Introduzione
a cura di E. Larghero
È trascorso un anno e mezzo dai primi casi di Wuhan. Da allora tutto è cambiato e nulla sarà più come prima. La pandemia purtroppo non è ancora debellata. Le varianti del virus, in particolare la Delta, hanno sicuramente condizionato la contagiosità, ma senza i vaccini la situazione sarebbe ben più grave. Il clima, già molto pesante, è stato reso ancora più cupo da un’informazione spesso ridondante, contradditoria e poco chiara. Ciò ha ingenerato inquietudini e paure alimentate da un balletto di cifre non sempre scientificamente attendibili. È necessaria pertanto una riflessione profonda che coinvolga la società nel suo insieme, nella quale tra timori e speranze si possa volgere lo sguardo al domani.
Quale futuro ci attende? Come sarà la nostra vita dopo la pandemia? Queste e molte altre domande affiorano nelle nostre menti e nel nostro cuore e invocano delle risposte. Con il Professor Giorgio Palestro, Presidente del Centro Cattolico di Bioetica inizia un percorso di approfondimento che ha lo scopo, senza voler essere esaustivo, di approfondire le tematiche più cogenti che attraversano la realtà in tutte le sue sfaccettature, con particolare attenzione all’universo sanitario.
Più grave di questa crisi ― ha scritto Papa Francesco ― c’è solo la possibilità di sprecarla, senza apprendere la lezione che ci consegna. È una lezione di umiltà, che ci insegna l’impossibilità di vivere sani in un mondo malato e di continuare come prima senza renderci conto di quanto non andava.
L’epidemia da Coronavirus o Covid 19 che ha coinvolto dapprima i territori del nord del nostro Paese per diffondersi poi, in modo incredibilmente rapido ed esteso, su tutta la nostra penisola, coinvolgendo pressoché il mondo intero, ha sconvolto l’esistenza di tutti. Infatti, la grave, oltreché incontenibile infezione virale non si è limitata solo a contagiare fisicamente, ma ha avviato un processo di destabilizzazione, in modo ancor più grave, dello spirito e della mente di coloro che stanno vivendo questa tragica esperienza.
È stata compromessa profondamente la vita di relazione di ciascuno di noi, la vita sociale globale, facendo emergere in molti, in modo più o meno grave, turbe di natura psicologica, in qualche caso fino al gesto estremo del suicidio, come è stato riportato. In sostanza sono coinvolti gli aspetti esistenziali più profondi non solo del nostro popolo, ma di gran parte dell’umanità.
La diffusione della vaccinazione ha avuto l’effetto di smorzare la gravità degli effetti del contagio, riducendo di molto la gravità della malattia. Tuttavia il disordine che ha caratterizzato tutte le azioni intraprese dalle diverse istituzioni politiche, nonché le modalità di comunicazione e diffusione delle informazioni, spesso contradditorie, nelle diverse fasi dell’infezione, non ha risparmiato neppure quella dei vaccini, gettando molte ombre che hanno inciso anche fortemente nella decisione di molti di non sottoporsi alla vaccinazione. Gli errori di comunicazione commessi, sia in ambito scientifico sia in ambito mediatico, hanno accentuato le anomalie concettuali di molti per quanto concerne il concetto di libertà invocata per sottrarsi alle raccomandazioni istituzionali di considerare la vaccinazione come una opportunità per ottenere una forte protezione soprattutto nei confronti della gravità della malattia nel caso di infezione.
I fatti stanno in realtà dimostrando che, grazie al contributo offerto dalla vaccinazione su larga scala, pur a fronte della risalita dei contagi, espressione anche questa del malinteso modo di intendere il principio di libertà da parte di molti, che ha invece favorito comportamenti di totale imprudenza, gli aspetti generali della pandemia stanno manifestando un forte cambiamento. Infatti, l’incremento dei contagi non tende a trasformarsi in condizioni patologiche gravi come nel recente passato. Si rendono dunque necessarie riflessioni sul modo di affrontare il futuro, immaginando come e quanto l’attuale pandemia potrà modificare i vari aspetti della nostra esistenza.
Intanto la pandemia da Covid 19 ha costituito, e ancora rappresenta, una sfida in ogni ambito della Medicina. Infatti, per quanto ininterrotta sia stata l’attività dei sanitari e degli ospedali, va registrato che la loro opera, dovendosi concentrare, a causa della situazione di emergenza, mirata a debellare il virus, ha avuto inevitabili ripercussioni nel trattamento di altre condizioni patologiche, in particolare nel settore oncologico. In sostanza, l’interesse e la tutela delle altre affezioni sono passate in secondo piano. In particolare i soggetti affetti da neoplasie costituiscono un ambito di maggiore rischio di contagio, come conseguenza delle condizioni dell’immunodepressione causata dalle terapie che vengono somministrate. Va inoltre sottolineato che gli stessi pazienti, per paura del contagio, hanno evitato di accedere alle strutture ospedaliere, dove, nelle condizioni di emergenza diventava maggiore il rischio di contagio.
L’azione dei nostri medici e dei nostri ospedali è stata molto apprezzata anche dagli osservatori stranieri. Come riferisce il Professor Antonio Giordano, Direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research Temple University and Molecular Medicine di Filadelfia, in un recente articolo pubblicato su «Onconews»: «Alcuni ospedali italiani sono stati menzionati su riviste internazionali per il rigore adottato durante la gestione dell’emergenza», così come è stata apprezzata anche la competenza scientifica dei ricercatori.
Stiamo vivendo, sul piano mondiale, un’esperienza molto complessa, i cui aspetti critici, purtroppo ancora numerosi, sono molto difficili da gestire. E proprio per tali motivi, se si vuole ridurre la forza e l’estensione della pandemia, si impongono comportamenti di grande responsabilità da parte di tutti, a cominciare dal Paese nel quale viviamo.
Non saranno mai di troppo le raccomandazioni al senso di responsabilità nei comportamenti igienico-sociali da parte di ognuno di noi. Soltanto così si potrà offrire un valido contributo all’utilizzo dei vaccini, anche per dare il tempo che essi richiedono affinché si possano elaborare gli adattamenti alle nuove entità genetiche del virus. Solo unendo tutte le misure si riuscirà a neutralizzare la forza, e quindi, la diffusione di questa nuova entità virale.
Possiamo quindi immaginare, per il prossimo futuro, effetti che si rifletteranno sull’intero ambito esistenziale di gran parte dell’umanità, soprattutto di quei Paesi che i processi di globalizzazione, con l’alibi di “aprirsi al mondo” (Papa Francesco, Enciclica Fratelli tutti, 2020, cap I, n. 12) hanno massificato in una forzata ed esasperata interdipendenza culturale, sociale ed economica, secondo un “modello culturale unico” (idem) che ha sconvolto i valori di riferimento tradizionali.
Sarà dunque importante verificare ― come afferma il dottor Bruno Geraci nel Documento interconfessionale piemontese 2021 ― : «Se la pandemia ci ha resi solo più guardinghi o anche più profondi. Se ci ha ulteriormente chiusi ai rapporti con gli altri, o ci ha insegnato a misurarne il valore, a selezionarli, a tenerli da conto. Se ci ha solo spaventati, o ci ha aiutati a riflettere su quel che abbiamo fatto finora e su quel che ci attende, qui e oltre».
In conclusione, l’esperienza di questa epi-pandemia impone una riflessione rivolta alle diverse Istituzioni competenti per un profonda revisione degli schemi organizzativi, per una ridefinizione di obiettivi, per correggere i difetti, le carenze che affliggono i diversi ambiti della vita civile, sociale, sanitaria, economica.
In sostanza si rende necessaria una nuova cultura che consenta di rivedere i significati e i valori etici e morali della nostra vita. Questo compito spetta sostanzialmente alla Politica, poiché essa è l’organismo generale principale, in quanto responsabile delle decisioni e degli indirizzi che fanno da guida alla società e che si riverberano su tutte le attività.
Si ringrazia il direttore Alberto Riccadonna de «La Voce e il Tempo» per la pubblicazione dell’articolo del Prof. Giorgio Palestro, Vita civile, sanitaria, politica: quali insegnamenti dalla pandemica?, uscito il 19 settembre 2021, p. 27.
© Bioetica News Torino, Gennaio 2022 - Riproduzione Vietata