Il prolificissimo filosofo sudcoreano ci regala un’acuta riflessione partendo, come sempre, da un’acuta analisi della società contemporanea la quale, immersa in una corsa smodata e scevra da qualsiasi meta o da eventuali orizzonti escatologici, si trova ad essere come un proiettile sparato in un vuoto infinito.
Contro la società dell’angoscia. Speranza e rivoluzione (Einaudi Stile Libero Extra, Torino 2025. ISBN 9788806264611) si presenta come un’opera nella quale il richiamo all’utopia, alla rivoluzione possibile solo con affilati strumenti di pensiero, vogliono essere un tentativo di dare fiducia alle capacità umane di affrontare una situazione esistenziale in apparente stallo.
Sentimento principe di quella che, in altri scritti precedenti, ha definito società della trasparenza (dove tutto è senza consistenza, senza sub – stantia) e della stanchezza (ove la forza del motto di spirito lascia spazio ad un ebete inettitudine che porta a lasciarsi sopravvivere piuttosto che a vivere e ad esistere) è il sentimento dell’angoscia.
Per il nostro l’angoscia si aggira come uno spettro nel nostro tessuto sociale. Questa forma di preclusione psichica, filosofica ci preclude la possibilità di intraprendere qualsiasi nuovo percorso capace di farci uscire dalla situazione di stallo nella quale siamo arrivati a trovarci.
Scrive Han: “Gli atti motivati e guidati dall’angoscia non corrispondono ad azioni capaci di aprire un futuro. Le azioni hanno bisogno di un orizzonte di senso (p.10). E quale sarebbe l’arma per combattere questo spettro? La risposta è quasi scontata per il filosofo: la speranza. Perchè essa, a differenza dell’angoscia che si chiude su se stessa ed esclude i possibili dallo scenario dell’esistenza, è capace di narrare, di pensare, di non muoversi nei soli aridi ambiti di una logica che è capace solo di costruire soluzioni solo sul materiale già dato. Essa si getta oltre gli stessi limiti della finitudine esistenza, oltre la siepe di leopardiana memoria alla ricerca di una novità, di una nuova luce capace di stanare l’uomo rinchiuso nella caverna dell’angoscia.
Confrontandosi con filosofi quali, Hegel, Block, Benjamin, Heidegger, per citarne solo alcuni, quello di Han appare come un bel grido laico sul tema della speranza, tra l’altro, tema del Giubileo che stiamo vivendo..

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