impianti di estrazione petrolifera producono inquinanti associati al rischio di cancro. In Irak, nella periferia di Basra, nel sud est del paese, laddove la popolazione vive al di sotto della distanza prevista dalla legge irachena per tali impianti, 6 miglia, c’è un alto rischio di esposizione a sostanze chimiche (BP in oil field where “cancer is rife”, by J. Kelly, O. Pinnell & E. Stallard, bbc.com 2022) che causano il cancro: «Dai dati satellitari abbiamo scoperto che dai più grandi giacimenti petroliferi di Basra, Rumaila, fuoriesce più gas di ogni altro sito al mondo». Analisi di laboratorio, testimonianze di malattie e decessi di bambini e giovani per cancro, inquinamento ambientale sono documentati in un filmato di inchiesta Bbc News Arabic Investigates. Più delle parole nel descrivere la situazione viene compresa meglio dalla visione del loro filmato Under Poisoned Skies: Inside Iraq’s Sacrifice Zone. .
(aggiornamento 04 ottobre 2022 ore 13.28)