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Covid-19. Perché vaccinare i bambini 5-11 anni?

29 Novembre 2021

L’Agenzia dei Medicinali Europea, Ema, ha approvato alcuni giorni fa l’uso del vaccino Cominarty anti Covid-19 anche per i bambini di età dai 5 agli 11 anni che riceverebbero una dose più bassa, di 10 µg rispetto a 30 µg somministrata dai 12 anni in poi. Lo studio della casa farmaceutica è stato condotto in doppio cieco su 2000 bambini di questa fascia di età mostrando una efficacia del 90,7% nella prevenzione della malattia sintomatica e la comparsa di effetti indesiderati lievi o moderati simili a quelli della fascia successiva, tra cui stanchezza, gonfiore o dolore nel luogo dell’iniezione, dolore ai muscoli e brividi, mal di testa. Il Comitato dei medicinali per uso umano ha ritenuto che «i benefici del vaccino sono superiori ai rischi nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni, in particolare se presentano condizioni che aumentano il rischio di malattia grave».

In Italia il presidente del Governo Draghi, durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo decreto sul vaccino anti-Covid-19 e Green Pass aveva espresso l’intenzione di estendere la somministrazione del vaccino ai bambini dai 5 anni agli 11 anni qualora venisse data autorizzazione.

Al momento il Cominarty è l’unico vaccino ad essere autorizzato per questa fascia di età. La vaccinazione anti-Covid-19 è in corso in Austria, Israele, Stati Uniti e Cile.

Anche l’Agenzia del farmaco italiano, sulla scia dell’Ema, approverà il vaccino, probabilmente già pare in settimana e con un inizio della campagna attorno al 23 dicembre, come annunciato dal presidente della commissione tecnico-scientifica anti Covid Locatelli.

Il Bollettino di sorveglianza integrata Covid-19 dell’Istituto superiore di Sanità, Epidemia Covid-19: aggiornamento 24 novembre 2021, nell’ultima settimana del 22 novembre, descrive un aumento dell’incidenza in tutte le fasce di età, in particolare «nella popolazione di età inferiore ai 12 anni, attualmente non eleggibile per la vaccinazione e che mostra un’incidenza più elevata rispetto alle altre fasce di età». Riporta un aumento dalla seconda settimana di ottobre per i bambini dai 6 agli 11 anni rispetto al resto della popolazione in età scolare, con un’impennata nelle ultime due settimane.
Dall’inizio della pandemia al 24 novembre 2021 questo Rapporto informa di 826.774 casi confermati di età dai 0 ai 19 anni, dei quali tra -5 i casi confermati sono stati 83mila e le ospedalizzazioni 744 mentre i ricoveri ospedalieri 19; dai 6 agli 11 anni si sono avuti 250mila casi di cui un migliaio di ospedalizzazioni e 36 ricoveri ospedalieri.

Perché vaccinarli? Un’osservazione dell’Ospedale Gaslini di Genova

L’Ospedale pediatrico Gaslini di Genova accoglie in modo favorevole la notizia dell’Ema. Dal monitoraggio settimanale delle infezioni da Sars-CoV-2 effettuato dai suoi specialisti in collaborazione con il sistema sanitario della Liguria sulla popolazione pediatrica sotto i 19 anni, nelle ultime due settimane, che vanno dal 15 al 21 novembre, si è riscontrata una tendenza in crescita della contagiosità nella fascia di età tra i 5 e gli 11 anni. Tra le motivazioni date la socializzazione, ad esempio la frequenza scolastica, e la mancanza di protezione preventiva, la non disponibilità di vaccino.


Seppure sia vero che le complicanze da infezione nei bambini sono meno gravi rispetto agli adulti tuttavia come afferma Elio Castagnola, direttore dell’UOC Malattie Infettive del Gaslini, «possono comunque esserci e che i grandi numeri di un’infezione diffusa nella popolazione possono far emergere». I ricoveri per Covid-19 sono stati 188 da quando è cominciata la pandemia, nel marzo 2020; dati che, spiega, Castagnola, sono in linea con la letteratura scientifica secondo la quale in età pediatrica la malattia in fase acuta è generalmente benigna a meno che non si abbiano altre co-patologie.

Anche in età pediatrica comincia ad essere osservato e studiato il long Covid, aggiunge Castagnola. Si è ancora agli inizi. La sindrome post-Covid, così come viene chiamata in Italia, consiste in strascichi della Covid-19 dopo esserne guariti, i cui sintomi per tipologia e durata variano da individuo a individuo.

Ricorre tra le complicanze di frequente la sindrome infiammatoria multisistemica (Mis-C) nei bambini affetti da Covid-19: 1 ogni 500 casi di infezione. I medici del Gaslini spiegano che hanno registrato dall’inizio della pandemia 29 casi di bambini, la cui età media è di 4 anni e l’incidenza di questa malattia nella popolazione pediatrica generale è di circa 5-10 volte superiore a quella di altre malattie gravi come tubercolosi, meningite, meningococcica mentre nei soggetti positivi Covid-19 è di circa 200 casi su 100.000 pazienti.

Insorge di solito dopo 4 settimane dall’infezione, ha un’evoluzione benigna ma si manifesta in modo severo coinvolgendo diversi organi, cuore e intestino, richiedendo un ricovero ospedaliero di almeno due o tre settimane. Alle volte sono necessarie terapie immunosoppressive. «È verosimile che i casi di MIS-C siano correlati alla frequenza di COVID-19 in età pediatrica e pertanto la vaccinazione, riducendo il numero degli infetti potrebbe essere importante anche per prevenire la comparsa di questa complicanza», conclude Raffaele Spiazzi direttore sanitario del Gaslini.

gaslini grafico covid bambini 2021
Figura 1. Incidenza positivi Sars CoV2 su 100.00 ab. da settembre 2020: confronto tra popolazione generale e 5-11 anni Fonte da Ospedale pediatrico Gaslini di Genova novembre 2021

Esperti dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma rispondono ad alcuni dubbi dei genitori

Si tratta di una protezione dei bambini e della sua famiglia dalla malattia da Covid-19 che ha causato malattie gravi e decessi. Gli effetti collaterali hanno una breve durata di uno o due giorni, segni che il corpo sta costruendo una protezione. I più comuni sono dolore, arrossamento e gonfiore al braccio in cui si è somministrato il vaccino, stanchezza, mal di testa, dolori muscolari, brividi, febbre e nausea. e c’è un attento monitoraggio sulla sicurezza e sull’efficacia del vaccino.

I bambini possono essere infettati dal virus, ammalarsi ed esserne diffusori. Il virus può causare in casi rari la sindrome infiammatoria Mis-C che può manifestarsi in modo aggressivo.

L’efficacia del vaccino è data attualmente da un ampio studio osservazionale condotto in Israele: i vaccinati avevano ridotta del 90% la possibilità di rischio di infezione asintomatica rispetto a quelli non vaccinati. Sembra che risulti efficace nella prevenzione della trasmissione dell’infezione come avviene con il vaccino contro il morbillo. Ad ogni modo l’effetto protettivo non potrà mai essere del 100% e pertanto è necessario l’uso delle misure preventive come mascherina, distanziamento, igiene delle mani, evitare luoghi affollati.

Al momento il vaccino Cominarty si presenta efficace verso alcune varianti e ogni generalizzazione non è possibile. Gli esperti ritengono che «da un punto di vista pratico, la scoperta di queste varianti non cambia le raccomandazioni di base per la vaccinazione. In particolare, non è consigliabile che le persone attendano un vaccino nuovo o modificato nella speranza che sia più efficace contro le varianti emergenti di SARS-CoV-2», affermano i medici specialisti del Bambino Gesù.

Se un bambino ha già contratto ed è guarito da Covid-19 è possibile fare un’unica dose vaccinale entro i 6 mesi dalla conferma mentre se è già passato un anno e più si devono effettuare due dosi vaccinali. La valutazione dei titoli anticorpali non è utile per effettuare la vaccinazione. Nel caso avesse assunto anticorpi monoclonali o plasma convalescente per la terapia del Covid-19 dovrà attendere 90 giorni prima di effettuare il vaccino. Si consiglia comunque di rivolgersi al proprio medico.

A chi è stato diagnosticato il Covid-19 con tampone positivo se presenta condizioni di immunodeficienza primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici è indicato fare due dosi di vaccino secondo la schedula vaccinale prevista per i diversi tipi di vaccini disponibili.

Per chi è infetto da Sars-CoV-2 confermato dal tampone dopo 15 giorni dalla prima dose poiché l’infezione rappresenta uno stimolo per il sistema immunitario che si somma alla prima dose non è indicato procedere con la seconda dose ma è possibile seguire in futuro il richiamo della vaccinazione se i dati sulla durata della protezione immunitaria indicano tale necessità.

redazione Bioetica News Torino
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