Dopo aver consegnato alle stampe l’interessante volume “La singolarità del vivente” (Jaca Book, 2021), avente come oggetto d’indagine l’unicuum caratterizzante l’essere umano che, a differenza delle macchine esiste piuttosto che solo funzionare, la prolifica penna di Miguel Benasayag ci dona una nuove, ennesima perla, da incastonare nel suo ricco diadema avente come scopo quello di offrire ai suoi lettori una lucida e attenta analisi del reale. Stiamo parlando del testo “Chat Gpt non pensa (e il cervello neppure) (Jaca Book, 2024).
In dialogo con il filosofo argentino Ariel Pennisi, lo psicoterapeuta e filosofo franco argentino, partendo dalla risonanza che il fenomeno di massa Chat GPT ha avuto, ossia il chatbot capace di interagire con gli esseri umani il quale, grazie al suo sofisticato algoritmo tenta di emulare l’intelligenza umana, il pensiero.
Da marzo 2023, data in cui il noto programma di IA è stato rilasciato, il mondo sembra cambiato, come anche lo statuto ontologico ed epistemologico con i quali si concepiscono la mente, l’intelligenza e il pensiero. Ma è proprio cos’? Di fronte a questa ondata di entusiasmo – come anche ai timori da più parti espressi circa l’accountability di questo nuovo prodotto ( si veda l’interessante disamina che Benasayag propone circa la famosa lettera di E. Musk e S. Wozinieck circa le possibili implicazioni future dell’uso dell’IA), lo psicoterapueta argenitno assume una posizione né tencofoba né tecnofila, adottando, piuttosto, una posizione intermedia, realista e oggettiva, che parte da una precisa constatazione: il cervello, da solo, non pensa. E’ il corpo intero che lo fa.
Quindi, per simulare il pensiero, almeno quello umano, non basterebbe tentare di simulare la sola intelligenza, intesa meramente come semplice capacità di mettere insieme contenuti diversi, in maniera sempre innovativa ma comunque limitata con quanto materiale si ha a disposizione. La nostra mente vive attraverso il corpo, la quale, nei confronti del reale esperito, non si rapporta con il mondo esterno secondo la correlazione ideale “Mappa uguale territorio”, dove ciò che viene rappresentato è fedelmente riprodotto.La mente/corpo esperisce il reale quasi mai secondo uno schema di perfecta adeguatio. La sua esperienza del reale è caratterizzata dall’attrito, da una non perfetta congruenza stabilita a priori funzionalmente.
Ed è in questa meravigliosa discrepanza, irriducibile e irriproducibile da qualsiasi forma di calcolo o algoritmo – che vedono queste forme di attrito o di discrepanza come se fossero degli errori quindi da eliminare a priori pena il non funzionamento dell’algoritmo stesso – che risiederebbe l’unicità, la singolarità del vivente, ciò che ci rende umani e che mai potrà essere riprodotto artificialmente
© Bioetica News Torino, Agosto 2024 - Riproduzione Vietata