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78 Aprile 2021
Speciale Storie di epidemie e di contagi: dalla peste al Covid-19 Le malattie che hanno cambiato la storia

Dalla “patente di sanità” al tampone molecolare: analogie nella storia dai tempi della peste trecentesca ad oggi

Introduzione

a cura di Enrico Larghero
medico chirurgo

Nulla di nuovo sotto il sole. La frase dell’”Ecclesiaste” risuona ancora ai giorni nostri per significare l’eterno ripetersi degli eventi nella storia. Il Covid-19 è soltanto la più recente pandemia che ha attraversato il mondo. Flagelli analoghi, quali, ad esempio, peste, vaiolo, malaria, tubercolosi, poliomielite sono sgraditi compagni del nostro viaggio terreno sin dagli albori.

Inizia con Alessandro Bargoni, docente di Storia della Medicina presso l’Ateneo torinese, un lungo percorso che ci porterà a riflettere e a ripensare intorno a questi drammatici eventi che hanno da sempre causato dolore e morte. Conforta il pensiero che, come abbiamo superato tutte queste avversità, potremo risollevarci anche da questo terribile flagello che ha profondamente minato non solo la salute e l’economia, ma anche le relazioni e la società nel suo insieme.


Sia per tutti noi di consolazione l’auspicio che, dopo tante sofferenze, torni a risplendere quel sole di cui narra l’”Ecclesiaste”, torni la voglia di vivere e si riaccenda la speranza.


Le quotidiane limitazioni sociali, tra restrizioni di movimento e timori per la salute, sono i pesanti condizionamenti che in questo periodo segnano la nostra vita. L’insieme di queste difficoltà favoriscono l’affiorare, secondo modalità differenti, di un malanimo oscuro rivolto in molte direzioni. Dalle insensate rivendicazioni dei no-mask alle stoltezze dei negazionisti, fino alle mega-risse di adolescenti che incominciano a esplodere qua e là nel nostro Paese. In questo scenario raccontare di storie delle pandemie che nel corso del tempo hanno flagellato l’umanità, ricordando il loro palmarès di morti e di sciagure, mi sembra stucchevole. Più interessante e più stimolante invece individuare le analogie con quelle esperienze del passato e che cosa è rimasto oggi nei nostri comportamenti o nei provvedimenti emanati dall’autorità.

Ai tempi dei “Comuni” gli ufficiali pro conservatione sanitatis

La prima e più mortifera pandemia d’Europa, la peste nera del 1348, che nel giro di un anno ridusse del 30% la popolazione dell’Europa, fu anche stimolo per elaborare le prime strategie di contenimento del contagio. In molte città italiane, a partire da Venezia, Firenze e Genova, nel corso di quella tragica esperienza presero l’avvio nuove “magistrature”, composte da alcuni «ufficiali» incaricati «pro conservatione sanitatis». Essi potevano anche comminare multe e perfino ordinare l’arresto dei contravventori delle disposizioni emanate in difesa della salute. Inoltre, fatto molto curioso, con un sommario esame, l’Uffiziale di Sanità rilasciava un documento al cittadino che lo richiedeva, la patente di sanità, che gli consentiva di viaggiare evitando le altrui quarantene.

Questa modalità organizzativa del governo della città, siamo nell’epoca dei Comuni, rapidamente si diffuse in molte realtà geopolitiche della penisola nel corso del Quattrocento. Si trattava di un modello organizzativo socialmente molto importante in quanto mostra i primi passi dell’interesse dello stato verso la protezione della salute dei cittadini, un embrione di organizzazione sanitaria degli Stati moderni.

In questi mesi abbiamo visto pattuglie di polizia che a più riprese presidiano le nostre strade, con tanto di posti di blocco con luci blu e armi imbracciate. Un déjà vu accaduto più e più volte nel corso dei secoli!  I Magistrati di sanità sollecitati dal Governo delle città, al primo apparire di casi di pestilenze negli Stati vicini, applicavano il primo provvedimento del caso, l’imposizione del cordone sanitario. Una serie di presidi, sulle strade di accesso e alle porte delle città, ai ponti, ai guadi di fiumi, per sbarrare l’accesso ai forestieri. Pronunciate con parole moderne, queste misure significano lockdown, posti di blocco stradali, controllo dei varchi di frontiera, blocchi aeroportuali. Perfino l’antica patente di sanità è oggi sostituita dal tampone molecolare. Queste analogie non si fermano a superficiali e anacronistici paragoni tra le misure di polizia sanitaria di quel tempo con quelle imposte con i vari DPCM, mostrando invece legami sorprendenti dal punto di vista sostanziale.

Parallelismo tra passato e presente

A Genova, come a Venezia, a Pistoia e poco dopo anche nella Torino cinquecentesca, l’epidemia si manifestò non solo come dramma biologico ma anche e soprattutto economico. Era necessario affrontare in modo radicale sia la ripresa dell’economia per il «mancamento di negotij, essercitij et arti» che il sostegno di «coloro che ordinariamente si mantengono con le loro fatiche». Pertanto i governi si rivolsero alle banche, locali o estere contraendo prestiti. Anche in questo caso il parallelismo tra passato e presente è facile. Persino alcuni presídi antichi, addottati nell’esercizio di una medicina che non era in grado di dire nulla sulle cause della malattia, li ritroviamo oggi in forme appena mutate. Si era compreso, al fine di evitare il contagio, che bisognava proteggere le vie respiratorie con maschere in cui l’aria passava attraverso filtri odorosi per purificarsi dai miasmi infettivi. Lavaggi continui delle mani con aceto da parte dei medici che si avvicinavano ai malati. Si indossavano anche occhiali protettivi e lunghe palandrane con tanto di cappuccio, fatte di tela sottile imbevuta di cera e chiuse sulla schiena. L’impiego della cerata era giustificato dal fatto che gli atomi della malattia, ritenuti particolarmente appiccicosi, non aderivano alla superfice liscia e scivolosa dell’abito. Insomma i nostri antenati avevano adottato nel complesso, una serie di misure di difesa individuali e sociali, la cui validità è testimoniata dalla loro sopravvivenza per secoli.

Scienza e IA segnano un passo nuovo nella sfida dell’epidemia

Ciò che invece segna oggi drammaticamente la differenza con il passato, tanto da rappresentare un vero balzo in avanti compiuto dall’umanità, è la capacità di reazione della scienza che è giunta in tempi brevissimi a produrre un vaccino, totalmente nuovo rispetto a quelli del passato, in cui il successo dei ricercatori è stato reso possibile da strabilianti tecnologie tra cui ha giocato un ruolo importante anche l’intelligenza artificiale.


Tale articolo è pubblicato con autorizzazione del direttore Alberto Riccadonna; tratto da A. BARGONI, Dal lazzaretto al lockdown in  «La Voce e il Tempo», 14 marzo 2021, p. 27.

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