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Criticità sulle mascherine. Se le voci di Federfarma e Fofi rimangono inascoltate, no a vendita di mascherine e dpi in farmacia

23 Aprile 2020

Forse non si potrà più acquistare le mascherine protettive nelle Farmacie: una «rinuncia possibile» se i farmacisti non ottengono un intervento risolutivo da parte del Governo, come lamenta e chiede la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (Fofi) in una nota del 22 aprile.

Si denuncia  la difficoltà di poter garantire la distribuzione «nella quantità  necessaria e a prezzi almeno paragonabili a quelli praticati prima dell’emergenza»,  sia per  l’impennato aumento della richiesta sul mercato sia per i  blocchi nelle dogane stabiliti da diversi paesi nonché per l’aumento dei prezzi praticati da produttori e distributori,  tra i fattori che comportano insoddisfazione sia da parte dei cittadini che si lamentano  sia degli stessi farmacisti che  «operano in situazioni critiche facendosi carico delle innovazioni introdotte nelle procedure di prescrizione e dispensazione assolvendo le necessità imposte dall’emergenza e quelle della normale assistenza farmaceutica».

Tale criticità non potrà risolversi perché le mascherine continueranno ad avere una funzione rilevante quali  strumenti di prevenzione da Covid-19  e obbligatorie nei mesi successivi con le nuove normative del Governo con cui si prevede una ripresa  graduale in diverse fasi della vita “quotidiana” nella normalità.  La richiesta fatta dalla Fofi al 24 febbraio non è ancora stata evasa e la tensione con i clienti per reperibilità e prezzo si riversa con le segnalazioni  e i relativi controlli da parte delle autorità.

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La FOFI nella nota del 22 aprile  presenta la situazione agli interlocutori del Governo e  preposti alla gestione dell’emergenza sanitaria, il Presidente del Consiglio Conte, il Ministro della Salute Speranza, il Capo del Dipartimento della Protezione Civile Borrelli e il Commissario straordinario per l’emergenza Arcuri, proponendo  che sia «la Protezione Civile ad acquisire sul mercato i dispositivi e a cederli a un prezzo prestabilito alle cooperative dei farmacisti per la distribuzione, stabilendo altresì quale ricarico debba essere applicato dalla farmacia».

Allo scontento della FOFI si aggiunge anche l’appello della Federfarma che più volte ha fatto conoscere alle autorità competenti la sua proposta di vendita per le farmacie a prezzi imposti e senza farraginosi adempimenti burocratici nell’emergenza da Covid -19,  come ha ribadito  in una nota del 22 aprile dal proprio portale.  Non accetta le speculazioni e si dice pronta a costituirsi parte civile contro soggetti anche interni della categoria che si dovessero rivelarsi colpevoli. Anch’essa propone l’astensione dalla vendita di mascherine e dpi se le richieste alle  autorità competenti rimangono inascoltate. Si è data una sola risposta, quella dello spacchettamento e la vendita singola delle mascherine mentre rimangono disattese le altre necessità.  I suggerimenti riguardano:

–  la distribuzione delle mascherine, provenienti dal canale della  Protezione Civile, gratuitamente dalla farmacie.

– l’imposizione di un margine inferiore a quello del farmaco etico su altre tipologie di mascherine, sia acquistate dalla Protezione civile o in proprio o in alternativa venga assegnato  un prezzo imposto. Altrimenti la scelta di non avere scorte  da parte dei grossisti e degli importatori grossisti e importatori comporta un’ulteriore carenza di dispositivi.

–  la possibilità di vendita di mascherine senza marchio CE secondo la normativa (dl n. 18, 2020) per poter metterli sul mercato più velocemente con le necessarie certificazioni

– la riduzione dell’IVA al 4% invece dell’attuale 22% per avere la sostenibiità e l’equità dei prezzi.

Redazione Bioetica News Torino