– In Italia c’è pericolo?
No. Questi casi riscontrati in Italia o in altri Paesi europei sono semplicemente relativi a delle persone che erano andate in zone attualmente colpite – soprattutto dell’America Latina – sono tornate, hanno manifestato una febbre e gli è stata diagnosticata l’infezione da Zika. Adesso oltretutto in Italia siamo in inverno, quindi l’attività delle zanzare è veramente ridotta quasi a zero. Questa non è un’infezione che si trasmette da persona a persona, ma viene trasmessa da zanzare del genere “Aedes”, soprattutto “Aedes aegypti”, diffuso nella fascia tropicale. Se, come avviene per Dengue e Chikungunya, quest’infezione può essere trasmessa anche da “Aedes albopictus” – la nostra zanzara tigre – allora nel periodo estivo bisognerebbe prendere più precauzioni.
– “Se” vuol dire che non è certo?
Certo, non è stato verificato, perché fino ad ora l’infezione si è trasmessa in aree soprattutto infestate da zanzare del genere “Aedes aegypti”.
– È già stato realizzato un test…
Naturalmente. Noi già l’anno scorso avevamo diagnosticato, proprio nel marzo del 2015, un’infezione da virus Zika in un paziente che era rientrato a Firenze dopo un viaggio in Brasile. Quindi c’è già un test a disposizione, e la diagnosi precoce può essere fatta.
– Ma per non creare allarmismo, come ci si deve comportare?
Intanto, questo virus non c’è in Italia, non è presente in Europa, ma solo in alcune zone tropicali e sub-tropicali: in questo momento soprattutto in America Latina, e in misura minore in Oceania e Polinesia. È un virus di origine africana, però è diffuso in queste zone. Qualora una persona rientrasse dopo un viaggio in queste zone affette e presentasse febbre, allora in quel caso andrebbe fatta una diagnosi con tutte le altre infezioni che sono trasmesse per esempio da zanzare nelle zone affette. Potrebbe essere anche una banale influenza che gira in Italia, ma lo Zika – ripeto – non è pericoloso per la maggior parte delle persone, perché dà una sindrome febbrile abbastanza leggera. Le uniche precauzioni vanno prese per le donne gravide, che devono evitare di essere punte. Naturalmente, se si può evitare in gravidanza un viaggio, per esempio per turismo, verso le zone attualmente affette, è meglio.
– Per quanto riguarda le donne in gravidanza, c’è un periodo di maggiore pericolo in relazione alla microcefalia?
Ritengo che lo sviluppo embrionale, quindi i primi mesi, sono certamente i più a rischio. Però, non essendo stata ancora accertata definitivamente l’associazione tra l’infezione virale e la comparsa della microcefalia, naturalmente è ancora più difficile stabilire se c’è un’epoca più a rischio. Diciamo che applicando il principio di precauzione, si deve ritenere a rischio l’intera gravidanza.
– Questo adesso, quando arriverà il periodo delle zanzare, quindi primavera-estate, ci sarà questo rischio?
Naturalmente il rischio c’è, però è abbastanza basso. Si abbassa ancora di più se si prendono tutte le precauzioni che il ministero della Salute raccomanda ogni anno, che riguardano soprattutto il controllo delle zanzare. Bisogna tenere basso il numero di zanzare, soprattutto quelle del genere “Aedes”. Quindi l’opera di disinfestazione è molto importante, ed è poi importante anche ridurre il rischio di essere punti nelle zone in cui le zanzare tigri sono molto presenti. Però è un rischio – diciamo – basso quello di importazione e diffusione di una simile infezione.
Massimiliano Menichetti
Fonte: «Radio Vaticana»
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Approfondimenti:
– Ministero della Salute, Febbre di Zika, informazioni per i viaggiatori diretti in zone con trasmissione locale del virus <http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=2384>
– su Zika Virus, http://www.epicentro.iss.it/temi/infettive/aggiornamenti.asp;
http://www.who.int/mediacentre/factsheets/zika/en/;
http://ecdc.europa.eu/en/healthtopics/vectors/infographics/Pages/infographic-mosquito-borne-diseases-in-Europe.aspx