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Come è e sarà lo scenario dei tumori in Italia? Uscito il nuovo libro dell'Associazione dei Registri Tumori Italiani (Airtum)

09 Ottobre 2020

Conforta sapere che si può avere un’attesa di vita simile alle persone non ammalate di tumore; ciò lascia una speranza dai risvolti pratici aperta ad esempio ad un possibile completo reinserimento lavorativo e sociale. Oggi si ha il 50% di possibilità di guarigione, almeno un paziente su quattro – quasi un milione di persone – è tornato ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale e può considerarsi guarito. Lo si apprende dal recente volume dell’Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum), pubblicato in collaborazione con l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), dal titolo I numeri del cancro in Italia 2020. Con la sua rete di 50 registri di tumore di popolazioni dislocati in diverse aree dell’Italia e con una banca dati nazionale l’associazione con la sua pubblicazione annuale fa conoscere la situazione italiana in generale e in modo approfondito per tipologia di patologia, con riferimenti a diagnosi e terapie, informazioni utili per la ricerca, la prevenzione e l’organizzazione sanitaria. Quest’anno, trovandoci in emergenza pandemica da Covid-19, un capitolo è stato dedicato all’impatto che tale diffusione avrà nei prossimi mesi sulle persone a cui il tumore è già stato diagnosticato e a quelle a cui ne avranno conferma.

Di quanto crescerà il numero di patologie neoplastiche nel 2020?

Nell’anno in corso, si è stimato, considerando l’incidenza dei tumori diagnosticati fino al 2016, che vi saranno circa 377mila nuovi casi maligni, tra i quali i melanomi sono esclusi. Mentre il tumore alla prostata viene confermata per gli uomini seguito da quello del polmone, del colon-retto e della vesciva e del rene, tra le donne il tumore della mammella è il più frequente. Le altre neoplasie femminili sono i tumori del colon-retto, del polmone, della tiroide e dell’endometrio. Guardando all’età, sotto i 50 anni il tumore al testicolo è quello più diffuso e dai 50 agli ultrasettantenni quello della prostata per gli uomini. In tutte le classi di età il tumore alla mammella seguito dalla tiroide e dai melanomi e poi da quelle colon-rettali, polmonari ed endometrio per le donne. Esistono differenze tra le differenti aree del Nord, Centro e Sud. Il melanoma ad esempio mostra un’incidenza maggiore al Nord e al Centro Italia (due volte più frequente) rispetto al Sud.

Quante vite si perdono a causa dei tumori?

Nel 2017 sono morte circa 180 mila persone e il tumore del polmone risulta tra le cause più frequenti, seguite da quelle del colon-retto e ano, del cancro al seno, del pancreas, del fegato. Nel 2020 si stima uno stesso numero di poco aumentato per l’invecchiamento della popolazione. Delle diverse tipologie neoplastiche quelle polmonari si prevede un aumento nelle donne, a differenza degli uomini; si potrebbe prevedere una campagna anti-tabacco più mirata. Per la riduzione dei tassi di mortalità si attribuisce il merito ai progressi terapeutici e alle tecniche diagnostiche perfezionate anche se ciò non si riscontra per il carcinoma del pancreas dove viene fatto notare, mancano significativi progressi sia nella diagnosi sia nel trattamento.

Quanto si sopravvive?

Generalmente fino ai 5 anni e il superamento della soglia non sempre assume un significato di guarigione. Laddove la diagnosi è tempestiva e la terapia è efficace si registra una più alta sopravvivenza come per esempio per la patologia del testicolo, del linfoma di Hodking; poi laddove vi sono strategie diagnostiche come i programmi di screening mammari, alla prostata, del melanoma e della tiroide. Con gli screening di popolazione si arriva ad avere un miglioramento prognostico dei tumori alla mammella e del colon-retto e una diminuzione di incidenza per la diagnosi e il trattamento delle lesioni pre-maligne e del carcinoma della cervice uterina. I tumori uroteliali come pelvi renale, uretere, vescica e uretra, hanno livelli di sopravvivenza medio-alti che migliorano nel tempo. Sono ad alta letalità e non superano la soglia dei 5 anni patologie come il sistema nervoso centrale, il fegato, il polmone, l’esofago, il mesotelioma e il pancreas. Vi sono però anche patologie a cui si può sopravvivere per alcuni anni dopo aver raggiunto una certa soglia prefissata, quella ad esempio dei 5 anni. Si parla di soglia cronologica che viene a coincidere con la guarigione quando il rischio di morte si avvicina a quello anteriore alla diagnosi di tumore. Lo screening ha certamente aumentato la sopravvivenza in quanto per la maggior parte delle neoplasie diagnosticate è in fase iniziale e a prognosi favorevole e riduce così il rischio di morte.

La sopravvivenza condizionata, dopo la sopravvivenza a cinque anno dal primo anno dalla diagnosi, a neoplasie con prognosi nefasta può essere diversa. La sopravvivenza a un anno per i tumori del pancreas è del 30%, del 40% per il fegato e il mesotelioma, del 50% per i tumori del sistema nervoso centrale, del fegato e per il mesotelioma. I pazienti se superano per sopravvivenza da uno fino ai 5 anni dopo la diagnosi, posso avere una speranza di vita per i successivi cinque anni diversa da quando avevano cominciato. Aumenta la sopravvivenza anche i tumore legati a testa e collo, ai linfomi non-Hodking, mielomi e leucemie. Per i tumori dello stomaco, del rene, della vescica o di quelli con screening dopo il 5° anno di follow-up una probabilità di sopravvivenza per altri 5 anni molto vicini a quelli della popolazione generale di pari età e sesso. Per una sovradiagnosi al melanoma, alla prostata e alla tiroide il rischio epidemiologico di morte è pari a quello della diagnosi del tumore. Possono perdere la vita, secondo una stima, un terzo delle donne con cancro alla mammella e un quarto dei pazienti con tumori della vescica o del rene, linfonomi non- Hodgkin, mielomi, leucemie.

Conosciamo meglio i fattori di rischio

La ricerca epidemiologica ha mostrato tra le cause note del DNA legate a stili di vita, all’esposizione ambientale o a agenti infettivi, a mutazioni genetiche non ereditarie o, meno di frequente, casuali.
Il fumo di tabacco rappresenta il principale fattore di rischio, associato all’insorgenza di un tumore su tre e a 17 sedi tumorali oltre a quello del polmone. Si consiglia di mangiare in modo sano, mantenere il giusto peso corporeo e svolgere con regolarità attività fisica, moderare il consumo di bevande alcoliche per poter avere una riduzione del 30% del rischio di malattia ad esempio per il tumore alla mammella in post- menopausa, della prostata, del colon-retto, dell’ovaio, dell’endometrio, del rene e del pancreas. Sono infezioni croniche i Papilloma virus della cervice uterina e altri ano-genitali, il virus di EpsteinBarr (alcuni linfomi del cavo orale), l’Herpes 8 (Sarkoma di Kaposi), l’helicobacter pylori dello stomaco, dell’epatite B e C.
Ne sono responsabili l’inquinamento ambientale, atmosferico, i raggi ultravioletti per circa il 5% dei tumori. Gli estrogeni in menopausa hanno una limitata evidenza di rischio di tumore alla mammella dalla classificazione degli agenti cancerogeni nelle monografie Iarc.

Redazione Bioetica News Torino