Cibo per tutti e salutare. Giornata internazionale dell’Alimentazione
18 Ottobre 2021“Ognuno faccia la sua parte”, sia come individuo sia come società, è un po’ il leitmotif di questa giornata mondiale che sprona alla riflessione e alla condivisione dei saperi, all’insegna di un impegno educativo e politico nel migliorare la salute di tutte le popolazioni che abitano il pianeta, bene comune dalla cui cura dipende la vita dell’umanità.
Il tema proposto per quest’anno si prefigge di poter porre le basi per il futuro con impegni concreti e immediati senza tergiversare. Si intitola, Le nostre azioni sono il nostro futuro. Una produzione migliore, una nutrizione migliore, un ambiente migliore e una vita migliore.
L’alimentazione serve per nutrire e per farlo occorre cibo sano, il cui fabbisogno deve essere bilanciato. Sono tre fattori importanti per lo sviluppo dei popoli ma la forbice della discriminazione tra paesi ricchi e poveri, tra condizioni climatiche differenti, tra comunità rurali e industrializzate, tra ambiente più salubre e più inquinato, tra cibi salutari e dannosi alla salute, tra spreco e povertà, tra obesità e malnutrizione, continua ad essere sempre ampia.
Infatti: «Più di 800 milioni di persone nel mondo hanno bisogno di mangiare, siamo nel 2020. Nonostante il mondo produca cibo sufficiente per nutrirci tutti», ha affermato nella sede italiana della Fao alla cerimonia di inaugurazione della giornata mondiale, venerdì 15 ottobre, Qu Dongyu, direttore generale della Fao (Organismo per l’alimentazione e l’agricoltura), agenzia delle Nazioni Unite che da anni è impegnata nei Paesi dove il cibo non è accessibile a tutti, non viene assunto con regolarità adeguata per la crescita dei bambini causando malattie e mortalità, nelle aree più povere e favorisce progetti agricoli e di sviluppo economico per il sostenimento delle comunità.
Ha rimarcato la necessità di unire gli sforzi comuni nel cambiare modo di pensare ai sistemi agroalimentari a cui si è abituati. Si è stati provati duramente dalla pandemia, dai disastri provocati dai cambiamenti climatici e dalle emergenze umanitarie. Occorre una mentalità diversa. «Il 14% del cibo che produciamo va perduto, il 17% viene sprecato, il che significa che costa un miliardo di dollari, senza contare le risorse impiegate nella produzione. Rimane impensabile e inaccettabile. Dobbiamo rendere i nostri sistemi agro-alimentari più efficienti, più resilienti, più trasparenti e più sostenibili».
Nei campi, nel mare, nella tavola e nella riduzione della perdita e dello spreco alimentare sono i quattro settori in cui occorre agire proposti da Papa Francesco nel suo saluto di benvenuto al direttore Qu Dongyu trasmesso con un messaggio. Poiché il nostro agire mediante stili di vita pratiche di consumo influenza sulla dinamica globale e ambientale, per il Santo Padre, se si vuole veramente “il cambiamento di rotta”, si deve sollecitare «produttori e consumatori a prendere decisioni etiche e sostenibili e sensibilizzare le generazioni più giovani sull’importante compito che svolgono per rendere realtà un mondo senza fame». Un primo passo è quello di essere «custodi e promotori dell’ambiente» e perché non sia abbia a ripetere un sistema alimentare che vacillante, si dovrebbe tendere la mano ai piccoli produttori aiutandoli a dare competenze necessarie per partecipare allo sviluppo insieme alle altre aziende.
Ma quel che più conta sul fronte economico, è di andare oltre «quella fredda logica del mercato incentrata avidamente sul mero beneficio economico e sulla riduzione del cibo a una merce come tante, e rafforzare la logica della solidarietà» ha concluso papa Francesco.
Sconfiggere la fame è un punto di attenzione a cui tengono il G20, la recente Dichiarazione di Matera sulla sicurezza alimentare e anche la Cop 26 sul clima, fa notare Sergio Mattarella, presidente della Repubblica nel suo messaggio per la Giornata: la 26ma Conferenza delle Nazioni unite sul clima, che si svolgerà a Glasgow tra una quindicina di giorni, con partenariato dell’Italia, costituirà una tappa importante di un percorso di attenzione al rapporto tra nutrizione e cura dell’ambiente, tema essenziale se vogliamo consegnare alle giovani generazioni un futuro ricco di opportunità»
A quanti la pandemia ha lasciati senza cibo necessario è rivolta l’attenzione del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, sono «quasi il 40 percento dell’umanità, tre milioni di persone che non possono permettersi di mangiare in modo sano».
Condivide il passo necessario di trasformazione dei sistemi agroalimentari secondo la traettoria dell’innovazione, della resilienza e della sostenibilità ambientale il professor Klaus Schwab, Presidente esecutivo del Forum economico mondiale, che nella Lectio Magistralis, ha affermato che «il principio deve essere di dare priorità alla solidarietà sociale e alla crescita economica rurale piuttosto che al semplice miglioramento dell’efficienza della filiera». Indica la via delle tecnologie geospaziali che potrebbero tracciare e incentivare decine di milioni di contadini all’adozione di “pratiche positive verso la natura, a zero emissioni” e ad aiutare realizzare un nuovo assetto nel terreno e un’agricoltura rigenerativa. Approccio antropocentrico all’innovazione per costruire ecosistemi robusti è importante per Schwab che conclude affermando la necessità di una mobilitazione nuova nella guida globale per il nostro pianeta è ciò di cui il mondo ha bisogno.